La Commissione europea valuta il ritiro della direttiva sui green claims

Nel nome della competitività, la Commissione europea ventila l’ipotesi di cancellare la direttiva sui green claims, a un passo dall’approvazione

L'Unione europea ha provato a regolamentare i green claims © BlackSalmon/iStockPhoto

«Siamo sull’orlo di una crisi istituzionale», rivela a Politico Valérie Hayer, a capo del gruppo politico europeo dei liberali, Renew Europe. E la crisi, per la seconda Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen, potrebbe giocarsi sul tema del greenwashing. O meglio, della proposta di direttiva sui green claims che la Commissione sta valutando di abbandonare, facendo cadere nel nulla un iter legislativo durato più di due anni.

L’Unione europea contro il greenwashing: cosa prevedeva la direttiva

Il Green Deal europeo, il colossale piano di transizione verde dell’Unione europea, affronta anche il tema della trasparenza verso i consumatori. Perché negli ultimi anni le dichiarazioni ambientali si sono moltiplicate. Rivelandosi di sicuro efficaci in termini di marketing, ma non sempre attendibili. Le organizzazioni per la tutela dei consumatori, a fine 2020, ne hanno valutate 344. Nel 57,7% dei casi mancavano gli elementi per definire se fossero fondate. Nel 50% dei casi non si capiva se fossero riferite all’intero prodotto o solo a una componente, nel 36% se riguardassero l’impresa o solo alcuni prodotti.

Da qui la scelta di fare ordine attraverso due direttive complementari tra loro. La prima, la direttiva Ue 2024/825, è già stata approvata in via definitiva e andrà recepita negli ordinamenti nazionali entro il 27 marzo 2026. Ne abbiamo parlato anche su Valori. Tra le altre cose, la cosiddetta direttiva Empowering vieta le dichiarazioni generiche (come “ecologico”, “verde”, “sostenibile”) permettendo solo i green claims precisi, basati su dati scientifici e riferiti all’intero ciclo di vita del prodotto. Impone anche un giro di vite sulle diciture come “impatto zero” o “carbon neutral”, che non ci si può più intestare soltanto a fronte della compensazione delle emissioni.

In parallelo, a marzo 2023 ha preso il via la procedura legislativa ordinaria per un’altra direttiva (COM/2023/166). Semplificando: se la prima regola cosa non si può più dire, la seconda stabilisce come dimostrare quello che si dice. La proposta prevede infatti di creare un meccanismo unico di verifica ex ante dei green claims volontari. Ciò significa che le imprese, prima di comunicare pubblicamente le caratteristiche di sostenibilità di un prodotto, dovrebbero produrre le prove da sottoporre al controllo di organismi indipendenti accreditati. In caso di violazioni, andrebbero incontro a sanzioni amministrative e penali stabilite su scala nazionale.

Green claims, lo stop arriva dalle destre europee

Politico fa però sapere che, a pochi giorni dalla fine dei negoziati, il Partito popolare europeo (Ppe) – la formazione di centrodestra che ha la maggioranza relativa all’Europarlamento e ha sostenuto la stessa von der Leyen – ha inviato una lettera a Jessika Roswall, commissaria per l’Ambiente. Chiedendole di ritirare la proposta di direttiva sui green claims. In alternativa, non avrebbe garantito il suo sostegno all’accordo derivante dai negoziati. Venerdì 20 giugno il portavoce della Commissione europea Maciej Berestecki ha confermato ai giornalisti di volerla cancellare. Appellandosi alle giustificazioni che negli ultimi mesi sono diventate un refrain: la direttiva sui green claims, applicandosi anche a circa 30 milioni di microimprese, si sarebbe rivelata troppo onerosa in termini burocratici. E dunque contraria al mantra della competitività e della semplificazione.

Il ritiro di una proposta legislativa da parte della Commissione sarebbe un’azione piuttosto inusuale. Per ora non è stata presa una decisione definitiva in merito. Tant’è che le fonti della Commissione si sono affrettate a chiarire che c’è solo «l’intenzione di informare i co-legislatori del fatto che potremmo prendere in considerazione il ritiro». Plaudono all’ipotesi i Conservatori e riformisti e i Patrioti per l’Europa, gruppi a cui fanno capo per l’Italia rispettivamente Fratelli d’Italia e Lega. Durissimi invece Socialisti e Liberali, con cui il Ppe ha stipulato un patto di cooperazione al Parlamento europeo. Tant’è che Politico non esclude che gli equilibri politici possano incrinarsi.

1 Commento

  • L

    Luca Nicolussi

    Salve, le destre non fanno altro che confermare la mancanza assoluta di conoscenza sei problemi proponendo soluzioni facili a fronte di problemi complessi!!!!

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