Non combatteremo le disuguaglianze senza investimenti
Economia e finanza, sostantivi femminili. Eppure c'è ancora troppo poco di femminile nel mondo dell'economia e della finanza. Ogni lunedì un nostro commento
Le vittime del Covid-19 sono i 2 milioni e 650mila morti nel mondo. Oltre 100mila in Italia. Ad oggi. Ma tra i perdenti del Covid-19 ci sono le donne, in tutto il mondo. Sono le donne che hanno perso il lavoro più degli uomini. 1 donna su 2 ha rinunciato ad almeno un progetto a causa del Covid. Il 31% annullava o posticipava la ricerca di lavoro. Sono le donne che hanno dovuto destreggiarsi tra smart working e DAD. Del resto è noto che due cromosomi X sono sufficienti a rendere una persona predisposta al prendersi cura degli altri. Ed è forse per questo che il 60% delle donne italiane ha dovuto gestire da sola famiglia, figli e persone anziane, spesso insieme al lavoro.
Va detto, a onor del vero, che le donne sono perdenti anche senza pandemia. La disparità tra uomini e donne, non solo in Italia, è strutturale. Nel nostro Paese le donne sono più istruite degli uomini (nella fascia 30-34 anni oltre una su tre è laureata, a fronte di un giovane su cinque). Eppure la «naturale predisposizione alla cura» impedisce loro di dedicare sufficiente tempo all’apprendimento permanente. Perché è ormai assodato che non basta una laurea, occorre formarsi e aggiornarsi costantemente. In Italia il tasso di occupazione femminile è tra i più bassi in Europa (52,5% contro una media del 66,4%). E le donne, più degli uomini, sono a rischio povertà e/o esclusione sociale.
Tutto questo è il frutto di precise scelte politiche che hanno caratterizzato l’azione dei governi degli ultimi decenni: tagli di bilancio e privatizzazione dei servizi essenziali. Che fanno ricadere sulle donne il peso del lavoro domestico e di cura non retribuito. Servirebbero investimenti in servizi pubblici. A partire da un autentico servizio sanitario universale, dall’assistenza ad anziani e bambini, dall’istruzione. Ma anche accesso all’acqua e ai servizi igienici.
È ovvio che tutto questo ha un costo. Che ora pagano le donne in termini di esclusione e povertà. Ma se vogliamo perseguire l’obiettivo di combattere le disuguaglianze di genere dobbiamo tornare a investire in quei settori e trovare le risorse per farlo. Per esempio, potremmo cominciare scorrendo la lista dei primi dieci miliardari del mondo. Tutti uomini, tra l’altro.