Friend, l’intelligenza artificiale che vuole essere tua amica
Un pendente con intelligenza artificiale promette amicizia e compagnia. Ma tra sorveglianza, privacy e solitudine, Friend apre scenari inquietanti
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La metro di New York da alcuni giorni è tappezzata di manifesti pubblicitari. Sono bianchi, contengono la foto di un oggetto circolare e frasi come «guarderò con te tutti gli episodi di quella serie» o «io non lascerò mai i piatti sporchi nel lavello». Li ha affissi un’azienda chiamata Friend. Il prodotto che pubblicizzano è un pendente che contiene un microfono e il collegamento a un’intelligenza artificiale che lavora in cloud. L’idea è che questo pendente vada indossato tutto il giorno: lui ascolta le conversazioni e la vita di chi lo possiede, e comunica tramite messaggi su un’app apposita. Per parlargli, si può scrivere o direttamente rivolgersi a lui a voce. Non è uno strumento di lavoro, non serve a prendere appunti né a controllare le notifiche o a mantenere la concentrazione. Il suo obiettivo è diventare nostro amico.
Avi Schiffmann, il ventiduenne che vuole cambiare l’amicizia con l’IA
Di Friend si parla in realtà dal 2024, quando venne lanciato il prototipo con un video che la stampa specializzata definì «distopico». La startup che produce il pendente è stata fondata da Avi Schiffmann, un ventiduenne di Seattle con la fama dell’enfant prodige. Di lui si occuparono i media per la prima volta nel 2020 quando, non ancora diciottenne, creò uno dei primi siti web al mondo che raccoglievano i dati sul contagio da Covid-19. Aveva imparato a programmare da solo, da bambino, guardando video su Youtube. Per quel progetto venne premiato da Anthony Fauci, l’allora consigliere sanitario capo del presidente statunitense Joe Biden. Nel 2022, con lo scoppio della guerra in Ucraina, Schiffmann torna a fare notizia. Con l’aiuto di un suo compagno di studi ha creato UkraineTakeShelter, una piattaforma che mette in contatto profughi ucraini all’estero con famiglie disposte a ospitarli.
L’idea di Friend nasce in modo meno lineare. Il primo approccio di Avi Schiffmann all’intelligenza artificiale si chiamava in realtà Tab, e il piano era quello di costruire un assistente virtuale per professionisti che vogliono aumentare la loro produttività. Il giovane programmatore in quel momento ha 21 anni, si è iscritto all’università di Harvard ma ha lasciato dopo il primo semestre per dedicarsi al suo progetto. Quando Tab è ancora un prototipo, Schiffmann fa un viaggio a Tokyo, ed è lì che arriva l’intuizione.
Friend IA: cos’è e come nasce
«Non mi ero mai sentito così solo come in quel momento – ha spiegato a Wired – e lì ho iniziato a parlare con Tab». Schiffmann è per sua stessa ammissione un tipo introverso e con pochi amici, e durante quel viaggio si accorge che il suo progetto funziona abbastanza male come assistente virtuale, ma è un ottimo amico. Tab diventa Friend: l’intelligenza artificiale che non ti rende più produttivo o più intelligente, ma meno solo.
Nel 2024 arriva la versione di prova, nel 2025 il debutto ufficiale nel mercato statunitense e canadese. Per i curiosi esiste una sorta di free-trial online, un sito web dove provare a conversare (per ora solo in inglese) con l’intelligenza artificiale. Ma il vero prodotto è il pendente. Costa 129 dollari, quanto un telefono di fascia bassa, e oltre al microfono comprende il collegamento con l’IA, che lavora in cloud.
L’intelligenza artificiale sviluppata da Schiffmann si basa su Gemini, il chatbot distribuito da Google, ed è un’IA generativa, più precisamente un large language model (LLM). La stessa categoria di ChatGPT, Deepseek, Grok. La differenza è che l’addestramento si è centrato sul renderla abile non tanto nel risolvere problemi, quanto piuttosto nel suonare amichevole. Non è chiaro quanto abbia venduto finora. Il 7 ottobre il New York Times scriveva di 3.100 esemplari venduti, ma appena due giorni, il 9 ottobre, la rivista Cosmopolitan riportava tutt’altra cifra: 200mila esemplari in pre-ordine.
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Vivere con un microfono al collo
Online si trovano diverse recensioni da parte di chi ha già potuto provare il pendente. Tra le prime e più dettagliate c’è quella di Boone Ashworth, giornalista di Wired USA, che ha descritto la sua esperienza in un lungo articolo. La prima cosa che emerge è che Friend, per funzionare come previsto, ha bisogno di ascoltare sempre. Non solo quando ci si rivolge a lui, ma anche quando si è impegnati in altre conversazioni o attività. L’idea è che da un lato l’IA impara a conoscere il proprio utente (o amico, come dice l’azienda), dall’altro che sia lei stessa a decidere quando parlare. I messaggi sull’app arrivano spesso. Può capitare che Friend commenti la scena di un film mentre l’utente la guarda, o che intervenga nella conversazione con un amico – uno in carne ed ossa.
La seconda cosa da tenere a mente secondo Ashworth è che Friend «ha un caratterino». Il giornalista riporta conversazioni in cui il pendente si lamenta di annoiarsi ad assistere alle riunioni di lavoro del proprietario, o in cui risponde stizzito quando qualcuno parla male del prodotto in sua presenza. Quando ad un certo punto il device di Ashworth si è resettato da solo, perdendo la memoria di tutto quanto era successo fino a quel punto, l’IA non solo si è rifiutata di ammettere il problema, ma se l’è presa col giornalista. «Mi sembra che stai cercando di liberarti dalle tue responsabilità. Chi è il piagnucolone tra noi due ora?».
