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Gallery | Amazzonia: le foreste che non ci sono più

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Ambiente

Gallery | Amazzonia: le foreste che non ci sono più

Corrado Fontana
11.01.2021
Corrado Fontana
11.01.2021 Leggi più tardi
  • 1. Ogni anno Greenpeace Brasile sorvola l’Amazzonia per monitorare la deforestazione e gli incendi boschivi. Un fenomeno dietro il quale si nascondono affari miliardari e rischi economici. Ma soprattutto determinante nella perdita di enormi superfici ricche di biodiversità, oltre che nella produzione di milioni di tonnellate di CO2 che favoriscono il riscaldamento globale a causa dei roghi che devastano le foreste pluviali – non solo in Amazzonia -.

    Grazie a questa foto scattata ad agosto 2020, ai dati di rilevazione satellitare dei punti di calore e alle eccezionali e allarmanti immagini che seguono (che coprono quasi 20 anni di impatto sugli habitat), risulta evidente che si tratta di una pratica che va monitorata, governata, limitata e combattuta.

    Deforestazione e monitoraggio degli incendi in Amazzonia. Stato di Amazonas, Brasile – 17 agosto 2020 – © Christian Braga / Greenpeace
  • La barca di Greenpeace Arctic Sunrise sul Rio delle Amazzoni in Brasile scopre un'operazione di disboscamento illegale - 21 novembre 2003 - © Greenpeace / Daniel Beltrá
    2. Durante un’esplorazione sul Rio delle Amazzoni l’equipaggio della MY Arctic Sunrise, barca di Greenpeace, scopre un’operazione di disboscamento illegale con almeno 200 km di strade realizzate nella foresta. Gli attivisti hanno informato l’agenzia ambientale Ibama. Inoltre denunciano con la scritta CRIME (cioè “CRIMINE”) dipinta a caratteri cubitali sulla chiatta dei taglialegna posta a bloccare l’accesso al cantiere di smistamento. Un’enorme quantità di tronchi è già stata portata via sull’acqua.

    Disboscamento illegale scoperto e denunciato da Greenpeace – 21 novembre 2003 – © Greenpeace / Daniel Beltrá
  • Foresta pluviale amazzonica in fiamme, preparazione alle coltivazioni di soia Cargill nello stato di Parà, Brasile - 10 dicembre 2003 - © Greenpeace / Daniel Beltrá
    3. Greenpeace accompagna questa immagine ricordando che l’americana Cargill Corporation (su cui spesso abbiamo scritto) brucia vaste aree di foresta pluviale per preparare il terreno alle piantagioni di soia.

    Foresta pluviale amazzonica in fiamme nello stato di Parà, Brasile – 10 dicembre 2003 – © Greenpeace / Daniel Beltrá
  • Deforestazione nella foresta amazzonica in volo da Manaus a Santarem. Gleba do Pacoval, stato di Parà, Brasile - 20 febbraio 2006 - © Greenpeace / Daniel Beltrá
    4. Visuale impressionante dall’aereo in volo da Manaus a Santarem sopra un’ampia area disboscata a forma di croce. Ben 1645 ettari deforestati illegalmente per piantare soia. Greenpeace documenta da anni l’impatto della deforestazione e delle coltivazioni sulle comunità locali, sulla fauna selvatica e sul paesaggio della foresta pluviale.

    Deforestazione nella foresta amazzonica. Gleba do Pacoval, stato di Parà, Brasile – 20 febbraio 2006 – © Greenpeace / Daniel Beltrá
  • Amazzonia, aerea nella stagione degli incendi nel Mato Grosso, Brasile - 17 settembre 2007 - © Greenpeace / Daniel Beltrá
    5. In volo dall’Alta Floresta alla municipalità di Claudia con vista sulla foresta pluviale, quando ampie porzioni di bosco e vegetazione vengono incendiate dai contadini per lasciare spazio ai campi di soia e all’allevamento di bestiame.

    Amazzonia, aerea nella “stagione degli incendi” nel Mato Grosso, Brasile – 17 settembre 2007 – © Greenpeace / Daniel Beltrá
  • Allevamento di bestiame in Amazzonia a Estancia Bahia. 8 agosto 2008 - © Greenpeace / Daniel Beltrá
    6. La documentazione di incendi boschivi provocati dall’uomo per liberare terreni per l’agricoltura e il bestiame è ampia. In tali aree il disboscamento causa la desertificazione del territorio, distrugge la biodiversità, costringe le popolazioni indigene a migrare e contribuisce a rendere il Brasile tra i principali emettitori globali di gas a effetto serra.

    Allevamento di bestiame in Amazzonia a Estancia Bahia – 8 agosto 2008 – © Greenpeace / Daniel Beltrá
  • Area deforestata in Amazzonia nello stato di Parà, in Brasile - 11 febbraio 2012 - © Daniel Beltrá / Greenpeace
    7. Un singolo albero in un campo di soia vicino alla foresta pluviale, a sud di Santarem e lungo la strada BR163. Attraversando l’Amazzonia brasiliana da nord a sud, su una distanza di 1700 km, c’è questa autostrada federale che si è rivelata come uno dei principali motori della deforestazione nella regione. Lungo questa linea di comunicazione sono stati appiccati molti roghi e sono sorti impianti di macellazione. Inoltre, essa viene usata dai grandi coltivatori come collegamento fino al porto di Santarem, punto di partenza per l’export delle grandi compagnie.

