Finanza e armi: così la Germania si rifà l’impero

Merz vuole far leva sulla posizione di forza della Germania per porsi in antitesi a Trump e Putin nello scacchiere internazionale

Il cancelliere tedesco Friedrich Merz © European People's Party/Wikimedia Commons

La Germania torna ad essere Guglielmina? Quest’anno la Germania ha superato il Giappone nella classifica dei principali Paesi creditori verso l’estero. Da 34 anni anni il Paese del Sol Levante aveva mantenuto tale primato. Ma a fine 2024 la Germania lo ha superato nonostante la posizione finanziaria netta nipponica sia persino migliorata arrivando a 3.730 miliardi di dollari. Ma la Germania ha raggiunto i 3.780 miliardi. In altre parole, la Germania è il Paese al mondo che ha la migliore differenza fra gli asset posseduti all’estero e le proprie passività nei confronti del resto del mondo. 

Si tratta di una chiara posizione di forza a cui se ne possono aggiungere altre, al di là dei più volte citati elementi di crisi. Non bisogna dimenticare infatti che la Germania ha un rapporto debito/Pil del 49,5%, e quello deficit/Pil all’1,5%. Ha quindi enormi spazi per una spesa pubblica considerevole. Dispone poi di entrate tributarie per quasi 700 miliardi di euro, che rappresentano il 55% del totale delle entrate fiscali tedesche. Una percentuale più alta della media europea, ferma al 50%. Il risparmio personale netto costituisce l’11,50 % del reddito personale netto, mentre il sistema industriale vanta ancora numerose aziende con oltre 100mila dipendenti. Il debito pubblico tedesco, inoltre, è il più affidabile d’Europa e paga tassi ancora bassi.

La strategia di Merz: usare la finanza per rifondare il potere tedesco

Sembra evidente che alla luce di questi dati il cancelliere Friedrich Merz voglia attribuire al suo Paese un ruolo di primo piano nello scacchiere internazionale, posizionandosi in chiaro contrasto con Trump e soprattutto con la Russia di Putin. L’intento è quello di usare gli spazi fiscali per puntare sul riarmo. Utilizzando l’Ucraina come una vera e propria area di delocalizzazione produttiva per le industrie tedesche di produzione dei sistemi d’arma, a cominciare da Rheinmetall.

E stabilendo al contempo ottime relazione con i grandi fondi, BlackRock in primis, per indirizzare il risparmio gestito globale verso i titoli delle stesse industrie del riarmo, verso il debito pubblico tedesco (immaginato come bene rifugio in sostituzione del debito statunitense) e verso le banche tedesche. Ad oggi queste ultime, insieme all’energia, sono il tallone d’Achille del panorama germanico perché ancora troppo piccole. Commerzbank e Deutsche Bank non arrivano a 50 miliardi di euro di capitalizzazione.

Le ambizioni imperiali della Germania: finanza e armi verso il fronte orientale

In questo quadro, le tre principali società tedesche di produzione di armi, Rheinmetall, Renk e Hensoldt, stanno conoscendo un rally incredibile che ha portato i loro titoli al valore più alto di sempre. Come accennato, la Germania punta sul riarmo per alimentare una bolla finanziaria autoctona, con l’aiuto dei grandi fondi – BlackRock e Vanguard – che in Rheinmetall hanno quasi il 10% e sono presenti anche in Hensoldt.

Lo schema è semplice: i risparmiatori tedeschi danno i loro soldi alle Big Three che li mettono nelle tre società tedesche, spinte al rialzo dai venti di guerra. È chiaro allora che Merz, ex amministratore di BlackRock, non ami i tentativi di mediazione. In quest’ottica è molto più comprensibile la dimensione bellicistica del nuovo governo teutonico che trova nelle armi e nella finanza dei grandi fondi strumenti per far valere il proprio peso. Merz come Guglielmo II vuole dare alla Germania un impero, certamente anti europeo e largamente costruito con un baricentro ad est, tra la Polonia e il Baltico, e fondato sullo scontro, divenuto indispensabile, con la Russia.

Nessun commento finora.

Lascia il tuo commento.

Effettua il login, o crea un nuovo account per commentare.

Login Non hai un account? Registrati