«L’Italia partecipa al massacro di Gaza vendendo armi a Israele»

Leonardo nel mirino di Ultima Generazione e Palestina Libera per la vendita di armi a Israele

Un'immagine della protesta

Vernice lavabile rossa lanciata contro la sede centrale di Leonardo a Roma. È questa la protesta messa in scena da sei persone aderenti alle campagne Palestina Libera e Ultima Generazione lo scorso venerdì mattina.

«Leonardo è un’azienda che produce armi ed è partecipata al 30% dallo Stato italiano. L’amministratore delegato di Leonardo è nientemeno che l’ex ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani», hanno dichiarato i manifestanti per spiegare la scelta del proprio “obiettivo”. «Questa vernice rossa verrà presto pulita. Ma niente potrà pulire dalla nostra coscienza le vittimi civili palestinesi, uccise con armi italiane. Non resteremo in silenzio davanti a 28mila morti. La guerra parte anche da qui».

Dallo scoppio del conflitto in Medio Oriente i titoli di Leonardo in Borsa sono lievitati

Le armi italiane inviate a Israele, sottolineano i manifestanti, sono finanziate anche dalla spesa pubblica. «Leonardo, di cui il governo è il principale azionista, è al tredicesimo posto tra le cento maggiori aziende mondiali produttrici di armi, secondo il Sipri. Ed è una specialista del greenwashing, tanto da sponsorizzare il padiglione dell’Italia alla Cop 28 di Dubai». Solo papa Francesco, ricordano gli attivisti, ha saputo rifiutare «la pelosa filantropia dell’azienda».

L’azienda, sottolineano i manifestanti, «allo scoppio del nuovo conflitto in Medio Oriente, ha visto il proprio titolo lievitare in Borsa». E quindi l’appello: «come cittadini italiani riteniamo che la nostra Costituzione venga calpestata se i nostri soldi finanziano il genocidio Palestinese».

«Vogliamo un Fondo Riparazione per dare supporto alle vittime di disastri naturali»

Ultima Generazione ha aderito alla protesta chiedendo che i soldi spesi in armi siano invece investiti in un Fondo Riparazione che possa dare supporto ai cittadini italiani in caso di disastri naturali. A gennaio la presidente del Consiglio Meloni e quella della Commissione europea von der Leyen hanno raggiunto un accordo per un sostegno di 1,2 miliardi di euro per le zone alluvionate della Romagna. Briciole rispetto ai 24 miliardi in tre anni che il ministero della Difesa prevede di spendere nei prossimi tre anni per la produzione di 400 nuovi carrarmati cingolati. Una commessa affidata proprio a Leonardo tramite un joint venture con franco-tedesca. 

«La nostra richiesta», sottolinea Ultima Generazione, «è l’istituzione di un Fondo Riparazione preventivo, permanente e partecipato da prevedere annualmente nel bilancio dello Stato». Secondo gli attivisti i soldi dovranno essere ottenuti attraverso l’eliminazione dei Sussidi Ambientalmente Dannosi (SAD), la tassazioni degli extra-profitti delle compagnie fossili, il taglio di stipendi, premi e benefit ai loro manager e delle sempre più ingenti spese militari.  «Continueremo a scendere in strada, a compiere azioni di disobbedienza civile non violenta, assumendoci la responsabilità delle nostre azioni, affrontando la repressione, tribunali e processi», concludono gli attivisti. 

Insieme a Ultima Generazione la protesta era animata dalla campagna Palestina Libera, il ramo italiano di Palestine Action che in Inghilterra ha portato alla chiusura di due fabbriche di armi della Elbit System, anch’essa azienda ritenuta complice del massacro in Palestina. L’obiettivo dell’azione e della campagna Palestina Libera è fermare l’invio di armi italiane a Israele.