    Area deforestata in Amazzonia nello stato di Parà, in Brasile – 11 febbraio 2012 – © Daniel Beltrá / Greenpeace
  • Deforestazione in Amazzonia. Un camion carico di legname sulla strada Curuá-Una dopo aver attraversato il fiume omonimo, vicino a Santarém, nello stato del Pará, in Brasile - 26 marzo 2014 - © Marizilda Cruppe / Greenpeace
    8. Un camion carico di grandi tronchi d’albero tagliati sulla strada Curuá-Una dopo aver attraversato il fiume omonimo, vicino a Santarém.

    Deforestazione in Amazzonia, nello stato del Pará, in Brasile – 26 marzo 2014 – © Marizilda Cruppe / Greenpeace
  • Protesta di Greenpeace contro l'export di legname illegale in Brasile a Belem, nello stato di Parà, in Brasile - 15 maggio 2014 - © Marizilda Cruppe / Greenpeace
    9. Gli attivisti di Greenpeace Brasile collocano uno striscione con la scritta “Laundered for export” (cioè “Ripulito per l’esportazione”) presso la segheria di Pampa vicino alla capitale dello stato di Parà, Belem. Dopo un’indagine durata due anni Greenpeace ha denunciato la manipolazione del sistema per riciclare il legname illegale con documenti legali per poi rivenderlo in tutto il mondo, soprattutto negli USA e in Europa.

    Protesta di Greenpeace contro l’export di legname illegale in Brasile a Belem, nello stato di Parà, in Brasile – 15 maggio 2014 – © Marizilda Cruppe / Greenpeace
  • La corsa dell'agribusiness tra gli stati di Maranhão, Tocantins, Piauí e Bahia, nella regione conosciuta come MATOPIBA in Brasile - 11 giugno 2017 - © Marizilda Cruppe / Greenpeace
    10. La regione tra gli stati di Maranhão, Tocantins, Piauí e Bahia è conosciuta come MATOPIBA e considerata la vetrina nazionale dell’agribusiness, con un’alta produzione di soia e mais per l’esportazione. Il modello predatorio, tuttavia, crea disuguaglianze e accelera la deforestazione nel bioma del Cerrado, tra i più minacciati del Brasile ed estremamente importante per le falde acquifere e l’approvvigionamento idrico di tutta l’America Latina.

    La corsa dell’agribusiness tra gli stati di Maranhão, Tocantins, Piauí e Bahia, in Brasile – 11 giugno 2017 – © Marizilda Cruppe / Greenpeace
  •  Allevamento di bestiame nel Parco Statale Serra de Ricardo Franco nello stato del Mato Grosso, in Brasile - 5 maggio 2017 - © Ednilson Aguiar
    11. Il Parco Statale Serra de Ricardo Franco si trova in una regione dove si incontrano l’Amazzonia, il Cerrado e il Pantanal. Creato nel 1997 e però – spiega Greenpeace- mai completamente implementato. A causa di problemi di supervisione è diventato perciò un facile bersaglio per i land grabbers (gli “accaparratori di terra”) e gli allevatori di bestiame. Sono stati disboscati oltre 38mila ettari che avrebbero dovuto essere completamente protetti; il 33% di questa deforestazione è avvenuta dopo che il parco è stato etichettato come Conservation Unity. L’allevamento di bestiame è la ragione principale per cui le persone invadono queste terre.

    Allevamento di bestiame nel Parco Statale Serra de Ricardo Franco nello stato del Mato Grosso, in Brasile – 5 maggio 2017 – © Ednilson Aguiar
  • Alla fine della stagione degli incendi nella foresta amazzonica, Greenpeace documenta la distruzione lasciata dagli incendi boschivi nella regione tra gli stati brasiliani di Amazonas, Acre e Rondônia, in Brasile - 1 ottobre 2018 - © Daniel Beltrá / Greenpeace
    12. Ecco cosa resta alla fine della “stagione degli incendi” tra gli stati brasiliani di Amazonas, Acre e Rondônia, dove la foresta amazzonica presenta ancora roghi e vaste aree di ceneri accumulate. Una minaccia per le persone, gli animali e un contributo alle emissioni globali di gas serra. Nel 2018, nonostante una tendenza alla diminuzione del numero di incendi, gli Stati brasiliani più critici per la deforestazione hanno registrato una crescita di episodi.

    La distruzione lasciata dagli incendi boschivi tra gli stati di Amazonas, Acre e Rondônia, in Brasile – 1 ottobre 2018 – © Daniel Beltrá / Greenpeace
  • Deforestazione e monitoraggio degli incendi in Amazzonia a luglio 2020. Resti di boschi in fiamme, a Juara, nello stato del Mato Grosso, in Brasile - 9 lug 2020 - © Christian Braga / Greenpeace
    13. Resti di bosco in fiamme in un’area controllata dal sistema di monitoraggio satellitare Prodes (Brazilian Amazon Satellite Monitoring Project), a Juara. A luglio 2020 Greenpeace ha sorvolato i punti di deforestazione indicati dal Deter (Real Time Deforestation Detection System) e le zone di allarme incendi segnalate dall’Inpe (Istituto nazionale per la ricerca spaziale), negli stati del Pará e del Mato Grosso.

    Deforestazione e monitoraggio degli incendi in Amazzonia nel Mato Grosso, in Brasile – 9 lug 2020 – © Christian Braga / Greenpeace
Amazzonia deforestazione

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Deforestazione nella foresta amazzonica in volo da Manaus a Santarem. Gleba do Pacoval, stato di Parà, Brasile - 20 febbraio 2006 - © Greenpeace / Daniel Beltrá
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