Perché le elezioni brasiliane interessano l’Europa
L’Unione europea dovrà collaborare con il prossimo governo del Brasile per porre le basi di una vera transizione climatica globale
Nel suo “Tristi tropici”, Claude Lévi-Strauss narra degli aromi e dei profumi brasiliani che coltivava nella sua mente durante il viaggio in nave per arrivare a Rio de Janeiro. Raccontando i dettagli delle sue fantasie, conclude così: «Il tutto intriso di un aroma da bruciaprofumi, particolare olfattivo, questo, che, più d’ogni altra esperienza successiva, spiega come ancora oggi io pensi al Brasile come a un profumo bruciato».
Oggi che a bruciare è l’Amazzonia questa impressione di Lévi-Strauss si rivela tristemente profetica.
La sostenibilità ambientale delle attività produttive del Brasile ci riguarda
La devastazione della foresta amazzonica è l’estrema, “naturale” conseguenza dell’interesse estrattivo intrinseco alla nostra economia, e non è un problema solo per il Brasile. La sostenibilità ambientale delle attività produttive brasiliane, infatti, riguarda direttamente l’Unione europea.
Questa è un’ulteriore ragione per seguire con attenzione le elezioni del prossimo 2 ottobre (con eventuale ballottaggio il 30 dello stesso mese). Che vedranno scontrarsi il presidente in carica Jair Bolsonaro (Partito Liberale) e l’ex presidente Inácio Lula da Silva, che con il Partito dei Lavoratori sembra essere il favorito al secondo turno.
Gli accordi Eu-Mercosur e le sostenibilità ambientale
Ci sono voluti anni perché l’accordo commerciale tra Unione europea e il Mercado Comum do Sul (Mercosur) fosse finalizzato. Il Centre for European Policy Studies (CEPS), think tank con sede a Bruxelles, ne raccontava i tardivi negoziati nel lontano 2008. L’accordo tra Ue da una parte e Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay dall’altra è stato alla fine siglato il 28 giugno 2019.
I numeri in ballo sono consistenti. Tra il 2020 e il 2021 il mercato europeo esportava verso i Paesi Mercosur un totale di 60 miliardi di euro in beni e servizi. L’Ue, inoltre, è il mercato che investe di più al mondo in questi Paesi latini. Con uno stock di investimenti pari a 330 miliardi di euro nel 2020, secondo quanto riportato dalla Commissione europea.
L’accordo, che la Commissione ha definito “ambizioso”, prevede un graduale aumento degli scambi e degli investimenti. Trainato da una diminuzione delle tariffe e delle barriere al commercio. Uno dei pilastri del trattato sono gli incentivi alla sostenibilità ambientale delle attività produttive. Ma è proprio su questo punto che si alza una fitta foschia di incertezza.
La distruzione della biodiversità e la violazione dei diritti umani nei Paesi dell’America Latina
Come spiega un report del Transnational Institute, la produzione di soia, carne e zucchero realizzata nei Paesi dell’America Latina e destinata all’Unione europea va di pari passo con la distruzione della biodiversità e la violazione dei diritti dei piccoli produttori e delle popolazioni indigene.
Inoltre, la strategia europea “Farm 2 Fork” del Green Deal europeo (che prevede una riduzione delle emissioni di CO2 del 55% entro il 2030 nella produzione alimentare) sembra non essere stata efficace nell’ambito degli accordi Mercosur.
IRPIMedia ne ha mostrato diverse controversie in un’inchiesta. Lo stesso report del Transnational Institute già citato in precedenza spiega che le pratiche di distruzione della natura (come l’utilizzo di grosse macchine, fertilizzanti chimici e altri agenti inquinanti) continuano nei Paesi dell’America Latina.
Ne è un esempio la deforestazione dell’Amazzonia, che avrà impatti nefasti sull’intero Pianeta. Come ha mostrato l’istituto di ricerca brasiliano Imazon, dall’agosto 2020 a luglio 2021 sono stati distrutti 10.476 chilometri quadrati di foresta. Solo nel 2020, una porzione equivalente alla superficie del Belgio.
La deforestazione in Amazzonia
L’era di Bolsonaro. Da 15 anni l’Amazzonia non soffriva così
Con Bolsonaro presidente deforestazione ai massimi da 15 anni. Finanza e agrobusiness senza freni, impunità e indigeni messi a tacere
Il ruolo della politica
Nel 2019 Jair Bolsonaro ha approvato l’uso di 1.300 nuovi pesticidi e diserbanti, di cui 193 contenenti sostanze chimiche vietate dall’Ue, come mostra un’inchiesta della testata Unearthed.
Per affrontare queste situazioni la Commissione europea ha disposto uno strumento di stima della sostenibilità delle importazioni, il SIA (Sustainability Impact Assessment). Che dovrebbe permettere di analizzare sia le conseguenze ambientali degli scambi commerciali, sia gli impatti socio-economici. Lo strumento, però, è stato subito messo in discussione da un gruppo di 200 economisti europei e sudamericani. Gli studiosi hanno messo in evidenza numerosi punti critici del SIA, tra cui le differenti valutazioni di impatto per settori produttivi, la metodologia sulla deforestazione e le conseguenze sulle popolazione indigene.
Il programma di Lula fa ben sperare
In tale contesto, il ruolo giocato da un governo sensibile sulla questione climatica e i diritti umani diventa essenziale. Il programma di Lula fa ben sperare, poiché contiene proposte coraggiose. Fra di esse spiccano grandi finanziamenti a fonti di energia pulite, piani di valorizzazione dell’agricoltura biologica e progetti di protezione della foresta amazzonica. Il 18 agosto inoltre, durante il suo primo comizio di campagna elettorale nella Praça da Estação di Belo Horizonte – Stato di Minas Gerais – l’ex presidente ha annunciato nel clamore della folla: “Preparatevi indigeni di tutto il Brasile: una volta al governo formeremo un ministero per le popolazioni indigene. Perché le vostre terre non vengano più illegalmente toccate”.
Dall’altro lato, però, c’è il presidente in carica Bolsonaro, che nel 2021 durante l’Invest in Brasil Forum a Dubai dichiarava: «La nostra Amazzonia, essendo una foresta umida, non prende fuoco». Forse non è un caso che, a partire dall’impeachment di Dilma Rousseff, il numero di agro-tossici approvati sia aumentato stabilmente.
Le politiche sulla sostenibilità ambientale dipendono insomma fortemente dall’orientamento del governo in carica. Con il Green Deal già in vigore in Europa, l’Unione europea dovrà collaborare attivamente con il prossimo esecutivo al fine di porre le basi per una vera transizione climatica globale. Perché, parafrasando una famosa frase del filosofo Michail Bakunin, la nostra sostenibilità, assicurata dalla sostenibilità di tutti, si estende all’infinito.