Corno alle Scale, troppo vento e poca neve. Ma il mega-progetto va avanti
Benché la neve non scenda quasi più, e le piste siano più fangose che innevate, si continuano a finanziare nuovi impianti da risalita
Al Corno alle Scale, nell’Appennino tosco-emiliano, è partita la gara per la realizzazione della nuova seggiovia Polla-Scaffaiolo. La scadenza per presentare le domande è il 12 gennaio prossimo. E in base al cronoprogramma della Regione il cantiere dovrebbe partire alla fine della stagione “bianca”, tra marzo e aprile. L’appalto, da 6,7 milioni di euro, verrà assegnato dall’Unione dei Comuni dell’Appennino bolognese per conto dell’amministrazione di Lizzano.
La battaglia del comitato “Un altro Appennino è possibile”
L’impianto porterebbe all’abbattimento di migliaia di alberi, arrivando a due passi dal lago Scaffaiolo, dove oggi si arriva solo a piedi tramite sentiero. Aumentando la pressione antropica su un ambiente già fragile. Il comitato “Un altro Appennino è possibile”, nato nell’autunno del 2020 per iniziativa di un gruppo di cittadini e associazioni (tra cui CAI, Mountain Wilderness, Legambiente, Italia Nostra, WWF), da anni sta portando avanti una strenua battaglia tra aule giudiziarie e trekking di protesta.
«Tutto iniziò – racconta Paolo Carati, attivista del comitato – nel novembre 2017, quando le Regioni Toscana ed Emilia-Romagna firmarono un protocollo d’intesa con la presidenza del Consiglio dei ministri (governo Renzi) per destinare 20 milioni di euro alla promozione congiunta degli impianti sciistici della montagna tosco- emiliano romagnola. Il progetto nel suo complesso non si limita alla nuova seggiovia Polla-Scaffaiolo nel versante emiliano, approvata nel 2020 senza valutazione di impatto ambientale, ma prevede un collegamento con il versante toscano del Corno alle Scale. Qui è prevista una nuova funivia Doganaccia-Scaffaiolo, per la quale la Provincia di Pistoia ha depositato lo studio di fattibilità a marzo 2023. Verrà costruito un edificio di tre piani, due piloni intermedi di sostegno, una stazione di monte a 1.780 metri, appena sotto la linea del crinale, e probabilmente tapis roulant per collegare i due versanti. Insomma, un mega comprensorio che deturperebbe un’area di grandissimo valore ambientale. La funivia nel versante toscano avrebbe un costo complessivo di 15,7 milioni di euro, di cui 5 milioni dal famoso “protocollo d’intesa”, 2,7 dalla Regione Toscana e gli altri dal Fondo unico per il turismo».
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Corno alle Scale, uno dei luoghi più ventosi d’Italia
Il Corno alle Scale è anche uno dei luoghi più ventosi d’Italia. È normale che, durante le perturbazioni, il vento spiri a velocità comprese tra i 130 e i 150 km/h. Sulla base dei dati dell’Osservatorio meteorologico internazionale del monte Cimone risulta che il vento è aumentato di intensità e frequenza negli ultimi 30 anni e in tutti i mesi dell’anno rispetto al trentennio precedente. Il vento, oltre ad essere un grave pericolo per gli impianti a fune, provocherebbe uno scioglimento accelerato del manto nevoso, rispetto a condizioni con temperature uguali ma minore ventosità.
A maggio 2021 il Tar dell’Emilia Romagna ha respinto la richiesta di sospensiva cautelare del progetto “Polla–Scaffaiolo”. Ma a fine luglio 2021 il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso del comitato, sollecitando a fissare un’udienza di merito, arrivata nella primavera del 2023, con una nuova bocciatura da parte del Tar. Il comitato però non si è arreso e ha raccolto i soldi, tramite crowdfunding, appellandosi allo stesso Consiglio di Stato.
Il turismo invernale, una voragine per i soldi pubblici
Il settore del turismo invernale, a fine vita per la crisi climatica, continua a rappresentare una voragine per le casse pubbliche. Per le perdite dello scorso anno il 19 dicembre 2023 la Regione Emilia-Romagna ha assegnato contributi di 2 milioni e 413 mila euro a sei imprese che gestiscono impianti di risalita. Più altri 1,6 milioni ad alberghi, ristoranti e bar, per un totale di 4 milioni di euro (oltre ai contributi erogati ogni anno).
«Con le temperature altissime delle festività natalizie molti impianti sono stati chiusi perché anche la neve artificiale si è sciolta – racconta Carati -. Non si può investire altro denaro pubblico in un turismo che non ha prospettive, che consuma risorse, che deturpa la montagna. E che toglie finanziamenti ad alternative più sostenibili, capaci di dare un lavoro sicuro e stabile a più persone».
Il comitato da tempo chiede di dirottare gli investimenti previsti per la costruzione della seggiovia allo sviluppo di nuove attrazioni compatibili con la tutela dell’ambiente. Che siano fruibili tutto l’anno, come adeguare e migliorare le strutture ricettive esistenti (alberghi, rifugi ecc.), programmare e attuare una regolare manutenzione della rete sentieristica, adeguando la segnaletica. Progettare, costruire e usare un percorso che valorizzi gli alberi monumentali e tanto altro. Per un turismo sostenibile in ogni stagione.