Economia sociale e solidale: la Lombardia vuole una legge per tutelarla
Al via la raccolta di 5.000 firme per una legge regionale a iniziativa popolare. Che vada oltre la dimensione locale e che coinvolga anche nuovi attori
“L’Economia Sociale e Solidale è una forma di economia che ha fatto della sostenibilità ambientale, della giustizia sociale e della democrazia economica la sua bandiera. Si basa sui valori di equità, centralità della persona e partecipazione sociale in stretta relazione con i territori“. Si apre con queste parole la home page del sito dell’economia sociale e solidale in Lombardia.
E proprio questa regione vuole tutelare il settore con una legge ad hoc: una legge regionale a iniziativa popolare. La raccolta firme è partita.
Tutto ebbe inizio a Bergamo
Il Bio-Distretto dell’Agricoltura Sociale di Bergamo, Cittadinanza Sostenibile, il Forum del Terzo Settore e la Rete di Economia Solidale Lombardia, si sono dati una missione ambiziosa: far approvare un disegno di legge ad hoc.
Il territorio di Bergamo è stato il luogo di innesco di questa iniziativa legislativa, un territorio che ha generato nel tempo molte forme di mutualismo locale con un’idea di sviluppo autocentrato. Una dimensione locale dove le relazioni tra le persone si ispessiscono, diventano solidali, ed è più facile accorciare la catena del valore, sia nella produzione che nel consumo.
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I modelli di riferimento
I promotori sono partiti da esperienze analoghe sviluppate in diversi Paesi e dalle leggi trentine ed emiliane che riconoscono modelli alternativi di produzione, consumo, distribuzione, risparmio, nei quali le persone, l’ambiente e le comunità sono poste al centro.
I settori coinvolti
I settori che la proposta di legge intende promuovere e riconoscere sono quelli della produzione biologica e biodinamica, del commercio equo e solidale, del welfare di comunità, della filiera corta, dei GAS (Gruppi di acquisto solidale), delle forme di certificazione partecipate e di scambio locale. Anche i settori dell’edilizia e della mobilità sostenibile, del risparmio energetico e delle energie da fonti rinnovabili, passando per la finanza etica, l’economia circolare, il software libero e il turismo responsabile.
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Oltre i “soliti” protagonisti dell’economia solidale
L’idea è quella di andare oltre i più conosciuti iniziatori di questi modelli sociali, quali le cooperative, le associazioni, le mutue, i GAS, le fondazioni, le reti di economia solidale, il commercio equosolidale, il terzo settore, le imprese sociali, il consumo critico e includere anche attori pubblici e privati che svolgano attività di formazione, ricerca, comunicazione, editoria, commercio e artigianato sposando le finalità della proposta di legge stessa.
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E oltre la dimensione locale
Da alternative e antagoniste ai modelli neoliberisti basati sulla finanziarizzazione dell’economia, queste forme organizzative sono state, prima di tutto, nuove infrastrutture sociali a dimensione locale che sono state capaci di mettersi in reti anche globali.
Alcune di queste organizzazioni hanno saputo scalare il senso di prossimità, una delle caratteristiche centrali nell’attuale epoca delle piattaforme, declinandosi in modelli di produzione e di consumo orientati alla riduzione delle esternalità negative quali i danni alla salute e all’ambiente, la violazione dei diritti umani, le frodi e l’evasione fiscale. Spesso hanno fatto convergere il locale e il globale, la pratica economica e la riflessione culturale, l’attività di advocacy e il capacity building: infrastrutture sociali multifunzione, spesso di piccola scala, ad alto tasso di innovazione mossa dalla critica ai modelli economici mainstream, considerati più dissipativi rispetto all’interesse generale.
Verso il riconoscimento da parte delle istituzioni
Poiché la soddisfazione dei bisogni umani attraverso attività economiche e produttive che rafforzano i valori della giustizia sociale, della sostenibilità ecologica, della cooperazione, della mutualità, della comunità, della non discriminazione e della democrazia è una leva potente di innovazione sociale è importante arrivare al riconoscimento da parte delle istituzioni, in questo caso della Regione Lombardia, dell’influenza positiva che questi modelli hanno sulle strutture economiche e sociali locali.
Quello regionale è un livello legislativo sufficientemente vicino al territorio per poter sostenere e stimolare la creazione di nuove organizzazioni dell’economia sociale e solidale, incoraggiando il coordinamento di quelle esistenti, divulgandone i temi e gli impatti agli altri enti e istituzioni così come alla cittadinanza e alle nuove generazioni.