Covid-19: allarme disuguaglianza. Serve una tassa sui ricchi
Il Fondo monetario internazionale lancia un allarme: disuguaglianza acuita e 95 milioni di poveri in più post Covid-19. Serve una tassa su chi si è arricchito
Una maggiore disuguaglianza dei redditi e il Covid-19 vanno a braccetto. Ma una tassa su chi ha prosperato e si arricchisce nella pandemia alleggerirebbe le conseguenze negative sui diritti individuali e sulla crescita economica globale. E potrebbe favorire una più tempestiva e diffusa distribuzione dei vaccini – misura fondamentale per la ripresa- scongiurando l’innesco di disordini sociali, prevedibili in assenza di correttivi da parte dei governi.
Di più. La situazione è tanto grave che Vitor Gaspar, capo degli affari fiscali del Fondo monetario internazionale (Fmi), sottolinea che il circolo vizioso creatosi tra disuguaglianza e pandemia, che si alimentano a vicenda, potrebbe «trasformarsi in una crepa sismica sociale e politica».
World Economic Outlook, aprile 2021Questa la fotografia diffusa, alcuni giorni fa, dall’Fmi nel World Economic Outlook. E nel capitolo 2 del suo Fiscal Monitor. Un allarme associato a un’invito diretto ad agire rivolto ai responsabili politici: bisogna immaginare sistemi fiscali più progressivi e l’introduzione di una tassa di solidarietà, eventualmente temporanea. Ma non solo. Serve una gestione efficiente della spesa, per garantire accesso ai servizi – sanitari in primis – a un numero di cittadini più largo possibile.
FMI: la disuguaglianza è maggiore per giovani e donne
«L’effetto della pandemia sui mercati del lavoro è stato sconcertante, in profondità e in ampiezza – si legge nelle analisi dell’Fmi – Le economie in via di sviluppo, i lavoratori scarsamente qualificati, i lavoratori informali e i giovani hanno subito gli effetti più pronunciati». Effetti quantificati globalmente dall’ILO, che ha stimato un 8,8% medio in meno delle ore di lavoro nel 2020 rispetto al quarto trimestre del 2019. Ma il dato sale all’11% in meno nei Paesi a reddito medio/basso. E il calo dell’occupazione è stato più netto per gli impieghi a bassa e media qualificazione.
«L’effetto della pandemia sui mercati del lavoro è stato sconcertante in profondità e in ampiezza». FMI, Fiscal Monitor, aprile 2021
Le donne, poi, «rappresentando circa il 60% dei lavoratori nei servizi di alloggio e vendita al dettaglio nei paesi membri dell’OCSE», sono state particolarmente falcidiate. E la disuguaglianza futura potrebbe essere anche superiore, «perché le chiusure scolastiche hanno portato a un’interruzione globale senza precedenti dell’istruzione». Tanto che studi specifici in merito per Paese dipingono un quadro definito «cupo» come conseguenza.
In conclusione, poiché il coronavirus colpisce in modo sproporzionato i gruppi sociali più vulnerabili, l’Fmi prevede che la povertà e la disuguaglianza di reddito cresceranno. Di quanto? «Le stime globali indicano un aumento di 95 milioni di persone in povertà estrema nel 2020 rispetto alle proiezioni precedenti al Covid-19».
L’invito ai governi: contro la disuguaglianza una tassa sui ricchi e un fisco progressivo
La pandemia sta, perciò, minando un già iniquo accesso al reddito e ai servizi pubblici di base – vaccinazioni incluse – sia all’interno che tra i Paesi. E le trasformazioni, imposte o accelerate, su economia e modalità di lavoro (digitalizzazione, smart working, dematerializzazione, e-commerce) hanno peggiorato rapidamente lo scenario. Motivo per cui tutti i vertici del Fondo monetario internazionale si sono esposti chiedendo politiche di riequilibrio ai governi.
Così Gita Gopinath, capo economista e direttore del dipartimento di ricerca del FMI, parla di una ripresa che sia ecosostenibile e capace di «arrestare la crescente disuguaglianza». E, mentre indica come prioritari gli «investimenti in infrastrutture digitali per aumentare la capacità produttiva e rafforzare l’assistenza sociale», sottolinea che risulterà «essenziale» migliorare capacità e progressività fiscale. Cioè serviranno maggiori prelievi fiscali, ma meglio distribuiti tra i cittadini. Un messaggio ribadito dal direttore generale dell’FMI, Kristalina Georgieva: «Una tassazione progressiva è un elemento chiave di una politica fiscale efficace».
Gaspar: «Chi più ha avuto con la pandemia, più contribuisca»
Ma è soprattutto Vitor Gaspar ad aver parlato più chiaro e più forte. Al Financial Times ha, infatti, dichiarato che «i lavoratori ad alto reddito e le aziende che hanno prosperato nella crisi del coronavirus dovrebbero pagare tasse aggiuntive per mostrare solidarietà a coloro che sono stati colpiti più duramente dalla pandemia. Una tassa temporanea aiuterebbe a ridurre le disuguaglianze sociali che sono state esacerbate dalla crisi economica e sanitaria».
Basti pensare che la Wealth Tax Commission britannica ha valutato lo scorso anno che una tassa patrimoniale una tantum dell’1% su patrimoni sopra il milione di sterline frutterebbe 260 miliardi di sterline (oltre 300 miliardi di euro) in 5 anni. E una misura similare, o comunque ispirata al principio solidaristico che chi più ha più deve contribuire, nel contesto attuale, sarebbe utile su più fronti. Poiché, oltre che offrire risorse alle casse pubbliche in crisi, rassicurerebbe sul fatto che la lotta contro il Covid-19 è uno sforzo collettivo delle società, delle comunità. Il valore simbolico e finanziario di una simile tassa di scopo favorirebbe così una coesione sociale oggi quanto mai fondamentale, a prescindere da tutto.