Il gas è un pericolo anche in casa: ogni anno migliaia di incidenti domestici

L'uso del gas per la cottura o il riscaldamento comporta migliaia di incidenti domestici e seimila morti evitabili nell'Europa dell'Est

Ogni anno gli incidenti domestici legati al gas causano migliaia di morti ©Kileman/iStockPhoto

Nell’Europa orientale si muore a causa delle fonti fossili in casa almeno quanto per gli incidenti stradali nell’Europa occidentale. È quanto emerge da un nuovo studio sulle conseguenze degli incidenti domestici dovuti all’utilizzo del gas per la cottura e il riscaldamento. L’indagine rientra nella campagna Coolproducts portata avanti dallo European Environmental Bureau, una rete che conta circa 180 organizzazioni ambientaliste.

Cottura e riscaldamento con il gas sono un pericolo per la salute

Cucinare e riscaldare case ed edifici con il gas è pericoloso, sono i numeri a dimostrarlo. Il problema non solo i rischi respiratori, che pure sono stati dimostrati scientificamente. Sotto la lente dei ricercatori, stavolta, è il numero elevato di incidenti domestici di varia portata legati al gas. Troppo pericolosi i guasti alle apparecchiature, il rischio di incendi o di avvelenamenti da monossido di carbonio. Fatalità che solo nell’Europa orientale costano ogni anno 6mila vite e feriscono tra le 900 e 1.800 persone.

Le cifre potrebbero essere significativamente più alte. Per ogni incidente domestico denunciato, per ogni corsa al pronto soccorso legata all’utilizzo di gas in casa, ce ne potrebbero essere molti altri che non hanno richiesto supporto medico. Eppure, nell’83% delle case europee si usano ancora fonti fossili e sistemi di riscaldamento e cottura a biomassa. Gli ultimi anni ci hanno insegnato quanto influiscano sull’estrema volatilità delle bollette. Adesso, però, sappiamo anche quanto fanno male.

Le energie fossili restano l’opzione più incentivata

Come mai una tecnologia che mette in pericolo tante vite è ancora l’opzione principale per così tante persone? Innanzitutto, perché è quella maggiormente incentivata. Solo nel 2022 i diversi governi nazionali dell’Unione europea hanno destinato 3,2 miliardi di euro ai sussidi per il riscaldamento fossile. Più di 3 miliardi a supporto di sistemi energetici che, nello stesso periodo, hanno generato crisi energetiche e sociali e che contribuiscono alla crisi ambientale e climatica.

Come per molte altre ricerche, non abbiamo a disposizione un set di dati esaustivo per tutti i Paesi dell’Unione. Basandosi sulle informazioni fornite da otto Stati membri, lo studio ha messo in fila una serie di evidenze che dovrebbero essere considerate da chi si occupa di politiche di salute e sicurezza pubblica.

Gli incidenti domestici legati al gas in Europa

Nell’Europa orientale le morti per avvelenamento di monossido di carbonio, nel solo 2021, sono state tra le 5mila e le 6mila. Molte di più di quelle dell’Europa occidentale. In tutta l’Unione ogni anno tra le 900 e le 1.800 persone riportano lesioni dovute alle tecnologie di riscaldamento e di cottura ancora legate al gas e ai combustibili fossili. In Polonia quasi il 30% degli incidenti domestici è dovuto al riscaldamento. Lo scorso anno i vigili del fuoco hanno risposto a 4.350 chiamate legate a incidenti del genere, con quasi 1.500 casi di intossicazione da monossido di carbonio, di cui 53 mortali. Nel 2022, in Romania, gli incendi legati alla combustione domestica hanno ammazzato 305 adulti e 10 bambini, ferito 702 adulti e 40 minori. In Svezia, tra il 2018 e il 2023, ci sono stati 6.572 incidenti.

Non fa eccezione l’Italia. Nel nostro Paese il quinquennio 2014-2019 ha visto 1.743 infortuni legati all’utilizzo di gas canalizzato. Nel 97% dei casi hanno riguardato i clienti finali.

Bisogna finanziare il passaggio all’elettrico

Con numeri di questo genere, gli autori sollecitano con urgenza al passaggio a tecnologie più sicure. Il rapporto suggerisce possibili soluzioni. Davide Sabbadin, il vice responsabile delle politiche per il clima e l’energia dello European Environmental Bureau, ha sottolineato la necessità di «investire in alternative pulite, rinnovabili ed economiche come solare e pompe di calore». Non si tratta più, secondo Sabbadin, di sollecitare processi virtuosi, ma di un imperativo morale.

Per finanziarlo, secondo lo studio, basta dare priorità agli investimenti per un passaggio all’elettrico, a partire dall’Europa centrale e orientale, sfruttando il Fondo sociale per il clima. La sua finalità, d’altra parte, è quella di supportare una transizione energetica giusta ed equa. Quale modo migliore che garantire alle famiglie a basso e medio reddito di accedere a sistemi di cottura e riscaldamento puliti, rinnovabili e che non li mettano in pericolo?