Istat: un italiano su 20 è disabile, ammalato e povero
3,1 milioni i disabili in Italia, metà ultra 75enni. Nonostante una spesa pubblica annua di 37 miliardi, 1,8 milioni sopravvivono con circa 500 euro al mese
L’epidemia di coronavirus sta infuriando, specialmente nelle strutture sanitarie residenziali per anziani (Rsa) e disabili (Rsd). E riporta sotto la lente il mondo dimenticato dei disabili italiani. Parliamo di un italiano ogni 20, spesso anziano, ammalato e povero.
Nel 2017 in Italia le persone che, a causa di problemi di salute, soffrivano di gravi limitazioni che impedivano loro di svolgere attività abituali erano circa 3,1 milioni, il 5,2% della popolazione. Gli anziani erano i più colpiti: quasi 1,5 milioni di ultra 75enni, oltre un quinto delle persone in quella fascia di età erano disabili e 990mila tra loro, sei su 10, donne. I disabili gravi hanno un’età media di 67,5 anni rispetto ai 39,3 della media del Paese. Questa la prima istantanea del problema, realizzata l’anno scorso dall’Istat attraverso il rapporto “Conoscere il mondo della disabilità: persone, relazioni e istituzioni”, curato da Maurizio Franzini e Alessandro Solipaca e presentato a Roma il 3 dicembre scorso.
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Più colpiti il Sud e le Isole
La disabilità è più diffusa nelle Isole, con un’incidenza del 6,3% rispetto al 4,8% del Nord. I picchi del fenomeno si toccano in Umbria (8,7% della popolazione, una persona ogni 11) e Sardegna (7,3%, una persona su 13), mentre in Veneto, Lombardia e Valle d’Aosta l’incidenza è al 4,4%, il minimo nazionale.
Ma “fotografare” la disabilità non è facile, perché si tratta di un fenomeno complesso e multidimensionale. Definirla, misurarla, raccoglierne i dati nelle indagini sulla popolazione non è affatto semplice. La Classificazione internazionale sulla funzionalità, disabilità e salute (Icf), pubblicata nel 2001 dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms – Who), fornisce un quadro concettuale di riferimento, le dimensioni e un linguaggio uniforme e standardizzato per realizzare strumenti di misurazione della disabilità.
Sei disabili su 10 hanno una o più malattie croniche
Sul fronte sanitario, secondo l’Istituto nazionale di statistica «il quadro epidemiologico delle persone con limitazioni gravi è sensibilmente peggiore di quello del resto della popolazione: soffrono più frequentemente di una o più patologie croniche». Tra i disabili, quelli in cattive condizioni di salute sono il 61% (62,8% tra le donne) rispetto allo 0,6% del resto della popolazione. Se si guarda poi agli anziani, i disabili con patologie sono il 68,7% rispetto all’1,6% delle persone nella terza età.
Le donne con limitazioni gravi hanno anche condizioni di salute peggiori: il 56,4% quelle sotto i 64 anni soffre di almeno tre patologie croniche gravi, contro il 47,4% dei coetanei. Solo tra i più anziani le differenze di genere si attenuano (83,4% tra le donne e 80,4% tra gli uomini).
Il tutto, nonostante gli interventi legislativi realizzati, ancora oggi si trasforma in difficoltà di accesso all’istruzione, alla vita sociale e culturale e al mondo del lavoro, che a sua volta conta centinaia di migliaia di lavoratori vittime di infortuni.
Le difficoltà crescono con l’età
I deficit di salute tra i disabili si trasformano in riduzione o perdita di autonomia e finiscono per ledere profondamente il senso di dignità delle persone. In Italia ci sono 1,4 milioni di anziani non autosufficienti in gran parte ultra 75enni (1,2 milioni). Quasi il 7% (una persona su 15) degli over 65enni ha difficoltà gravi in tre o più tra le capacità di lavarsi da sé, sdraiarsi e alzarsi dal letto, sedersi e alzarsi da una sedia, vestirsi e spogliarsi, usare i servizi igienici, mangiare. Il dato sale al 12% tra gli ultra 75enni. Circa 4 milioni di anziani (e quasi la metà degli ultra 75enni) sono incapaci di svolgere in autonomia altre attività quotidiane. Quasi un terzo degli ultra 65enni non è autonomo nelle attività domestiche più pesanti: il 17% non riesce a fare la spesa da solo, il 12% a prepararsi i pasti.
Le donne anziane riportano più difficoltà degli uomini nella cura della persona (14,1% donne, 7,3% uomini) e nelle attività domestiche (37,9% donne, 20,4% uomini).