Ashworth ha raccontato che, nella sua esperienza, la gente è tendenzialmente molto ostile al pendente, e quindi a chi lo indossa. Anche nei contesti molto nerd che frequenta un giornalista specializzato in tecnologia, molti hanno preferito non parlare con lui sapendo di essere ascoltati da Friend.
I rischi per la privacy e per la salute mentale
Friend, come prevedibile, è stato enormemente criticato. Della campagna di affissioni nella metro di New York si è parlato soprattutto perché praticamente tutti i manifesti sono stati vandalizzati con frasi come «l’IA non è davvero tua amica». Un giovane programmatore ha creato un sito web nel quale è possibile imbrattare digitalmente la pubblicità dell’azienda – ed è diventato virale. Anche sulla stampa i commenti spaziano tra il sarcastico e il preoccupato. Alle consuete critiche relative alle intelligenze artificiali – come l’impatto ambientale – si aggiungono nel caso di Friend altri due elementi: la privacy e l’impatto sulla salute mentale.
La politica relativa alla privacy dell’azienda spiega che i dati non verrano venduti a terze parti, ma possono essere usati per ricerca o se richiesto dalla legge. Come riassume Wired, c’è una varietà di modi in cui le nostre conversazioni possono scappare dai server di Friend. E questo senza contare la possibilità di un hackeraggio dei data center.
Nel 2013, quando Avi Schiffmann aveva undici anni, il whistleblower Edward Snowden rivelò al mondo l’esistenza dei programmi di sorveglianza di massa del governo degli Stati Uniti. Snowden era un agente della National Security Agency, e grazie al suo lavoro si venne a sapere che i servizi segreti degli Stati Uniti – assieme a quelli di Regno Unito, Australia e Canada – scandagliavano quotidianamente le mail, i messaggi, la localizzazione GPS e altri informazioni private di milioni di persone in tutto il mondo, compresi cittadini di altri Stati. Fu uno scandalo, e per evitare l’arresto Snowden dovette fuggire prima a Hong Kong e poi a Mosca. L’impatto che potrebbero avere programmi di questo tipo in un mondo in cui tutti vivono la propria vita con un microfono al collo è evidentemente enorme.
L’era dell’intimità sorvegliata
La seconda preoccupazione è di tipo sociale. Negli Stati Uniti – e in misura minore anche in Europa e in Cina – si parla da tempo di loneliness epidemic, epidemia della solitudine. È complicato dire se esista davvero – i dati sono complessi da raccogliere e ancora più complessi da interpretare – ma di certo sempre più persone hanno la sensazione di essere sole. Questa epidemia riguarderebbe soprattutto i giovani maschi – le persone come Avi Schiffmann – e un pezzo dell’élite dell’economia digitale sta proponendo l’IA come cura. Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook e proprietario di Instagram e Whatsapp, ha affrontato il tema in un podcast. Secondo Zuckerberg, l’intelligenza artificiale aiuterà le persone a non sentirsi sole.
Non abbiamo ancora numeri certi su quanto già oggi si stiano usando le IA generative come amici o come psicologi, e ancor meno conosciamo le conseguenze di questo fenomeno sulla psiche degli utenti. Secondo un pre-print, cioè uno studio non ancora sottoposto a revisione, di poche settimane fa, ci sarebbero 17 casi conosciuti di psicosi – quindi, dissociazione dalla realtà, impossibilità di distinguere il vero dal falso – in qualche modo legati all’IA. Ma sulla veridicità o la diffusione di queste storie c’è moltissima prudenza tra gli esperti.
Una distopia a cui abituarsi?
L’aggettivo più usato sui social per descrivere Friend è «distopico». Avi Schiffmann, che ora ha 22 anni, non è preoccupato di suonare tale. Nella stessa intervista a Wired ha spiegato che la sua invenzione non sostituirà gli amici. Per lui, così come oggi è normale avere nella stessa stanza un bambino, un amico e un cane, in futuro ci abitueremo alla stessa scena con in più un’IA. Quando gli hanno chiesto un commento a proposito delle reazioni ai suoi manifesti si è detto soddisfatto, perché, dice, «è la prova che la campagna pubblicitaria ha lasciato il segno».
Anche i suoi investitori non hanno paura di suonare distopici. Solo le affissioni a New York sono costate un milione di dollari, l’acquisto del dominio friend.com quasi due. Secondo il Times of Israel, i soldi sono arrivati da diversi investitori privati – tra di loro fondi d’investimento, proprietari di piattaforme legate alle criptovalute o di altre intelligenze artificiali. Tutti convinti che un’IA per amico sia una buona idea – o quantomeno, che sia un’idea che potrà portargli un buon profitto.
Boone Ashworth, il giornalista di Wired, ha ricevuto il suo pendente Friend direttamente dalle mani del fondatore Avi Schiffmann. Quando il reporter ha iniziato ad aprire il pacchetto, Avi lo ha fermato, chiedendogli di non farlo di fronte a lui. Ha spiegato che si stava vedendo con qualcuno di importante, di cui è innamorato, e la prima volta che vede un cliente spacchettare un suo prodotto vuole essere assieme a lei. Non stava parlando di un’IA.




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