Don’t cry for me glicerina
Impatto sociale ed economico della co-produzione di servizi. A partire dalla generatività degli scarti di olio.
In Argentina vige l’obbligo di smaltimento degli oli alimentari esausti solo per gli esercizi commerciali mentre per le utenze domestiche non esistono sistemi di raccolta degli oli di semi e di oliva usati principalmente per le fritture. Reciclando Aceite è una piccola società di Buenos Aires creata per prevenire e ridurre l’inquinamento dallo scarto di olio vegetale per uso casalingo. La ricetta è semplice: attraverso la raccolta porta a porta di bottiglie di olio da frittura, viene prodotto, in modo artigianale, sapone ecologico e biocarburante. In 7 giorni la glicerina estratta dall’olio è pronta e la saponetta ecologica viene lasciata riposare per altri 40 prima di effettuare il test del Ph, essere confezionata e venduta. L’attività occupa prevalentemente donne e coinvolge molti volontari nella raccolta delle bottiglie di olio: gli smaltitori ricevono in cambio una saponetta per ogni litro di olio consegnato. La confezione di diverse linee aromatiche ed essenziali si assesta attorno ai 50 chili di sapone al giorno. Oltre a prevenire l’inquinamento delle acque, Reciclando Aceite promuove corsi di formazione e tutorial per l’autoproduzione, eventi affollatissimi per aziende, enti pubblici, centri sociali e gruppi informali di cittadini, migliorando la responsabilità del tessuto sociale e produttivo.
L’esempio citato può essere analizzato da diversi punti di vista: la green economy, la share economy e la social innovation, temi più volte trattati dalle colonne di Valori. Queste tre declinazioni della sostenibilità necessitano di un nuovo paradigma economico che collochi le soluzioni artigianali di Reciclando Aceite all’interno di un quadro di "innovazione superiore". La conoscenza, il know how, racchiusi in questa innovazione possono essere assimilati nei processi di altri settori produttivi. Sempre più spesso, infatti, le declinazioni di impatto ambientale e sociale, vengono considerati come requisiti del design di processo o di prodotto, compresa la co-produzione.
Il nuovo ruolo dell’asset holder, lo smaltitore che non è più fornitore – il volontario che non è più distributore, crea una nuova supply chain in cui gli attori sono contemporaneamente produttori e distributori di valore, dove nella parola valore si tengono connessi la moneta, il servizio, i legami e i significati. Questo è il caso della collaborazione alla diminuzione dell’impatto ambientale della gestione dei rifiuti e nella massimizzazione della “materia prima seconda”, sintetizzato nel baratto soap for oil.
Molte sono le domande che suscita questo approccio: come potranno gli enti pubblici, le aziende private, i professionisti trovare il modo di interagire significativamente con imprese sociali e persone vocate alla co-produzione?
Quali caratteristiche distinguono i cittadini co-produttori dai singoli consumatori passivi? Oltre alla crisi economica e all’austerity, che cosa spinge i cittadini ad impegnarsi nella co-produzione di valore sociale?
Il rapporto tra innovazione sociale e processo produttivo, in moltissimi scenari di co-produzione, pone il problema di quali saranno i nuovi soggetti di produzione industriale e come (e se) "brevettare" l’innovazione sociale. Il modello dello sviluppo economico, basato sulla competitività dell’innovazione, ha generato attese finanziarie per gli investitori che non è detto abbiano un ruolo nello sviluppo sociale non competitivo, condiviso. La co-produzione influenza l’efficienza produttiva, ma il peso più rilevante sarà sulla democratizzazione, la reattività e la responsabilità di un sistema di fornitura di beni e servizi partecipati.