La corruzione «peggiore del peccato». Parola di Papa Francesco

Corruzione, illegalità, mafie, economia e finanza. Ogni martedì il commento di Rosy Battaglia

Dirigenti che non possono essere assunti se sono stati oggetto di condanne o indagati per terrorismo, riciclaggio, evasione fiscale. Anche se poi prescritti. Niente beni nei “paradisi fiscali”. Dipendenti che non possono accettare regali che superino il valore di 40 euro, per evitare ogni tentativo, anche minimo, di corruzione. No, non siamo in Italia. Ma in Vaticano.

Quelle che ho elencato sono solo alcune delle nuove norme varate da Papa Francesco, “motu proprio”, lo scorso 29 aprile. Una vera e propria legge anti-corruzione che cambia anche l’ordinamento giudiziario dello Stato Pontificio e che fa impallidire la nostra legge 190 del 2012. Sicuramente un atto legislativo necessario per fermare la serie di scandali finanziari che ciclicamente hanno investito la Santa Sede.

Ma che, come ricordava già qualche anno fa l’allora presidente di ANAC, Raffaele Cantone, ha visto in questi anni proprio il pontefice in prima linea nella battaglia contro la corruzione. Da lui stesso definita “peggiore del peccato”. 

Proprio qualche giorno fa, come riportato dalla stampa, la ministra degli Affari regionali, Mariastella Gelmini, ha nominato a capo della propria segreteria tecnica Massimo Parisi, condannato in primo grado e in attesa di giudizio in due procedimenti nei prossimi mesi, di cui uno davanti alla Corte dei Conti di Firenze, ai danni dello Stato. 

Un caso tra tanti. Pensiamo che solo con la banca dati della legalità del commissario straordinario alle bonifiche, il generale Giuseppe Vadalà, aveva intercettato tra i vincitori di un ristretto numero di appalti statali «almeno 70 soggetti a vario titolo impegnati come progettisti, direttori dei lavori, aziende, avevano già commesso ben 128 reati contro la Pubblica amministrazione e 32 contro l’ambiente». 


Che dire? In attesa che il Comitato Moneyval, gruppo di esperti sulla valutazione delle misure antiriciclaggio e sul finanziamento del terrorismo del Consiglio d’Europa, renda noto il suo rapporto sul Vaticano, ci auguriamo che la rivoluzione etica e anticorruzione di Papa Francesco abbia ripercussioni, anche in Italia.