Exor e Tether, sulla Juventus è guerra o finzione?

In vista dell’assemblea dei soci Exor e Tether si danno battaglia per il controllo della Juventus. O forse fingono solo di farlo

Sulla Juventus è vera guerra? © liosc/iStockPhoto

Durante la prossima assemblea degli azionisti della Juventus, in programma il 7 novembre, è previsto un confronto tra l’azionista di maggioranza e quello di minoranza. Confronto a proposito del quale i media specializzati già parlano di «guerra». Da una parte Exor, la holding delle famiglie Elkann/Agnelli, che controlla il 65% delle azioni che le consentono il 79% dei diritti di voto in assemblea. Dall’altra Tether, la discussa e discutibile piattaforma di stablecoin di Giancarlo Devasini che in soli dieci mesi è salita all’11,5% delle azioni della Juventus, che le consentono poco meno del 10% dei diritti di voto in assemblea. E che ha già dichiarato, più e più volte, di voler aumentare il proprio potere all’interno della Juventus.

Altro che Tudor, alla Juve in quattro anni aumenti di capitale per oltre un miliardo

L’esonero dell’allenatore Igor Tudor, arrivato dopo tre sconfitte consecutive e otto partite senza vittoria, non aiuterà certo a migliorare l’atmosfera. Ma è evidente che il problema della Juventus non è l’allenatore. E neppure la squadra. Nonostante, come ha ricordato la Gazzetta dello sport, nelle ultime sei sessioni di mercato la Juventus abbia «bruciato» qualcosa come 286 milioni. Soldi buttati via tra i vari Koopmeiners, Douglas Luiz, Openda, Nico Gonzalez e via dicendo. Il problema sono, per esempio, i dirigenti che hanno fatto il mercato. Chi li ha scelti. E quanto li ha pagati.

L’ex ad Cristiano Giuntoli è appena stato liquidato con due milioni e mezzo di stipendio, e un milione di buonuscita. Quello nuovo Damien Comolli appena arrivato ha preso un milione di bonus alla firma, stipendio escluso. E si è distinto per acquisti e vendite non certo più intelligenti del predecessore. Tanto che queste operazioni, costosissime, non sono piaciute nemmeno alla Uefa, che ha messo il club bianconero sotto inchiesta per violazione del fair play finanziario.

E non è finita qui, perché gli ultimi disastri sul mercato hanno portato a chiudere il bilancio con una perdita di 58 milioni e debiti per 280 milioni. Costringendo la proprietà, dopo gli aumenti di capitale versati per oltre un miliardo di euro negli ultimi quattro anni, a deliberare un ennesimo aumento di capitale. Questa volta da 110 milioni di euro, di cui 30 milioni sono già stati versati da Exor prima del 30 giugno 2025. La proprietà, inoltre, ha annunciato l’emissione di un prestito obbligazionario non convertibile della durata di dodici anni, per 150 milioni di euro.

Le schermaglie dialettiche tra Exor e Tether sul futuro della Juventus

E proprio sul terreno dell’aumento di capitale da 110 milioni si giocherà la «guerra» tra Exor e Tether. O almeno così si racconta. Innanzitutto una premessa. Tutte le azioni della Juventus in mano a Tether sono state rastrellate sul mercato, nessuna è stata venduta direttamente da Exor. In seconda battuta, per come è strutturata, la Juventus non è scalabile: né da Tether né da nessun altro. Resterà sempre di Exor fino a quando la holding delle famiglie Elkann/Agnelli non deciderà di vendere. Detto questo però Tether non ha mai fatto mistero di voler contare di più nella Juventus. Anzi, l’ha gridato forte e chiaro fin dal primo giorno.

Di cosa sia Tether, la piattaforma di stablecoin con ottime entrature nell’amministrazione di Donald Trump, di tutti i dubbi che si porta dietro, e di come sia entrata nella Juventus a febbraio 2025, ne avevamo scritto diffusamente qui. Da allora il peso di Tether nella Juventus è salito. Almeno a livello azionario, passando dal 5% al 11,5%. E anche a livello comunicativo. Con l’ad di Tether Paolo Ardoino che, tra uno slogan fascista come “Make Juventus Great Again” e una serie di interviste sui grandi giornali, ha sempre lasciato intendere la volontà di pesare di più all’interno del club.

Cosa si decide all’assemblea degli azionisti

Fino a che dalle parole si è passati ai fatti. E così, in vista dell’assemblea dei soci che si terrà il 7 novembre allo Juventus Stadium, attraverso una lettera firmata Giancarlo Devasini, Tether ha chiesto a Exor tutta una serie di cose. A partire dalla possibilità che le nuove azioni frutto dell’aumento di capitale siano a disposizione di tutti i soci, quindi anche quelli di minoranza. Passando per la richiesta di cambiare le regole per la struttura del Cda, chiedendo che ai soci di minoranza siano riservati più posti. O la possibilità per i soci di minoranza di entrare nel caso si dovesse sostituire uno dei soci della maggioranza. Fino alla richiesta di avere soci di minoranza anche nei comitati intermedi. Insomma, non potendo scalare la Juventus, Tether chiede gentilmente a Exor di farsi da parte e lasciarla passare.

Il Cda della Juventus, dal canto suo, ha approvato l’integrazione dell’ordine del giorno proposta da Tether per l’assemblea degli azionisti. Tutte le richieste saranno quindi messe sul piatto e poi discusse. Ma, contestualmente, ha depositato una relazione in cui chiede a tutti gli azionisti di votare contro queste richieste. È evidente che, anche solo per questioni legali e strutturali, per come è costruita l’assemblea dei soci, passerà la linea Exor. E non quella Tether. Ma è altrettanto evidente che Tether ha deciso di passare dalle parole, rilasciate in numero esagerato in questi mesi sui media, ai fatti.

Ma tra Exor e Tether sulla Juventus è vera guerra o solo una messa in scena?

Il punto è un altro. La Juventus oramai da diversi anni arranca, sia in campo sia soprattutto in società. Da una parte le inchieste della giustizia sportiva sulle plusvalenze e quelle della Uefa sul fair play finanziario. Dall’altra i continui investimenti a perdere, con il club che in questi anni è stato tenuto a galla da aumenti di capitale per oltre un miliardo. Tutti versati da Exor. Alla holding della famiglia Elkann/Agnelli non solo la Juventus non serve più, ma comincia a diventare un peso economico e politico. Il punto è questo.

L’ingresso di Tether, nonostante sia avvenuto attraverso il mercato, non è stato certo ostile, anzi, date le evidenti comunanze politiche trumpiane tra i due soggetti. Per questo, visti i complessi meccanismi anche ereditari che regolano i rapporti famigliari e non solo all’interno di Exor, forse si potrebbe ipotizzare che parte della famiglia vorrebbe sbarazzarsi della Juventus. Ma è difficile farlo. E il rapporto con Tether non sarebbe quindi quello con un socio di minoranza che ha dichiarato «guerra», come la definiscono i media specializzati. Forse è solo la messa in scena di un conflitto. Per potere in un prossimo futuro giustificare certi tipi di accordi. Staremo a vedere.

Nessun commento finora.

Lascia il tuo commento.

Effettua il login, o crea un nuovo account per commentare.

Login Non hai un account? Registrati