La crisi climatica costa già cifre astronomiche all’economia mondiale

Uno studio dell’università del Delaware mostra come le perdite in termini di Pil mondiale a causa dei cambiamenti climatici siano già gigantesche

Uno studio dell'università del Delaware ha calcolato gli impatti derivanti dal riscaldamento climatico © Maksym Belchenko/iStockPhoto

La crisi climatica provoca impatti devastanti anche sull’economia mondiale. Uno studio dell’università del Delaware ha calcolato che gli impatti derivanti dal riscaldamento climatico sono enormi: solamente nel 2022 la perdita in termini di prodotto interno lordo (ponderata in funzione della popolazione) è stata stimata al 6,3% a livello globale.

Lo studio non ipotizza perdite future ma già esistenti

L’analisi è stata pubblicata martedì 28 novembre, quando mancavano ancora due giorni all’apertura della ventottesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite la Cop28 che si tiene a Dubai fino al 12 dicembre. Si tratta di un monito ai governi di tutto il mondo: se non per il clima e per le future generazioni, agite per lo meno per non perdere ricchezza oggi. La maggior parte degli studi finora pubblicati, infatti, ipotizza le perdite economiche sul medio o lungo periodo. In questo caso, invece, si parla di quelle che stiamo già patendo. 

Non solo: i ricercatori americani hanno anche evidenziato come in molti casi i danni provocati dagli impatti dei cambiamenti climatici siano strutturali. In termini di perdite di infrastrutture, di relazioni commerciali, di catene di approvvigionamento. E praticamente tutti i settori sono coinvolti: dall’agricoltura, all’energia, alla produzione industriale. Anche calcolando la percentuale non ponderata di mancato guadagno del Pil siamo già ad un -1,8%. Il che significa perdere ogni anno 1.500 miliardi di dollari

Non solo perdite secche di Pil ma anche cali degli investimenti

«La differenza tra i due dati riflette la ripartizione diseguale degli impatti – spiegano gli autori del rapporto -, dal momento che questi si concentrano soprattutto nei Paesi a basso reddito e nelle regioni tropicali, generalmente più popolati e meno ricchi». Quanto alla metodologia utilizzata, i ricercatori sottolineano che «le conseguenze dei cambiamenti climatici vanno al di là delle perdite immediate di Pil. Si riflettono anche sugli investimenti, e si traducono così anche in un calo delle infrastrutture di un Paese (strade, edifici, macchinari o strumentazioni). In generale, le nazioni esposte agli impatti del riscaldamento globale sperimentano una riduzione dei capitali disponibili per investimenti produttivi». 

A patire le conseguenze peggiori sono i Paesi del sud-est asiatico e dell’Africa australe, con perdite annuali medie del Pil pari a, rispettivamente, il 14,1% e l’11,2%. Per quanto riguarda le nazioni meno avanzate, la media è dell’8,3%. E se si mettono assieme Pil e perdite strutturali, l’analisi indica che – solamente per gli Stati a reddito basso o medio – la perdita complessiva subita è stata pari a 21mila miliardi di dollari a partire dal 1992, anno in cui si diede vita alla Cop come strumento di trattativa tra i governi per tentare di fronteggiare la crisi climatica. Da allora, il gruppo del G77 (Paesi del sud del mondo e Cina) hanno subito perdite per 29mila miliardi

Perché Europa e Asia centrale sono (solo per ora) in controtendenza

Ciò vale per tutto il mondo ad eccezione di due aree: l’Europa e l’Asia centrale. Entrambe hanno infatti guadagnato un 4,7% di Pil grazie ai cambiamenti climatici. La ragione è principalmente legata alla riduzione del freddo invernale, che ha comportato un calo sensibile del consumo di energia e del tasso di mortalità. Ma i ricercatori avvertono: con l’aumento della temperatura media globale, e degli eventi estremi che ne conseguono, tale vantaggio verrà cancellato e si andrà anche qui in perdita. «Gli effetti negativi su energia e salute derivanti da estati sempre più calde compenseranno i benefici di inverni più miti», afferma lo studio. 

Complessivamente, dunque, «il mondo è divenuto più povero, perdendo migliaia di miliardi di dollari a causa del clima che cambia – ha commentato James Rising, tra gli autori dell’analisi -. E questo fardello pesa per la maggior parte sui Paesi poveri. Spero che queste informazioni possano chiarire quale sia la situazione che numerose nazioni sono costrette ad affrontare già oggi».