La finanza riesce a speculare anche sulle dispute tra aziende e Stati
Il meccanismo Isds serve a dirimere le dispute tra aziende e Stati. Per alcuni fondi è una miniera d’oro. Per le finanze pubbliche molto meno
Se la Groenlandia fa così gola alle potenze straniere è soprattutto per via delle risorse che custodisce. Ne è un esempio il giacimento di Kvanefjeld, ricco di terbio e neodimio, terre rare utili per la produzione di magneti. Ma questi metalli devono restare sottoterra, perché il giacimento custodisce anche uranio e l’uranio non si può estrarre. Lo proibisce una legge approvata nel 2021 dall’esecutivo, all’epoca guidato dal partito indipendentista e ambientalista di sinistra Inuit Ataqatigiit, che ha così rispettato le promesse fatte in campagna elettorale.
Si potrebbe pensare che un governo sia libero di tutelare il proprio territorio e la salute pubblica come meglio crede. Ma la società Energy Transition Minerals – che gestisce il sito – non è d’accordo. E ha citato in giudizio sia la Groenlandia sia la Danimarca (di cui fa parte), mettendole di fronte a un aut aut. Vuole il via libera per sfruttare il giacimento di Kvanefjeld o, in alternativa, un risarcimento fino a 11,5 miliardi di dollari: il valore stimato della miniera più gli interessi. Peccato che sia quasi dieci volte il bilancio della Groenlandia.
A dare il verdetto non sarà un tribunale propriamente detto bensì un arbitrato, approfittando di un meccanismo chiamato Isds che permette di dirimere le dispute tra aziende e Stati. Burford Capital, la più grande società al mondo nel ramo della litigation finance, ha fiutato l’affare e ha dato il suo sostegno alla vertenza. Se i governi ne usciranno sconfitti, intascherà lauti profitti.
Cos’è il meccanismo Isds per le dispute tra aziende e Stati
Tutto si basa su un meccanismo del diritto internazionale poco noto, ma previsto nella stragrande maggioranza degli accordi di libero scambio. In gergo si chiama Isds, sigla che sta per investor-state dispute settlement. Permette a un’azienda di rivalersi contro uno Stato se ritiene che stia danneggiando i suoi interessi, per esempio attraverso il sequestro dei beni, la corruzione, oppure l’introduzione di nuove normative ambientali. Lo ha istituito negli anni Sessanta la Banca mondiale con l’intento di tutelare gli investimenti esteri in Stati politicamente instabili.
Sono soltanto le imprese private a poter fare causa agli Stati, non viceversa. E per gli eventuali risarcimenti – che di norma si aggirano sulle centinaia di milioni di dollari – si attinge ai bilanci pubblici. A dirimere la controversia è un arbitrato, vale a dire una commissione di esperti istituita ad hoc. Di norma sono tre: uno scelto dall’azienda, uno dallo Stato e il terzo congiuntamente da entrambi. Il tutto è piuttosto fumoso, perché spesso il procedimento si svolge a porte chiuse. Il quotidiano britannico Guardian ha analizzato circa 1.400 casi ma è probabile che ce ne siano molti altri sui quali è impossibile reperire informazioni.
Così la speculazione finanziaria entra anche nelle controversie Isds
Messe insieme, queste 1.400 controversie tra Stati e aziende si sono concluse con l’erogazione di oltre 120 miliardi di dollari. Soldi pubblici finiti nelle casse delle aziende. Di questi, almeno 84 sono andati alle società dei combustibili fossili e 7,8 alle compagnie minerarie. Come ricordato, è una cifra molto parziale. Innanzitutto perché i giornalisti del Guardian hanno potuto esaminare soltanto una frazione delle cause Isds. Poi perché, tra quelle che si sono concluse con un risarcimento alle aziende, nell’31% dei casi l’importo non è noto.
Anche qui la finanza è riuscita a ritagliarsi il suo spazio. L’esistenza dei cosiddetti litigation funds non è una novità: sono soggetti che anticipano i costi di un’azione legale e, in caso di successo, trattengono una parte dei proventi. Ai loro occhi, le controversie Isds sono miniere d’oro. Non rischiano controquerele, innanzitutto: nel peggiore dei casi perdono i soldi investiti, ma nel migliore intascano una commissione su risarcimenti che in media si aggirano sui 200 milioni di dollari ciascuno.
Il Guardian ha identificato 75 cause Isds finanziate da una terza parte: più di una su due difendeva gli interessi dell’industria mineraria o fossile e più di tre su quattro si rivalevano contro un Paese in via di sviluppo. Anche in questo caso il totale potrebbe essere molto più alto, perché non sempre è obbligatorio rendicontare i finanziamenti ricevuti da terzi. Tra gli esperti, c’è chi teme che queste scommesse siano talmente convenienti da spingere ad avviare arbitrati anche per futili motivi. Facendo scivolare in secondo piano l’interesse pubblico.