Hertz, “bucata” la transizione all’elettrico: il numero uno costretto a dimettersi
Hertz aveva puntato sull'auto elettrica, ma le cose sono andate male e il Ceo ha dovuto fare i bagagli. Ecco perché è un segnale per tutti
Si può considerare una prima mondiale. E soprattutto un segno dei tempi, se il mondo fa sul serio sulla transizione ecologica nella prospettiva del contrasto alla crisi climatica. Perché se in Italia sono ancora in tanti quelli che, il più delle volte pregiudizialmente, avanzano dubbi per non dire che si mettono apertamente di traverso nei confronti della transizione verso la mobilità elettrica, all’estero se non s’imbocca la strada giusta verso quella transizione succede che rotolano teste.
La transizione verso le auto pulite che è rimasta sulla carta
Il colosso dell’autonoleggio Hertz ha comunicato le dimissioni del suo Ceo, Stephen Scherr. Sulla vicenda pare abbiano pesato come un macigno le questioni legate alla transizione all’elettrico tentata, mancata, finita con un dietrofront, con ingenti perdite e un mare di polemiche.
Con l’arrivo di Scherr, in carica dal 2022, l’azienda aveva provato a rafforzare ulteriormente la sua strategia, avviata già prima, di puntare sui veicoli elettrici. L’idea era arrivare a disporre della più grande flotta di veicoli elettrici a noleggio degli Stati Uniti. Ma le cose non sono andate come previsto.
Hertz aveva acquistato migliaia di veicoli elettrici da Tesla, l’azienda di Elon Musk all’avanguardia nel settore. Ma la gestione di questo parco auto si è complicata per vari motivi. Ad esempio perché Tesla aveva successivamente tagliato i prezzi per sostenere le vendite delle sue auto, il che ha deprezzato il valore e quindi inciso sui prezzi di rivendita della flotta di Hertz. Poi c’è stato un problema di costi superiori alle attese per la riparabilità dei veicoli elettrici. Avrebbe pesato anche una domanda fiacca oltre il previsto di mobilità elettrica. Così l’ultimo trimestre del 2023 per Hertz si è chiuso con perdite ingenti che hanno fatto scattare l’allarme rosso.
La marcia indietro di Hertz
Hertz ha fatto marcia indietro. Ha messo in vendita buona parte della flotta elettrica e annullato migliaia di contratti d’acquisto da un altro produttore di EV (electric vehicles), la svedese Polestar. Poi ha annunciato di voler tornare al buon vecchio, si fa per dire, motore a combustione per soddisfare la domanda dei clienti e provare evidentemente a rimettere un po’ a posto i conti. In quello che si può forse considerare un rigurgito di shortermismo.
Perché nel lungo, ma più probabilmente nel medio termine, la questione della transizione all’elettrico inevitabilmente si ripresenterà e bisognerà non solo gestirla ma cavalcarla, altrimenti il rischio è quello di essere tagliati fuori. Di non tenere il passo ad esempio con la solita Cina che anche sulla mobilità elettrica non è che corra, vola letteralmente: secondo il Global EV Outlook 2023 dell’Agenzia internazionale dell’Energia, la Cina nel 2022 ha rappresentato il 60% delle vendite globali di auto elettriche e lì circolano più della metà delle auto elettriche su strada nel mondo.
Ma la fine dei motori termici è solo questione di tempo
Al di là di fake news e falsi miti montati ad arte, nella transizione all’elettrico, che è parte dell’epocale transizione ecologica da fare si spera in tempi non biblici, nessuno nasconde che ci siano criticità, che vanno comprese, affrontate e risolte. Ma fossilizzarsi su quelle è come guardare la pagliuzza per non voler vedere la trave. La fine dei motori termici, infatti, come quella delle fonti fossili, non è più una questione di se ma di quando. E il perché è arcinoto: fra i tantissimi, un recente studio di BloombergNEF ha rilevato che le emissioni di CO2 dei veicoli elettrici nell’intero ciclo di vita possono essere fino al 70% inferiori rispetto a quelle dei veicoli termici. Non c’è gara, insomma.
Solo che per anticipare o almeno provare a fare meglio degli altri, bisogna avere la visione. Come ha spiegato su Novethic il portavoce di Transport & Environment Francia: «Il veicolo elettrico non è semplicemente un’auto con un motore cambiato. È una nuova esperienza di mobilità che richiede investimenti per supportare meglio i clienti e formare i team sul campo. Alcuni player del settore se lo sono dimenticato».