Costi miliardari e 500 euro al mese di pensione per 1,8 milioni di disabili
Tutto questo ha un costo, oltre che in termini di qualità della vita e di autostima, anche in valori monetari. Le prestazioni assistenziali nel 2017 sono state circa 4,3 milioni per una spesa di 23 miliardi, mentre le pensioni sono state 1,4 milioni per un valore di 14 miliardi.
I trasferimenti monetari, pari a oltre 37,2 miliardi nel 2017, assorbono la maggior parte della spesa a favore delle persone con disabilità, riducono il rischio di povertà delle famiglie, ma non risolvono il problema della deprivazione materiale di cui soffrono. Infatti molte famiglie, malgrado i trasferimenti, non hanno i beni strettamente necessari o non sono in grado di condurre una vita autonoma.
Chi percepisce una pensione di invalidità senza altri assegni è il 52,6% del totale dei beneficiari di questi trattamenti e ha un reddito mediano lordo annuo di 6.185 euro: circa 515 euro al mese. Per il 76,9% di loro la pensione mensile lorda non supera i mille euro e per il 44,1% è inferiore a 500 euro. Dunque quasi 1,8 milioni circa di beneficiari di pensioni di disabilità vivono con meno di mille euro lordi al mese e che, per restare autonomi, hanno bisogno dell’assistenza dei Comuni o dell’aiuto economico della famiglia.
Quasi 70mila strutture di assistenza, il Sud è in grave deficit
Dopo la famiglia, istituzione fondamentale per la vita delle persone con disabilità che contrasta il rischio di esclusione sociale, l’offerta di assistenza, residenziale e non, è a carico di 69.903 strutture: il 64% sono istituzioni non profit, il 28,7% imprese e il 7,4% istituzioni pubbliche. Queste sono più presenti nel Nord Est (11,7% del totale nazionale) e Nord Ovest (8,3%), mentre nel Sud e nelle Isole ve ne sono appena il 3,2% e il 4,6% del totale, con una maggiore incidenza delle imprese private rispetto alla media nazionale. Nel biennio 2015-2016, in Italia per ogni 100 persone con disabilità sono disponibili mediamente 1,9 dipendenti pubblici nelle strutture di Assistenza sociale residenziale e non.
La rete assistenziale: 1,45 milioni di persone, metà volontari
Nella rete di sostegno delle persone disabili è rilevante il ruolo delle istituzioni non profit. Nel 2015-2016, erano presenti sul territorio italiano 44.723 istituzioni non profit operanti nei settori dell’Assistenza residenziale e non, di cui circa tre quarti senza dipendenti (73,9%).
Il settore dei servizi di natura socio-assistenziale impiega 730mila persone, quasi metà delle quali dipendenti da istituzioni non profit, il 39,6% di imprese e il restante 11,2% di enti pubblici. Nel Nord Est gli occupati nelle strutture di assistenza sociale sono 1,8 ogni 100 abitanti, tre volte quelli del Sud (0,6).
Nell’assistenza socio-sanitaria per i servizi a persone con disabilità sono attive 38mila istituzioni non profit sulle 336mila operanti in Italia, con 721mila volontari, 337mila dipendenti e 54mila lavoratori esterni. In prevalenza si occupano di prestazioni sanitarie e riabilitative o di integrazione sociale.
Le loro entrate, pari a 16 miliardi, sono prevalentemente di natura pubblica (per il 45,2%) e valgono il 14,5% del totale di quelle delle istituzioni non profit.
Mediamente si ha una istituzione non profit ogni 100 persone con disabilità e la variabilità provinciale è piuttosto contenuta: si va dal massimo del 3,2 nella Provincia di Bolzano al minimo dello 0,5 di Crotone, che è preceduta con valori solo marginalmente superiori da Lecce, Napoli, Taranto e Vibo Valentia.
Le strutture residenziali per anziani (Rsa) e disabili (Rsd)
Circa 200mila anziani non autosufficienti, per il 70% residenti al Nord, sono ospiti dei presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari.
I centri diurni comunali sono frequentati da oltre 26mila persone disabili, mentre altre 17mila circa beneficiano di contributi comunali per servirsi di centri privati convenzionati: in totale i beneficiari sono circa 43.500, il 6,9% dei disabili fino a 64 anni. Gli utenti delle strutture residenziali, sia comunali che private convenzionate, sono oltre 28mila (il 4,5% delle persone con disabilità fino a 64 anni). Tra i disabili anziani, quelli accolti nelle strutture comunali o finanziate dai Comuni sono aumentati da quasi 88mila nel 2004 a oltre 101mila nel 2016, con un boom sino al 2010, quando gli utenti erano divenuti circa 99.500 e una crescita più modesta negli anni seguenti anche per la frenata delle risorse disponibili.