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Gli investimenti hanno un impatto sul clima. Le banche etiche lo misurano

La rete internazionale delle banche etiche inizierà a misurare e comunicare l'impronta ecologica di prestiti e investimenti. Per orientare gli investitori verso scelte meno inquinanti

Per superare un probabile annacquamento delle regole sulla finanza sostenibile le banche etiche potrebbero preparare un loro bollino verde © Barks_japan/iStockPhoto

Investire significa sostenere un’azienda (tutte le aziende del proprio portafoglio di investimento), che, qualsiasi sia, avrà un impatto sul climate change, maggiore o minore a seconda dell’azienda e del suo impegno per la tutela dell’ambiente. Quindi investire significa anche scegliere se e quanto contribuire al climate change, a seconda dell’azienda in cui si investe. Peccato che spesso un investitore non sappia quale sia l’impatto dei propri investimenti. E non possa, quindi, effettuare una scelta davvero consapevole.

“Basterebbe” che banche, società finanziarie, fondi pensione e qualsiasi investitore istituzionale misurasse la propria impronta ecologica (la carbon footprint) e la comunicasse ai propri investitori. Ma questo in generale non accade.

La notizia arrivata dal mondo della finanza etica ha, quindi, un che di rivoluzionario: le banche aderenti alla Global Alliance for Banking on Values (GABV), 54 banche fra, unica italiana, cui Banca Etica, si sono impegnate a misurare e ridurre – nei prossimi 3 anni – l’impatto climatico degli investimenti e dei prestiti concessi.

«Le istituzioni finanziarie hanno un ruolo cruciale nel decidere verso quali attività economiche indirizzare gli investimenti», ha spiegato il presidente di Banca Etica Ugo Biggeri.

Sulla strada tracciata dalla Commissione Europea

Esattamente lo stesso pensiero che c’è dietro il lavoro che sta portando avanti da due anni la Commissione europea: definire e regolamentare la finanza sostenibile per favorire la transizione verso un’economia a basso impatto.

La Commissione Europea ha già reso obbligatorio, per grandi aziende, banche e assicurazioni, una rendicontazione dell’impatto sul clima (ed entro giugno di quest’anno pubblicherà le nuove linee guida per la rendicontazione): un modo per accelerare la transizione verso un’economia low carbon . È necessario infatti trovare i capitali per passare a un’economia a basso impatto ambientale. Capitali che la Commissione europea stima in circa 180 miliardi di euro all’anno. Che non vanno creati dal nulla, ma ricollocati, a partire da quelli esistenti, verso realtà economiche che hanno un minore rischio legato alla transizione e che colgono meglio le opportunità che si creano».

L’impegno della rete della banche etiche

I leader delle banche aderenti alla Global Alliance for Banking on Values (Gabv) riuniti in assemblea a Vancouver a metà febbraio si sono impegnati a portare avanti uno sforzo congiunto per misurare e ridurre – nei prossimi 3 anni – l’impatto climatico degli investimenti e dei prestiti concessi.

Lo faranno attraverso una tecnologia sviluppata da un gruppo di banche olandesi e nota come “Platform for Carbon Accounting Financials (PCAF)”. Un sistema che permette di calcolare le emissioni di gas serra generate dal portafoglio di prestiti e investimenti di ogni banca.

Le banche aderenti alla Gabv hanno lanciato l’iniziativa chiamata “Climate Change Commitment” (3C initiative): per contribuire alla concreta realizzazione degli Accordi di Parigi che nel 2015 hanno impegnato gli Stati aderenti a contenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto della soglia di 2 °C oltre i livelli pre-industriali, e di limitare tale incremento a 1,5 °C: un’azione necessaria per ridurre sostanzialmente i rischi e gli effetti dei cambiamenti climatici che stanno sconvolgendo il pianeta.

«Ci impegniamo a finanziare solamente progetti che non danneggino l’ambiente – spiega ancora Ugo Biggeri – Ci stiamo dotando di strumenti per misurare in modo sempre più preciso l’impatto ambientale non solo delle nostre sedi e uffici, ma anche e soprattutto di tutti i finanziamenti che eroghiamo».

Da 4 anni Etica Sgr misura la propria impronta

Etica Sgr, la società di gestione del risparmio del Gruppo Banca Etica,  già da quattro anni misura l’impronta di carbonio (ovvero le emissioni di gas climalteranti attribuibili a un prodotto, un’organizzazione o un individuo) dei propri investimenti azionari.

Dall’analisi della carbon footprint è emerso che le emissioni medie per milione di euro di fatturato delle aziende presenti nei portafogli azionari dei fondi di Etica Sgr sono pari a 290 tonnellate di CO2 e sono più basse del 70% rispetto al valore del benchmark di riferimento

«Calcolare la carbon footprint (impronta di carbonio) per Etica Sgr significa andare oltre la performance finanziaria ed economica di un investimento, focalizzando l’attenzione sui suoi impatti ambientali», sostiene Luca Mattiazzi, Direttore Generale di Etica Sgr. «Per noi rappresenta una forte assunzione di responsabilità: siamo stati la prima Società di gestione del risparmio italiana ad aderire al UN PRI Montreal Carbon Pledge per dare un segnale che anche la finanza deve fare la sua parte per gestire il cambiamento climatico.

La carbon footprint è uno strumento di rendicontazione e controllo, oltre che di trasparenza nei confronti della clientela, che chiede sempre maggiore attenzione su questi temi. L’analisi ci consente, da un lato, di dialogare con le imprese in merito all’impatto ambientale delle loro attività per stimolarle a condotte sempre più sostenibili e, dall’altro, ad effettuare scelte sempre più consapevoli, nell’esclusivo interesse e a beneficio dei nostri sottoscrittori».

In Francia una legge che anticipa i tempi

La Francia ha bruciato i tempi: da quattro anni ha introdotto una pionieristica legge sulla transizione energetica, all’interno della quale (con l’articolo 173) richiede a chiunque gestisca degli investimenti di fare un report formale sul loro profilo ambientale, fornire cioè informazioni sull’impronta ecologica dei fondi.