Dividendi in calo? Sì, ma sono comunque più di 420 miliardi di dollari
Nel terzo trimestre 2023 i dividendi distribuiti sono stati leggermente inferiori rispetto all'anno scorso. Ma le cifre sono comunque alte
Il nuovo report della società di gestione patrimoniale Janus Henderson segnala un lieve calo nei dividendi distribuiti nel terzo trimestre 2023 rispetto a quelli distribuiti lo stesso trimestre dell’anno scorso. Ma si tratta comunque di una cifra enorme. Tanto che per l’ennesimo anno batteranno il record precedente. Insomma, nonostante pandemia, guerra, inflazione, crisi energetica, crisi alimentare, gli azionisti continuano ad arricchirsi. In un circolo vizioso in cui la ricchezza concentrata nelle mani di pochi aumenta e le disuguaglianze pure.
Dividendi in (lieve) calo nel terzo trimestre 2023
Se l’anno scorso i dividendi distribuiti nel terzo trimestre erano stati più di 425 miliardi di dollari, quest’anno la cifra si è fermata a poco meno di 422 miliardi. Un calo c’è stato, ma appena dello 0,9%. Tra l’altro, l’89% delle aziende li ha aumentati o mantenuti stabili. Il calo è riconducibile principalmente ai tagli operati da un numero ristretto di società. Addirittura, se si escludono le due aziende che hanno sforbiciato maggiormente le distribuzioni per l’anno in corso, il calo dei dividendi si trasforma in un aumento. Si tratta di BHP, la più grande società mineraria al mondo, e Petrobras, gruppo petrolifero brasiliano, che lo scorso anno risultavano tra i dieci maggiori pagatori. Il taglio di Petrobras è stato così sostanziale da far registrare un crollo del 70% nei dividendi distribuiti in Brasile.
I settori che hanno pesato di più sul ribasso sono stati quello minerario, chimico e immobiliare. Che in Asia, ad eccezione del Giappone, hanno registrato notevoli tagli. Nel ramo minerario, ad esempio, più della metà delle aziende ha tagliato i dividendi distribuiti.
In quali settori i dividendi aumentano di più
Come sempre, se in alcuni settori i dividendi vanno verso il basso, in altri crescono. E nemmeno di poco. Non è difficile immaginare dove si sia assistito alla maggiore crescita. Complice il continuo rialzo dei tassi degli ultimi mesi, i dividendi staccati dalle banche ammontano a 5,8 miliardi, con una crescita del 9,3% su base annua. D’altronde, gli extraprofitti da qualche parte dovevano pur finire. Ma anche per il business petrolifero non è andata poi così male.
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In Cina i dividendi hanno raggiunto un livello record. Non a caso, le tre società che hanno distribuito più dividendi nel terzo trimestre di quest’anno sono tutte cinesi: China Construction Bank Corp., PetroChina Co. Ltd., China Mobile Limited. Se si guarda però non al valore assoluto bensì al tasso di crescita, il primato spetta anche stavolta all’Europa (Regno Unito escluso). Mentre nel terzo trimestre del 2022 i dividendi erano diminuiti dell’8,5% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, stavolta sono aumentati di più del 34%. Per un totale di 24,8 miliardi di dollari.
Arricchire gli azionisti o rafforzarsi in vista della prossima crisi?
Nel 2009 i dividendi annuali ammontavano a poco più di 700 miliardi di dollari. Dieci anni dopo, nel 2019, erano raddoppiati. Dopo esser scesi nel 2020 a circa 1.200 miliardi, chiuderanno il 2023 superando i 1.600. E il trend sembra in continua crescita. La stima per i dividendi distribuiti complessivamente nel 2023 rimane molto alta, pur essendo calata leggermente – anche a causa del rafforzamento del dollaro – rispetto alla precedente (1.640 miliardi). Alla fine, la crescita annua dovrebbe essere del 4,4%. Con alcuni Paesi – Stati Uniti, Francia, Canada, Svizzera e Cina – che a fine anno registreranno dividendi record.
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Il punto è uno: in un periodo in cui disuguaglianze e povertà sono costantemente in aumento, è opportuna una distribuzione così grande di ricchezza verso un gruppo ristretto di persone (e società)? Inoltre, con nuove crisi sempre dietro l’angolo – abbiamo avuto la pandemia, la guerra, la crisi energetica, la crisi dell’approvvigionamento delle materie prime, la crisi alimentare – non sarebbe opportuno distribuire meno dividendi e rafforzarsi per essere pronti ad affrontare la prossima?