La Campania ha fame di impianti? Sì, di compostaggio
La raccolta della frazione organica in Campania è passata dall'8 al 50% in 15 anni. Ma la carenza di impianti di compostaggio fa esplodere i costi di trattamento
Impianti, impianti, impianti: è la parola d’ordine nel dibattito politico di questi giorni soprattutto all’interno del governo Lega-M5S.
Il tutto inizia dalla conferenza stampa presso la Prefettura di Napoli lo scorso 15 novembre quando il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Interni, Matteo Salvini, indica la strada per la risoluzione del problema della gestione dei rifiuti in Campania: un inceneritore in ogni Provincia.
La risposta dell’altro vicepremier non si lascia attendere e, nel giro di poche ore, Luigi Di Maio dichiara: «Gli inceneritori non sono nel contratto. E poi, se parliamo di inceneritori, in Campania ce n’è già uno dei più grandi d’Europa».
Campania, da reietta a virtuosa ma dentro un imbuto
In realtà, la mancanza di strutture di trattamento è un problema nella gestione dei rifiuti in Italia e in Campania soprattutto per la carenza di impianti di:
- compostaggio, per la trasformazione della frazione organica da raccolta differenziata in fertilizzante,
- nobilitazione e riciclo dei materiali selezionati dai cittadini in vista del loro utilizzo industriale,
- stabilizzazione tramite trattamento meccanico-biologico del rifiuto indifferenziato residuo.
La Regione Campania è riuscita in 15 anni a passare dall’8% (2002) ad oltre il 50% (2017) di raccolta differenziata, tra le prime 5 Regioni Italiane , ma l’inadeguata dotazione di impianti di trattamento della frazione organica fa sì che il 95% della stessa venga trasferito fuori Regione con enormi costi: ad oggi, la capacità installata e funzionante di impianti pubblici è di sole 56mila tonnellate annue a fronte di una produzione stimata di circa 740mila tonnellate/anno.
Attualmente, quindi, neanche 1 chilogrammo su 10 di rifiuti organici raccolti in Campania potrebbe essere smaltito nel territorio regionale.
Secondo il Catasto Rifiuti Ispra del 2016, gli impianti campani, pubblici e privati, di compostaggio e di trattamento anaerobico (le due principali tipologie di trattamento della frazione organica dei rifiuti provenienti da raccolta differenziata) hanno trattato 71mila tonnellate di cui 2.500 di fanghi e 9.200 di rifiuti di sfalci e potature (verde pubblico e privato).
Il documentario di Walter Ganapini sulla sua esperienza durante l’emergenza rifiuti a NapoliSenza impianti di trattamento, costi di gestione raddoppiati
Ciò ha aperto le porte ad un mercato senza controllo di piattaforme di trasferenza e trasporto verso impianti di trattamento fuori regione che negli ultimi anni ha fatto lievitare i costi di gestione di circa il 100% portandolo ad un costo medio di trattamento di circa 160€ tonnellata.
Eppure le soluzioni sono a portata di mano.
Già dal 2008 era programmata la rifunzionalizzazione della parte degli impianti di trattamento STIR (acronimo di Stabilimento di Tritovagliatura ed Imballaggio Rifiuti) dedicata al compostaggio di rifiuti organici per trattarne ulteriori 180mila tonnellate/anno: lo STIR di Battipaglia, ad esempio, avrebbe già le relative autorizzazioni (AIA) ma i lavori non sono ancor oggi partiti.

Nel frattempo, i roghi di impianti per rifiuti, sfida ad uno Stato ancor oggi del tutto latitante, ha portato alla distruzione degli STIR di Caivano, S.Maria Capua Vetere, Giugliano, Casalduni oltre ad altri impianti privati dedicati all’economia circolare.
Pochi impianti avviati. E le contestazioni favoriscono la criminalità
La Regione Campania ha pubblicato nel maggio 2016 un avviso rivolto alle amministrazioni comunali per la manifestazione d’interesse alla localizzazione sul proprio territorio di impianti di valorizzazione della frazione organica. In risposta sono pervenute 36 istanze, di cui solo 15 approvate in maniera definitiva.
Su queste 15 proposte, con grandissime difficoltà, sono partiti i bandi di progettazione degli impianti solo in pochi comuni: Battipaglia (SA), Fisciano (SA), Caserta e Pomigliano (NA). In quest’ultimo Comune si sono inasprite le contestazioni sulla realizzazione dell’impianto da parte dei consiglieri comunali del Movimento Cinque Stelle.
POMIGLIANO. MEGA IMPIANTO DI COMPOSTAGGIO DA 24.000 TONNELLATEIl Governatore De Luca paga la sua cambiale al Sindaco di Pomigliano per l'appoggio al Referendum.Il M5S è a favore della realizzazione degli impianti di compostaggio aerobico, purché siano realizzati sulla scorta delle reali possibilità del territorio ad ospitarli, nel rispetto della qualità dell'aria e della salute dei cittadini.Pomigliano è una piccola città di 11 chilometri quadrati, totalmente urbanizzata, che non ha le caratteristiche per ospitare un mega impianto da 24.000 tonnellate l'anno che accoglierebbe i rifiuti di altri tre comuni di pari dimensioni.Il Comune di Pomigliano è già molto inquinato, collocato nel cosidetto "triangolo della morte", a pochi chilometri dall'inceneritore di Acerra. In più, oltre al sito di Pomigliano, sono previsti nuovi impianti di compostaggio nei comuni vicini di Marigliano e Casalnuovo. Una concentrazione di impianti, in un'area già fortemente antropizzata, inconcepibile e da rivedere assolutamente.Pomigliano potrebbe ospitare al massimo un piccolo impianto di compostaggio da 6 mila tonnellate, in grado di servire i soli cittadini pomiglianesi.Al sindaco che dice: "Io ho il dovere di mantenere gli impegni con il Presidente della Regione", il Movimento 5 stelle risponde che il suo dovere primario è tutelare la salute dei cittadini.#DeLuca #Russo #Pomigliano #Compostaggio #Referendum #inciucio #votodiscambio #M5S
Posted by Movimento Pomigliano Cinque Stelle on Tuesday, February 14, 2017
La soluzione del problema sembrerebbe molto vicina, ma contrasti politici e poca competenza in materia fanno il gioco di chi questa lunga emergenza non ha alcun interesse a farla terminare: la criminalità organizzata.