La Juventus e gli Agnelli, la fine è più nera che bianca

Niente grandi feste per il centenario degli Agnelli alla guida della Juve. Difficile brindare mentre le voci parlano di un addio

La Juventus 1923/24 © Guerin Sportivo Photo Archive / Lamberto Bertozzi Collection

Qualche piccola iniziativa sparsa. Nulla di più. La “festa del secolo” per celebrare il centenario della proprietà della Juventus da parte della famiglia Agnelli – da quando il 24 luglio 1923 il senatore fascista Giovanni la regalò al figlio Edoardo – non c’è stata. E non ci sarà. Più che alla festa, il secolo breve degli Agnelli nel pallone è destinato a un triste e solitario finale.

Non solo perché da un anno non c’è più un Agnelli alla guida della Juve, dopo tutte le vicissitudine contabili e giudiziarie coincise con l’allontanamento coatto di Andrea. Cosa evidente due anni fa, quando ne scrivemmo qui. Ma perché a leggere i numeri, sembra evidente che vendere sia l’unica soluzione possibile. O così ritiene il ramo della famiglia che non si chiama Agnelli, e prende le decisioni.

Il club è in mano per il 63,8% alla Exor, holding olandese che controlla gli interessi delle famiglie Agnelli-Elkann. E proprio Exor, che da par suo cresce segnando utili miliardari soprattutto grazie a Ferrari, Stellantis e Cnh Industrial, nella sua relazione semestrale ha pubblicato numeri abbastanza tremendi per quanto riguarda il club bianconero. Che dovrebbe perdere circa 110 milioni nell’anno che va da giugno 2022 a giugno 2023.

Il bilancio del club deve ancora essere pubblicato, visto che il cda ne ha rinviato l’approvazione, e potrà variare in qualche misura, ma il senso è questo. Sesto bilancio in rosso consecutivo dopo i 19 milioni del 2018, i 40 del 2019, i 90 del 2020, i 210 del 2021 e i 239 del 2022. È vero che a leggerlo così potrebbe anche sembrare che le perdite, pur ingenti, siano diminuite. E la strada intrapresa virtuosa. Ma così non è. Sempre attraverso Exor si scopre infatti che l’indebitamento finanziario netto al 30 giugno 2023 è balzato a 340 milioni. Più dei 333 del 2022 e dei 153 del 2021. 

Ma non solo. Il patrimonio netto del club è crollato a soli 55 milioni dai 135 del 31 dicembre 2022. E visto che quest’anno non entrano i soldi delle coppe, a giugno 2024 saranno lacrime e sangue. Serve un aumento di capitale. Ma Exor ha già versato oltre 700 milioni negli ultimi tre anni, e negli ambienti finanziari si dice che John Elkann non sia più disposto a intervenire. Ecco quindi i festeggiamenti in tono dimesso. O meglio dismesso, in via di dismissione. 

L’ultima presidenza targata Agnelli, conclusa al novantanovesimo anno, tra manie di grandezza, operazioni spericolate e indagini in corso è stata il chiodo nella bara di famiglia. Come ha scritto Il Giornale, resta solo una soluzione: «La prospettiva, sollecitata dalla stessa famiglia, dopo un’opera di bonifica contabile, di essere messa sul mercato». Altro che festa. Exor con un comunicato smentisce, ma sembra davvero la fine di un’epoca. La fine di una saga famigliare che, al di là del giudizio complessivo sul suo secolo di dominio assoluto, assume toni molto più neri che bianchi.