La nuova frontiera della finanza: fare affari con le “environmental commodities”
Follow the Money racconta come due società olandesi si arricchiscono grazie alle norme (sbagliate) per evitare la crisi climatica
Oltre il greenwashing. Oltre l’ipocrisia delle compensazioni. La nuova frontiera della finanza è quella di vendere e scambiare “environmental commodities”. E fare un sacco di soldi, senza più fare nemmeno finta di tutelare l’ambiente. O meglio, facendolo ancora a livello di facciata ma implementando un commercio e una speculazione puramente finanziaria totalmente scollegati dalla sostenibilità ambientale. Ora infatti non ci si limita più al commercio di “environmental commodities” intese come materie prime ambientali: originate da risorse naturali o prodotte in condizioni di sostenibilità. Ma si vendono e scambiano come fossero prodotti finanziari tutti gli asset di crediti, diritti e compensazioni sull’inquinamento dovuto alle emissioni di anidride carbonica.
Questa nuova frontiera è raccontata in un’inchiesta di Follow The Money (Ftm), che ha ascoltato – in condizione di anonimato – i dipendenti di due società commerciali olandesi: Amsterdam Capital Trading (ACT) e STX Group. Le due società vendono e scambiano questi asset con governi e aziende in giro per il mondo, che possono così raggiungere più facilmente gli obiettivi climatici previsti. E grazie a questi commerci guadagnano centinaia di milioni di euro, diventando loro stesse asset appetibili sul mercato delle acquisizioni aziendali. Una nuova dimensione della speculazione finanziaria sui temi ambientali che è stata resa possibile grazie ai regolamenti miopi, per non dire condiscendenti, delle istituzioni e dei vari protocolli ambientali.
Environmental commodities: la nuova frontiera della speculazione finanziaria
Amsterdam Capital Trading (ACT) non è la tipica società di servizi finanziari. Con sede nei Paesi Bassi, si definisce «un fornitore globale di soluzioni di sostenibilità basate sul mercato». E per questo aiuta aziende e governi a raggiungere gli obiettivi di azione climatica vendendo prodotti ecologici come i crediti e compensazioni. Ovvero le “environmental commodities” di primo e secondo livello. Un mercato che per ACT è stato assai redditizio, se è vero che nel 2023 ha registrato un fatturato record di 3,4 miliardi di euro. E profitti per 106 milioni di euro. Tanto che già nel 2021 in ACT vi era stato un investimento multimilionario non reso pubblico da parte del gestore di fondi di private equity britannico Bridgepoint.
Lo stesso vale anche per STX Group, un altro trader di materie prime ambientali con sede nei Paesi Bassi, dove lavoravano i fondatori di ACT. Le due aziende sono considerate i più grandi trader di “environmental commodities” a livello globale. E infatti hanno aperto sedi in tutto il mondo sfruttando la politica climatica europea e le altre normative sulle emissioni. Nonché le crescenti pressioni sulle aziende affinché fossero più ecologiche e pulite. Se però ACT e STX Group siano effettivamente sostenibili è difficile da valutare perché essendo due società finanziarie le loro informazioni commerciali, ovvero quali prodotti acquistano e vendono, non sono pubbliche. Ovviamente Follow The Money ha chiesto a entrambe un commento, ma le due società hanno declinato.
E questo è possibile grazie ai miopi regolamenti internazionali
Il problema è proprio che questo mercato è stato incentivato dai grandi accordi internazionali. A partire dal Protocollo di Kyoto del 1997 (entrato in vigore nel 2005) che permetteva di includere dei «meccanismi di mercato» per consentire ai Paesi che superavano gli obiettivi climatici di vendere emissioni di riserva alle nazioni che non li rispettavano. E viceversa ai grandi della Terra di continuare a inquinare e acquistare queste compensazioni. Sempre negli stessi anni nascono infatti i “carbon credits”, dei veri e propri asset finanziari di compensazione climatica. E l’Unione europea introduce il sistema di scambio delle emissioni (Ets) tra i grandi inquinatori, come le industrie manifatturiere e il settore energetico.
«Le due aziende si sono infilate in una lacuna del mercato, e la domanda per i loro prodotti è aumentata enormemente», ha detto un ex dipendente di STX a Follow the Money. «Più regole ci sono, meglio è. In questo modo si riescono a fare i soldi aiutando aziende e governi a rispettare queste regole», ha concluso. Mentre un altro dipendente, sempre in condizioni di anonimato, ha spiegato che le due aziende hanno assunto diversi trader proprio dall’industria dei combustibili fossili e del commercio di petrolio. Per spostarli nel commercio di “environmental commodities”.
«Sono come The Wolf of Wall Street travestiti da Al Gore»
Al di là poi di possibili reati, per esempio Follow the Money già nel 2023 aveva rivelato che ACT aveva acquistato crediti di CO2 fittizi da una grande società di consulenza sul clima, il problema è un altro. Oramai il green e la sostenibilità ambientale sono diventati veri e propri mercati su cui speculare, grazie anche all’immagine di cui si dotano le società più inquinanti. E così, a guardare i siti delle due società olandesi si vedono solo prati verdi, foreste pluviali, turbine eoliche e parchi di pannelli solari. Ma come ha detto a Follow the Money un trader che opera sullo stesso mercato delle due società: «Se guardi i loro siti web sembrano estensioni delle politiche verdi di Al Gore, ma poi le due società si comportano come i Wolf of Wall Street di Amsterdam».