Diquat come Glifosato? L’Ue non riesce a vietare l’erbicida
Niente maggioranza in Commissione europea: l'erbicida Syngenta non sarà bandito. Prevale l'intensa attività di lobby della multinazionale svizzera. Molte le analogie con il caso glifosato
Aggiornamento: 25 maggio h.12.
Nulla di fatto. Il Diquat non verrà bandito. Dopo le preoccupazioni espresse dall’EFSA (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare), la Commissione europea oggi era chiamata a decidere il rinnovo (o meno) della licenza di questo pesticida. Un’occasione per metterlo al bando. Ma la maggioranza degli Stati non è stata raggiunta. Ora la Commissione dovrà decidere se rimandare la decisione a un secondo voto nella Commissione d’Appello o procedere con una nuova proposta.
Prima pubblicazione: 25 maggio h.8
Il diquat come il controverso glifosato? Questo erbicida, considerato potenzialmente pericoloso, potrebbe essere vietato. Ma le lobby Syngenta hanno lavorato duro per evitarlo. E alla fine potrebbero averla vinta loro…
Un voto strano. I rumors
Per il glifosato, come si sa, il tentativo di messa al bando in Europa non andò in porto nel 2017, nonostante la sostanza fosse stata valutata come probabilmente cancerogena dall’AIRC. Nell’occasione ci fu anche una forte e prolungata pressione dell’opinione pubblica e di molte organizzazioni ambientaliste e della società civile. L’autorizzazione all’utilizzo del glifosato venne rinnovata per altri cinque anni.
Per il diquat (dibromide) il giorno della verità è oggi. La Commissione europea ha infatti chiesto agli Stati membri di decidere sul suo destino. I parlamentari che siedono nel Comitato dei rappresentanti delle autorità nazionali che si occupano dell’autorizzazione dei prodotti fitosanitari (il cosiddetto ScoPaff – Standing Committee on Plants, Animals, Food and Feed), lo stesso che deliberò sul glifosato, «sono invitati a votare per un mancato rinnovo della licenza Ue», spiega Franziska Achterberg di Greenpeace.
Divieto o estensione?
L’aspetto che Achterberg definisce “abbastanza divertente” è che, stando all’ordine del giorno ai punti B04 e B13, nella stessa seduta si chiede anche «un voto su un’estensione tecnica della licenza del diquat». Per assurdo il Comitato potrebbe quindi approvare entrambi i quesiti, tanto che rimane «difficile comprendere la logica della Commissione di estendere dapprima la licenza e quindi di vietare il prodotto».
I rumors che provengono da Bruxelles parlano di una probabile approvazione dell’estensione e di un contrasto di diversi Stati membri (il Regno unito, ad esempio) al mancato rinnovo, «in modo che possa essere necessario un secondo voto nella Commissione d’Appello». I Paesi Bassi e la Francia – impegnata ad adottare un proprio piano d’azione contro i pesticidi – dovrebbero invece sostenere la messa al bando.
formula di struttura Diquat Dibromide – Fonte ISPRA
I dubbi per la salute
Il diquat è un essiccante e diserbante. È uno dei tre erbicidi non selettivi commercializzati da Syngenta (gli altri due sono glifosato e paraquat), quindi distrugge o impedisce qualsiasi tipo di vegetazione laddove viene sparso. Secondo le informazioni fornite dalla società, è utilizzato principalmente nella coltivazione dei girasoli e delle patate.
E le preoccupazioni per il suo utilizzo derivano innanzitutto da una prima valutazione rilasciata dall’EFSA (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) del novembre 2015. Secondo la valutazione, i livelli di esposizione al diquat per i lavoratori agricoli comportavano “un’area critica di di preoccupazione” (“a critical area of concern”). La sostanza infatti potrebbe potenzialmente interrompere i sistemi ormonali umani e disturbare il ciclo riproduttivo di uccelli selvatici e mammiferi.
Il lobbismo di Syngenta
Una valutazione severa di EFSA. Che ha però ricevuto una revisione nel 2018. A richiederla, con importanti pressioni, è la stessa multinazionale svizzera che ricava qualche decina di milioni di euro l’anno dalla commercializzazione del prodotto.
Syngenta aveva infatti messo in dubbio alcuni aspetti metodologici della ricerca EFSA. E la Commissione Ue – in modo singolare, secondo Greenpeace – ha accolto le istanze dell’azienda.
Nella revisione si è così constatato soprattutto che l’esposizione al prodotto per i lavoratori aveva superato i livelli accettabili (i cosiddetti AOEL) di diverse migliaia di punti percentuali in alcuni casi.
Tutte conclusioni poco rassicuranti, insomma. Tanto più che – ricorda Celestino Panizza, di Isde – Associazione medici per l’ambiente – riguardano la molecola e non il formulato, cioè l’insieme delle sostanze cui il principio attivo si accompagna per potenziarne l’efficacia. Né considerano il fatto che si possa entrare in contatto col Diquat in contemporanea con altri fitofarmaci in uso o nell’ambiente.
I pesticidi nelle acque d’Italia
Occhi aperti sul voto di oggi, quindi. Le sue ripercussioni si faranno sentire anche nel nostro Paese. in Italia infatti il diquat benché non monto usato, è comunque autorizzato.
Niente a che vedere col glifosato (e il suo metabolita Ampa), che è l’erbicida con il maggior numero di superamenti degli standard di qualità ambientale per le acque (Sqa), ma anche il diquat compare nel rapporto 2018 dell’Ispra sui pesticidi (su dati 2015-2016). Si trova tra i fitofarmaci le cui vendite sono state basse, in media, nel periodo 2013-2015.
Il voto sul diquat ci potrebbe dire inoltre qualcosa sull’atteggiamento futuro dell’Europa verso le sostanze potenzialmente pericolose e l’applicazione del principio di precauzione.
Proprio dal rapporto Ispra, infatti, si evince che la presenza di pesticidi nell’ambiente è sempre meno trascurabile.
Nel periodo 2003-2016, oltre al numero delle sostanza trovate nelle nostre acque, aumentano anche i punti interessati dalla presenza di pesticidi. Crescono di circa il 20% nelle acque superficiali e del 10% in quelle sotterranee.
E alcuni aspetti preoccupanti ci sono, anche se legati in parte al maggior numero di controlli. Da un lato un’aumento delle vendite di prodotti fitosanitari (comunque al di sotto del record di 150mila tonnellate del 2002) dopo oltre 10 anni di calo. Dall’altro che alla riduzione delle vendite di prodotti tossici e molto tossici non corrisponde un’analoga diminuzione della frequenza di pesticidi nelle acque.