Francia, quello degli agricoltori suicidi è un silenzioso dramma nazionale

Nelle campagne francesi, si suicida un contadino ogni 2 giorni. Alla base della strage, le dure condizioni economiche e un sistema finanziario ostile

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Jean-Marc aveva 65 anni. Il 2 novembre 2018, il giorno dopo la festa di Ognissanti, si è impiccato nel fienile della fattoria ereditata dai suoi genitori. È lì che abitava, a Saint-Romain-de-Popey, un comune nella punta meridionale del Beaujolais. Quella mattina, poco prima, era stato lui ad alzare la cornetta del telefono, perché la sua compagna era già uscita per andare a lavorare.

Aveva risposto a suo fratello Christian, che non lo aveva visto arrivare, come ogni mattina, nei campi. Come faceva sempre. Tutti i giorni. Da trentaquattro anni. «Devo curare i ciliegi», aveva risposto Jean-Marc. Christian aveva trovato la risposta strana, ma non aveva replicato. «Forse sarà stanco», avrà pensato.

La storia dei fratelli Ferrière, agricoltori, una vita spesa nei campi del dipartimento del Rodano, poco a Nord di Lione, è stata raccontata da un’inchiesta del quotidiano francese Le Monde. La loro carriera comincia nel 1984, quando si stabiliscono nel Beaujolais. Passano gli anni e i cambiamenti si accavallano: la scelta di un GAEC (Gruppo agricolo di utilizzo comune) con il fratello.

I campi della disperazione

Poi, nel 2004, la decisione di convertire al biologico la fattoria di famiglia. Per farlo, ottengono fondi per 110mila euro. «Gliene bastano però 65mila, così un banchiere locale gli propone di investire il resto. Il che è illegale», prosegue il giornale transalpino.

Nel 2007, comincia l’incubo. «Contrariamente ad ogni previsione, la banca esige il rimborso immediato dei prestiti. E la proposta avanzata a Christian Ferrière può essere riassunta così: “Hai una soluzione: vendere tutti i beni o sciogliere la società”». La battaglia che segue durerà anni. Un processo, decine di procedure avviate. I due fratelli sono costretti così a chiedere denaro in prestito ai parenti: «Il mondo agricolo è chiuso. Esiste un solo sistema di finanziamento, dal quale dipende tutto», s’indigna Christian.

In Francia si suicida un agricoltore ogni due giorni

Per Jean-Marc, il risultato è la depressione. «Devo salvare mio fratello – ripeteva Christian -. Abbiamo passato un inverno orribile. A luglio, poi, l’abbiamo dovuto portare al pronto soccorso. Si sentiva in colpa per aver dovuto vendere la fattoria di famiglia. Per aver chiesto denaro agli zii, alle zie. In tutto, 135mila euro».

La Francia rurale, oggi, è questa. Le sterminate campagne che dall’Ardèche alla Bretagna, dall’Aquitaine alla Picardie, colorano di verde il territorio della nazione europea, nascondono una realtà drammatica.

Secondo un’inchiesta di Santé Publique France, ogni due giorni un agricoltore si toglie la vita. Nel biennio 2010-2011, il numero di suicidi nella categoria è stato più alto del 20% rispetto al resto della popolazione.

Per gli allevatori di bovini da latte, la cifra sale al 30%. «Un gran numero di suicidi è stato registrato nel periodo in cui il prezzo del latte era ai minimi», osserva lo studio. «A ciò – osserva il quotidiano 20Minutes – si aggiungono le fluttuazioni mondiali delle materie prime, i costi di produzione, il sovraindebitamento. E le difficoltà della vita: le separazioni, la solitudine, le malattie».

Non a caso, i dati Eurostat, elaborati dalla Direzione Generale Agricoltura della Commissione europea evidenziano che in Francia (come del resto in quasi tutta Europa) il reddito dei contadini è ben più basso rispetto alla media dei salari del Paese (e l’Italia è messa anche peggio dei cugini d’Oltralpe). Un gap che non riesce a essere colmato nemmeno grazie al sostegno economico della Politica agricola comune.

Il reddito degli agricoltori è inferiore ai salari nel resto dell’economia © Commissione Europea “La politica agricola comune post 2020 – proposte legislative”

«Molti suicidi di agricoltori mascherati da incidenti sul lavoro»

«Il fenomeno – ha spiegato un’allevatrice dell’Alta Loira – resta un tabù nella categoria. Occorrerebbe introdurre una visita medica annuale per tutti gli agricoltori, effettuata dalla MSA (la Mutualité sociale agricole, ndr)». «Senza dimenticare – prosegue 20Minutes – che molti suicidi vengono classificati come incidenti sul lavoro. Così, le famiglie riescono ad ottenere degli indennizzi dalle assicurazioni».

Nel 2017, un dottorando dell’Inra (Istituto nazionale per la ricerca agronomica) ha discusso una tesi sul tema. Concentrandosi sui piccoli agricoltori e scoprendo che tra di loro i tassi di suicidio sono i più alti. «A togliersi la vita – ha spiegato lo studente – sono maggiormente i single, i vedovi o i divorziati rispetto agli sposati». Un problema «stabile», e che dura «da almeno 40 anni».

«La seconda causa di morte tra gli agricoltori, dopo il cancro»

Negli anni Sessanta, infatti, numerose analisi sociologiche già denunciavano il fenomeno. «Oggi – spiega l’emittente France Bleu – il suicidio è la seconda causa di morte tra gli agricoltori, dopo il cancro. Tra influenze aviarie, cambiamenti climatici, calo dei redditi, degradazione delle condizioni di vita e di lavoro, la situazione è di crisi permanente».

La radio francese aggiunge che, nel 2016, il numero di richieste di soccorso al numero verde Agri’Écoute è raddoppiato rispetto a due anni prima. Alcune fonti parlano di 732 suicidi nel solo 2016. L’ombra della depressione dilaga nelle campagne. Senza risparmiare nessuno. Jean-Marc Ferrière ha posto fine ai suoi giorni mentre nel cassetto tutti i documenti erano pronti: sarebbe andato in pensione il 1° gennaio prossimo.