Mutualismo in Italia: raccoglie 220 milioni e ne usa il 63% in servizi socio-sanitari

Rapporto Isnet: mutue italiane in salute. Terza via tra welfare in crisi e sanità for profit. Nel mondo contano 240 milioni di soci

Salute e sanità, cure mediche e ospedali. Operazione chirurgica in sala operatoria. CC0 Creative Commons da Pixabay.com

Presentata finalmente la seconda indagine sulle società di mutuo soccorso (SMS) in Italia: ci mostra un settore in salute e in crescita sotto diversi aspetti nel confronto con la fotografia scattata nel 2016. L’analisi è nel rapporto Società di Mutuo Soccorso in Italia. Un modello di welfare generativo, elaborato dall’osservatorio dell’Associazione Isnet.

Una ricerca nata grazie ad una collaborazione con Confcooperative, Fimiv e Ansi, il cui valore si è progressivamente consolidato anche in prospettiva. Trasformando l’iniziale comitato d’indirizzo finalizzato allo studio in una sorta di osservatorio permanente e condiviso. Non poco, in un epoca in cui ciascuno guarda spesso al solo orticello di casa sua, e soprattutto un’opportunità conoscitiva preziosa verso queste forme associative di forte impatto sociale.

Società di mutuo soccorso totali e attive in Italia, dato 2018 © Isnet

Affacciatesi in Europa con la Rivoluzione industriale e in Italia da metà Ottocento, le società di mutuo soccorso entrarono infatti in crisi prima col Fascismo e poi con la nascita del servizio sanitario nazionale. Ma oggi sembrano vivere una nuova fase espansiva. E di fronte a un welfare state fragile, e alla spinta di un mercato dei servizi sociosanitari sempre più aperto, acquisiscono credibilità come terza via tra pubblico e privato. Come parti essenziali del cosiddetto secondo pilastro della sanità italiana.

Bongiovanni: società di mutuo soccorso dinamiche e ottimiste

Tant’è che «un primo elemento che emerge dalla ricerca è quello del dinamismo del settore». La sottolineatura è della presidente di Isnet Laura Bongiovanni, che rilegge con noi i risultati del rapporto, in cui sono i numeri a giustificare questa considerazione, tanto più perché rappresentativi di un trend.

«Da un lato c’è una crescita del 7,8% delle società di mutuo soccorso che consideriamo attive. D’altro canto un dato assolutamente interessante è quello relativo al sentiment sull’andamento del numero dei soci. Le previsioni positive aumentano infatti dal 38% al 42% rispetto al 2016. E, contemporaneamente, si riducono quelle negative dal 16,5% al 13,5%. Mi sembra un dato di estrema vitalità e di attualità, un segno concreto riguardo questo modello rispetto ai bisogni, soprattutto in campo socio-sanitario. Tanto è vero che le società di mutuo soccorso che si occupano di interventi in quest’ambito prevedono incrementi anche a maggiori, fino a registrare un +51%».

Sentiment sul numero di soci delle società di mutuo soccorso in Italia, dato 2018 © Isnet

Ciò a dimostrazione che motore principale di questa positività è il settore dei servizi socio-sanitari, ma anche che l’assetto normativo, con la riforma del 2012 e con la rtecente riforma del Terzo settore, «spinge il settore ad una maggiore sistematicità delle attività proprio verso il campo socio-sanitario».

Persone attive nelle società di mutuo soccorso in Italia, dato 2018 © Isnet

Non solo sanità, ma anche educazione sanitaria e cultura inclusiva

«D’altra parte – prosegue Bongiovanni – anche il carattere di tipo culturale espresso dalle società di mutuo soccorso si mostra attuale. Non per niente proprio quelle che si occupano di servizi socio-sanitari, quindi il 69,5% del campione, che sono cresciute del 9% rispetto alla precedente ricerca, nel 47,5% dei casi svolgono attività culturali su più fronti. Come quello dell’educazione alla spesa sanitaria e alla prevenzione, tutta finalizzata a non favorire il consumismo sanitario, spendendosi con attività molto concrete e incarnando così un modello sussidiario di sanità integrativa».

Valore della raccolta di contributi ed erogazioni sociosanitarie delle società di mutuo soccorso in Italia, dato 2018 © Isnet

In quest’ottica si iscrive per esempio il dato del 63,3% di valore della raccolta di contributi che viene restituito in forma di erogazione di servizi sociosanitari verso la propria base associativa. «Si tratta naturalmente di una stima e di una media, ma parla da sola. Senza contare che – conclude Bongiovanni – a partire dall’autodichiarazione degli intervistati ci si accorge che le società di mutuo soccorso in ambito socio sanitario garantiscono tutte l’assistenza ai propri associati per tutta la vita, mentre le preclusioni all’iscrizione per i più anziani sono relative solamente alla prima iscrizione, e si limitano al 15%. Ci dice della volontà di essere un soggetto a valore sociale aggiunto, non avendo ancora introdotto importanti barriere all’ingresso».

