Elezioni Ue: in Germania vincono i Verdi. E trionfa YouTube
Percentuali record per i Grünen, al palo i sovranisti, precipita la Grande Coalizione. E il dibattito pubblico è monopolizzato da un video su YouTube
Già alle sei di domenica sera, quando si sono chiuse le urne in tutta la repubblica federale, i risultati delle europee erano chiari. Gli exit poll, poi confermati dalle proiezioni nel corso della notte, hanno subito deciso vincitori e vinti, senza grandi ipotesi o giri di parole, anche perché c’era ben poco da ipotizzare.
Vincitori e perdenti
Affluenza record, dal 48,1% del 2014 al 61,4%, e un unico vero vincitore, il partito dei Verdi, che è salito di 9,8 punti percentuali al 20,5% e si è piazzato per la prima volta al secondo posto, dietro la CDU/CSU di Angela Merkel.
In caduta libera, invece, i due partiti di governo, che formano insieme la Große Koalition (la grande coalizione), di cui i tedeschi, a quanto pare, sono sempre più stufi: crollano al 15,8% i socialdemocratici della SPD (-11,4%) e al 28,9% (-6,5%) il blocco cristiano-democratico guidato dalla cancelliera, per entrambi si tratta del peggior risultato di tutti i tempi.
Altro verdetto chiaro: i sovranisti della AfD (Alternative für Deutschland, Alternativa per la Germania), salgono sì del 3,9% rispetto alle europee del 2014 ma scendono dell’1,6% rispetto alle politiche del 2017, fermandosi all’11%. La loro forza propulsiva sembra essersi spenta, travolta da un affare di finanziamenti illeciti e colpita, indirettamente, dallo scandalo Strache. Al palo anche la sinistra, scesa di quasi due punti al 5,5%, mentre hanno ripreso quota i liberali della FDP, che chiudono al quinto posto, con il 5,4% (+2,1%).
Hanno vinto i venerdì per il clima
«La politica europea della Grande Coalizione è stata respinta», ha commentato il candidato di punta dei Verdi Sven Giegold. «E ora al Parlamento europeo avremo un gruppo verde che sale da 52 a 71 parlamentari. Non siamo mai stati così numerosi. Perché siamo cresciuti così tanto? Perché mettiamo al primo posto temi che parlano del futuro dell’Europa. Siamo per una decisa protezione del clima, senza se e senza ma, che metta al primo posto una rapida riduzione delle emissioni di CO2, ma abbiamo sempre puntato anche sulla giustizia sociale, in particolare sulla trasparenza delle attività di lobby e sull’equità fiscale, con una lotta continua ai paradisi fiscali. E anche questo ci è stato riconosciuto dagli elettori».
Quelle tedesche sono state «elezioni all’insegna dei cambiamenti climatici, decise da giovani elettori che hanno manifestato nei venerdì per il futuro, sono stati convinti da Rezo e dai suoi Youtubers e alla fine hanno votato a milioni», così ha commentato il quotidiano berlinese Tagesspiegel.
Rezo chi?
Rezo, appunto, un nome che fino a pochi giorni fa era noto solo ai giovanissimi. Negli ultimi giorni di una campagna sulle europee nella quale si è parlato, udite udite, principalmente di Europa, la scena è stata quasi interamente occupata dal video fiume (55 minuti) del ventiseienne youtuber con i capelli azzurri, che ha riportato il dibattito su temi squisitamente nazionali.
Il video, intitolato “La distruzione della CDU”, si scaglia senza sconti contro il partito di Merkel, parla di divario crescente tra ricchi e poveri, fallimento delle politiche sul clima, scarsi investimenti nell’istruzione e spese sempre più ingenti per gli armamenti.
Oltre 13 milioni le visualizzazioni nel momento in cui abbiamo pubblicato questo articolo (mercoledì 29 maggio alle 13) , che sono state subito ridicolizzate dalla segretaria della CDU Annegret Kramp-Karrenbauer (AKK): «mi sono chiesta perché non siamo responsabili anche delle sette piaghe d’Egitto», ha commentato, scatenando subito un’ondata di solidarietà da parte di 70 tra i più noti youtuber tedeschi, che hanno chiesto in coro di andare a votare, ma non per i cristiano democratici della CDU, né per i socialdemocratici della SPD che governano con loro e nemmeno per l’AfD, partiti considerati «irrispettosi, incompetenti e indifferenti ai cambiamenti climatici».
Lunedì sera, a bocce ferme, nei talk show si stava ancora parlando di Rezo. «Ma saranno pochi quelli che avranno visto tutto il video», commentava un politico della CDU. «E comunque si vede che ci hanno messo settimane per prepararlo, non è una cosa spontanea», chiosava un parlamentare della SPD. «E poi quei 70 youtuber che lanciano un appello appena prima del voto, siamo sicuri che si possa fare? Se fossero giornalisti dovrebbero rispettare il silenzio stampa», dichiarava, nella sua ennesima uscita infelice AKK, destinata a sostituire Merkel.
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Ecco, Angela Merkel, appunto. Nel 2014 il suo volto rassicurante e il tailleur Pantone 2945 C erano su tutti i muri. Questa volta, invece, è proprio scomparsa. Non solo dai cartelloni, ma anche dai dibattiti, dai comizi, dalle prime pagine dei giornali. Come se volesse abituarci dolcemente alla sua uscita, programmata al più tardi per il 2021. Perché senza la mamma anche la nazione più austera, efficiente e pragmatica della terra è destinata a soffrire, ed è meglio che la sofferenza si prepari per tempo, si programmi. Anche se sembra che la programmazione non basti. Il blocco di governo non è ancora pronto a un futuro senza “Mutti” (mamma). Una volta uscita di scena la cancelliera resteranno solo i dinosauri dei grandi partiti popolari tedeschi. Sempre che non si riesca a invertire la tendenza prima.