Come inflazione, guerre e clima alimentano la fame nel mondo
La Banca Mondiale mette in guardia sulla sicurezza alimentare globale. Per milioni di persone i prezzi alimentari sono insostenibili
«L’inflazione dei prezzi alimentari rimane elevata in tutto il mondo». E ciò pone rischi sulla capacità di milioni di persone di ottenere il cibo di cui hanno bisogno. A rivelarlo è l’ultimo report di aggiornamento sulla sicurezza alimentare globale – risalente al 4 maggio – della Banca Mondiale.
L’inflazione sui beni alimentari colpisce in tutto il mondo
I dati disponibili relativi alla crescita dei prezzi alimentari evidenziano, tra gennaio e aprile 2023, dati preoccupanti in quasi tutti i Paesi a basso e medio reddito. Si tratta di livelli di inflazione superiori al 5% nel 64,7% degli Stati più poveri, nell’83,7% in quelli a reddito medio-basso e nell’89% dei Paesi a reddito medio-alto. I territori più colpiti si trovano praticamente ovunque nel mondo: dall’Africa al Nord America, dall’Europa all’Asia meridionale. Il report evidenzia inoltre come la pressione sui prezzi nel settore sia superiore quasi ovunque rispetto all’inflazione registrata per gli altri beni: nell’84,3% dei 159 Paesi per cui sono disponibili gli indici dei prezzi al consumo alimentari e dei prezzi al consumo complessivi.
Il report della Banca Mondiale evidenzia tuttavia che, rispetto all’ultimo aggiornamento del 20 aprile, gli indici dei prezzi agricoli, dei cereali e dei beni esportati hanno chiuso rispettivamente con un calo dell’8%, del 9% e dell’11%. A guidare la diminuzione dell’indice del prezzo dei cereali sono quelli di mais e grano che calano, rispetto a due settimane prima, del 14% e dell’11%. Anche il prezzo del caffè scende del 12%, comportando una diminuzione dell’indice dei prezzi delle esportazioni. Stabile invece il riso.
Le previsioni per il 2023 indicano un leggero miglioramento
Nell’edizione di aprile 2023 del Global Commodity Market Outlook la Banca Mondiale ha indicato che nel 2023 il prezzo delle materie prime dovrebbe diminuire complessivamente del 12% rispetto al 2022. A fine marzo i prezzi globali delle materie prime erano inferiori di circa il 30% rispetto al picco di aumento storico di giugno 2022. Ad attenuare l’inflazione verificatasi dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia contribuiscono, secondo il rapporto, il rallentamento dell’attività economica, il clima invernale favorevole e la riallocazione globale dei flussi commerciali delle materie prime.
In particolare, rispetto all’anno scorso, il prezzo dell’energia dovrebbe calare del 26%; quelli del greggio Brent del 16%; quelli dell’agricoltura del 7%; quelli dei prodotti alimentari dell’8% e quelli dei fertilizzanti del 37%. Tuttavia, nonostante questi cali, gli indici dei prezzi rimangono molto al di sopra dei livelli pre-pandemia.
Aumenta l’insicurezza alimentare acuta nel mondo
Shock economici – come l’aumento dei prezzi globali dei prodotti alimentari e la loro volatilità – concorrono, insieme a conflitti e eventi climatici estremi, all’aumento dell’insicurezza alimentale globale. Nel 2022 in tutto il mondo 258milioni di persone si sono ritrovate in una condizione di insicurezza alimentare. Affrontando il livello 3, “crisi”, nella scala di misurazione dell’insicurezza alimentare (IPC/CH Phase 3).
A rilevarlo l’edizione 2023 del Global Report on Food Crises, pubblicato il 3 maggio, del Global Network Against Food Crises. Il rapporto evidenzia che in sette Paesi – Afghanistan, Burkina Faso, Haiti, Nigeria, Somalia, Sud Sudan e Yemen – alcune popolazioni hanno affrontato livelli catastrofici (IPC/CH Phase 5) di insicurezza alimentare che prelude alla carestia. Il 2022 si conferma così come il quarto anno consecutivo di aumento del numero di persone in stato di insicurezza alimentare acuta.
Il livello di insicurezza alimentare continuerà a crescere nel 2023. Le previsioni disponibili, aggiornate a marzo 2023, hanno evidenziato che da inizio anno le persone che si trovano in condizioni di insicurezza alimentare sono 153,4 milioni (IPC/CH Phase 3). Inoltre, diversi shock verificatisi nel 2023, nazionali e globali, contribuiranno ad esacerbare la situazione sul lungo periodo. Tra questi, il ciclone tropicale Freddy che tra febbraio e marzo ha colpito Madagascar, Malawi, Mozambico e Zimbabwe; il terremoto che a inizio febbraio ha colpito Turchia e Siria e la recente guerra civile scoppiata in Sudan.