I guadagni della Serie A 2024-25 riservano delle sorprese

I guadagni della Serie A non derivano dalla classifica ma dalla qualificazione alle coppe, e anche retrocedere è più conveniente di salvarsi

La festa scudetto a Napoli © Bepsimage/iStockPhoto

Nel tardo capitalismo finanziario vincere non serve a niente. Tanto per i fondi d’investimento che guadagnano scommettendo sui ribassi e alimentando la voragine del debito, quanto nel calcio contemporaneo che dagli stessi fondi è gestito. A mettere in fila i guadagni della Serie A 2024-25 appena conclusa, infatti, si scopre che arrivare primi o quarti cambia poco o nulla. O che addirittura retrocedere in Serie B, grazie al premio paracadute, sia non solo più conveniente che salvarsi, ma addirittura più remunerativo di una tranquilla stagione a metà classifica.

Certo, poi vincere lo scudetto porta un indotto difficilmente quantificabile ma sicuramente importante. Rimanere fuori dalle coppe europee è un salasso economico pesantissimo. E rimanere in Serie A sul lungo periodo può essere conveniente. A qualcosa la classifica serve, anche sul piano economico finanziario. Ma molto meno di quanto si potrebbe credere.

I guadagni della Serie A dai diritti tv

Cominciamo proprio dalla classifica. Vincere il campionato in sé non porta alcun guadagno. L’unico indicatore che segue il posizionamento dei club è quello della redistribuzione dei diritti televisivi, circa un centinaio di milioni l’anno, a scalare dal primo all’ultimo posto. Utilizzando le proiezioni di Calcio e Finanza possiamo infatti vedere che il primo posto del Napoli vale circa 15,7 milioni di euro, e l’ultimo del Monza 0,3 milioni. Una bella differenza, certo. Ma a entrare nel dettaglio osserviamo anche che tutto sommato tra le prime tre posizioni ballano un paio di milioni: l’Atalanta terza ne prende 11,3.

Scendendo lungo la classifica, poi, vediamo che è solo di 400mila euro la differenza tra i soldi incassati dall’Empoli (0,9 milioni), disperato per la retrocessione, e quelli presi dal Lecce (1,3), in festa per avere mantenuto la categoria. E come poi vedremo per le squadre retrocesse ci sono decine di milioni di bonus. È altresì vero che il Milan arrivato ottavo prende solo 5 milioni, 10 meno del Napoli. Ma in fondo per il Milan 10 milioni è una cifra più bassa dello stipendio che corrisponde a Origi, calciatore fantasma che da due anni non gioca nemmeno una partita in maglia rossonera. Il vero problema per il Milan è essere rimasto fuori dalle coppe europee. Secondo alcune stime sarebbe infatti di circa 50-60 milioni il saldo negativo per la mancata partecipazione alle coppe.

Quanto si guadagna dalle coppe europee

Ecco dove cominciano le vere differenze per i club nei guadagni della Serie A appena conclusa. Nel partecipare o meno alle coppe europee, e a quali soprattutto. Con la nuova formula della Champions League sul modello Superlega, e le partite diventate infinite, sono infatti fondamentali i primi quattro posti. La Uefa distribuirà per la prossima Champions circa 2,5 miliardi. Quindi ogni squadra partecipante riceverà una base intorno ai 40-50 milioni: metà come bonus partecipazione e un’altra metà dal nuovo segmento “value” (che accorpa il vecchio market pool + diritti tv). Poi ci sono 2 milioni per ogni partita vinta, altri soldi per la posizione in classifica e il raggiungimento delle varie fase eliminatorie.

Partecipare alla Champions League quindi porta un guadagno che va dai 40 milioni minimo per il solo presentarsi a 80 milioni per arrivare nelle fasi finali. A cui ovviamente vanno aggiunti i soldi del botteghino, delle sponsorizzazioni e dell’indotto che comporta fare bene nel mondo. Si può anche raddoppiare insomma. Per l’Europa League e la Conference League arrivano più o meno la metà dei soldi, dai 15 ai 30 milioni circa. E anche qui vanno aggiunte le entrate collaterali. Diventa quindi chiaro per i guadagni dei club derivanti dalla Serie A appena conclusa, vincere lo scudetto o arrivare al quarto posto non faccia davvero alcuna differenza. E che vincere non serva davvero a nulla. La differenza abissale comincia e esserci solo tra il quarto e quinto posto. E poi tra chi fa le coppe e chi non le fa.

I guadagni della Serie A premiano chi retrocede

Ovviamente poi c’è tutto un indotto immateriale non quantificabile che deriva dalla vittoria. Come scrive Fanpage, secondo le stime del centro studi di Confesercenti lo scudetto del Napoli porterebbe alla regione Campania un fatturato di circa 230 milioni di euro. Soldi che arriverebbero dall’aumento del turismo (circa un milione, secondo le stime) e quindi da alberghi, ristoranti e gadget celebrativi. E lo stesso Napoli, dalla vendita della sua immagine vittorioso nel mondo trarrà sicuramente benefici quantificabili in decine di milioni. Per non parlare della rivisitazione al rialzo dei contratti di sponsorizzazione. O del maggior appeal al momento di attirare nuovi calciatori e firmare contratti.

Ma che i guadagni della Serie A sono slegati da vittorie e sconfitte lo dimostra anche la zona retrocessione. Il paracadute è il contributo economico che si elargisce a chi retrocede. In Italia è suddiviso per fasce, a seconda degli anni di permanenza in Serie A, e per la stagione 2024-25 raccontano questo: Empoli e Monza 25 milioni, Venezia 10. Ora, è vero che l’anno prossimo le squadre in Serie B avranno ricavi più bassi rispetto a chi si è salvato. Ma avranno anche spese più contenute.

Chi si è salvato e invece, come Lecce, Parma e Verona, guadagnerà di più. Ma sarà anche costretto a investimenti maggiori. A fronte di guadagni per la stagione in corso che abbiamo visto essere pressoché identici (pochi milioni) e soprattutto alla mancanza del paracadute (decine di milioni). Ecco perché a molte squadre non dispiace retrocedere. E magari risalire e poi retrocedere di nuovo. Ecco perché, nel calcio del tardo capitalismo finanziario, vincere non serve a niente.

Nessun commento finora.

Lascia il tuo commento.

Effettua il login, o crea un nuovo account per commentare.

Login Non hai un account? Registrati