Politiche di gestione delle società di mutuo soccorso in ambito socio-sanitario, dato 2018 © Isnet

Dall’Italia all’Europa

Una forza inclusiva, quindi, che si esprime su grandi numeri. Anche di tipo assoluto, in Italia e in Europa. Numeri come quelli che emergono da un altro documento, pubblicato quest’anno dalla Federazione Italiana della Mutualità Integrativa Volontaria (la già citata Fimiv), che annovera ben 953mila persone tra soci e assistiti dalle società di mutuo soccorso che ne fanno parte. SMS che, nel 2016, hanno «partecipato all’integrazione dell’assistenza sanitaria pubblica mediante prestazioni e sussidi erogati ai propri soci e assistiti per un valore complessivo di 95 milioni di euro, pari a oltre il 78% dei contributi raccolti».

Le quote di mercato del mutualismo © Valori, dicembre-gennaio 2016-2017

Grandi numeri che si ritrovano allargando lo sguardo al bacino d’interesse dell”Associazione internazionale della mutualità (Aim), che riunisce 59 membri provenienti da 30 Paesi diversi. «Le mutue associate (complessivamente chiamate mutual benefit societies) provvedono alla copertura sanitaria, obbligatoria e/o complementare, di circa 240 milioni di persone nel mondo delle quali quasi 200 milioni in Europa. Complessivamente i membri di Aim raccolgono quasi 300 miliardi di euro». Si tratta di società di persone (fisiche o giuridiche) che, in assenza di finalità lucrative, reinvestono i risultati economici nelle attività mutualistiche. Fornendo così coperture di welfare complementari o integrative, gestendo proprie strutture (ospedali, farmacie, case di cura per anziani non autosufficienti).

Mutue, una storia lunga 250 anni

Come accennato in principio (e riportato in un dossier di Valori di qualche anno fa), la storia delle società di mutuo soccorso in Europa è assai antica. Comincia nell’Inghilterra della Rivoluzione industriale (tra fine ’700 e prima metà dell’800), dove, con l’affermarsi dell’associazionismo operaio, nacquero le prime friendly societies, basate «sugli ideali di socializzazione, convivialità e sostegno ai lavoratori in periodi di agitazione e scioperi».

Anno di fondazione delle società di mutuo soccorso in Italia © Isnet

Nel nostro Paese, il loro percorso inizia decisamente più tardi: nel 1844 re Carlo Alberto di Savoia sostenne la necessità di casse di beneficenza e carità fra gli operai, alimentate dai loro stessi contributi. Nel 1848 nacque la Società generale degli operai di Pinerolo, in Piemonte. 38 anni dopo, fu promulgata la legge 3818, che riconosceva alle Soms la possibilità di acquisire personalità giuridica e dettava le condizioni essenziali alle quali avrebbero dovuto attenersi:

il soccorso ai soci come finalità, il risparmio come mezzo, la mutualità come vincolo.

Una storia di successo, che registrò il loro moltiplicarsi tra XIX e XX secolo: dalle 434 del 1862 (110mila soci circa)  diventeranno 6.535 nel 1904 (con quasi 930mila soci), concentrate soprattutto nel Nord, particolarmente in Piemonte e Liguria. La marcia trionfale cominciò a rallentare con la creazione delle prime Casse nazionali di assicurazione e tutela dei lavoratori (a cavallo del secolo). Con il Fascismo il brusco stop: nel 1943 se ne contavano circa 3mila, indebolite già dal 1933 per la nascita dell’Inps, e poi minate, sottolineava qualche anno fa Andrea Volterrani, ricercatore dell’Università Tor Vergata di Roma, «dalla percezione molto negativa che il sistema delle mutue ebbe nel secondo dopoguerra».

Prima metà del ‘900, si scattava la foto di gruppo degli affiliati alla SOMS (Società operaia di mutuo soccorso) Conte di Salemi di Brooklyn © Valori dicembre-gennaio 2016-2017

Quando poi nel 1978 fu introdotto il rivoluzionario Servizio sanitario nazionale, le Soms «persero il loro ruolo fondamentale di garanzia della salute dei cittadini e molte di esse si sciolsero o ridussero  notevolmente le proprie attività». A 40 anni di distanza, il loro futuro dipende da quanto riescano a rendersi complementari ai diritti garantiti dal sistema di welfare pubblico.