L’Italia chiede (e ottiene) trasparenza sui farmaci. Ma poi si tira indietro

Paradosso italiano: la nostra risoluzione per la trasparenza dei prezzi dei farmaci ha "vinto" all’Oms nel 2019, ma poi non l’abbiamo applicata

Nicola Borzi
Nicola Borzi
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L’Italia è il Paese dei paradossi. Roma ha svolto un ruolo chiave nel processo di graduale aumento della trasparenza del prezzo dei farmaci sul mercato mondiale, ma poi non ha applicato la sua stessa direttiva.

La risoluzione italiana all’Oms sulla trasparenza dei prezzi dei farmaci

Grazie alla posizione italiana, la 72esima sessione dell’Assemblea dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che si è svolta a Ginevra dal 20 al 28 maggio dell’anno scorso, ha segnato un salto di qualità su questo fronte. Come rilevato da Swiss Info, «in vista dell’Assemblea mondiale della sanità a Ginevra un progetto italiano di risoluzione per porre fine al segreto sui prezzi farmaceutici ha già fatto arruffare alcuni governi e attori del settore.

La risoluzione proposta a febbraio dall’allora ministra della Salute italiana, Giulia Grillo, ha sollecitato l’Organizzazione mondiale della sanità e i Governi a rafforzare la trasparenza in quattro aree: prezzi dei farmaci, costi di ricerca e sviluppo, dati di studi clinici e informazioni sui brevetti.

Il ritardo dell’arrivo della risoluzione rispetto ai tempi canonici di presentazione e una frenetica revisione del testo hanno rivelato una netta contrapposizione tra i governi. La risoluzione ha rapidamente ottenuto un ampio sostegno da molte organizzazioni non governativa e ha colpito un nervo scoperto tra alcuni giganti dell’industria farmaceutica».

Prezzi equi = prezzi accessibili

Secondo il giornale svizzero, «i sostenitori della risoluzione sostengono che la trasparenza è essenziale per determinare un prezzo equo per i medicinali e renderli in definitiva più convenienti. Un recente rapporto dell’Ocse sul settore farmaceutico ha rafforzato questa posizione, affermando che “i costi di ricerca e sviluppo e le strutture dei prezzi sono spesso opachi, sollevando domande legittime sul valore offerto da alcuni nuovi trattamenti sempre più costosi”.

Secondo l’Oms un prezzo equo per i farmaci è un prezzo accessibile per i sistemi sanitari e i pazienti e che allo stesso tempo fornisce un incentivo di mercato sufficiente all’industria per investire nell’innovazione e nella produzione di medicinali». La trasparenza dei prezzi è stata discussa per anni negli ambienti sanitari mondiali ed è un fattore fondamentale per consentire agli Stati membri dell’Oms di affrontare l’enorme sfida delle malattie.

Dopo lunghi negoziati, a maggio dell’anno scorso l’Assemblea mondiale della sanità di Ginevra a fine lavori ha approvato la risoluzione presentata dal ministro della Salute Giulia Grillo sul miglioramento della trasparenza dei mercati di farmaci, vaccini e altri prodotti sanitari promossa dal governo italiano.

L’iniziativa venne supportata da altri 22 Paesi, tra questi Brasile, Egitto, Grecia, India, Indonesia, Kenya, Lussemburgo, Malesia, Malta, Portogallo, Federazione Russa, Sud Africa e Spagna.

La ministra Grillo non è confermata, Roma non applica la direttiva

L’allora ministra della Salute Giulia Grillo affermò che «il mondo intero ha creduto alla nostra proposta di risoluzione che rappresenta una sfida per una maggiore equità nell’accesso alle cure e ora gli Stati si impegnano ad adottare i princìpi che abbiamo portato avanti perché non vi siano più barriere al diritto alla salute». Secondo Grillo, la decisione dell’Assemblea dell’Oms apre una nuova rotta nei negoziati sui prezzi dei farmaci, ponendo un principio di trasparenza «da cui non si torna indietro. Negoziare sulla base di informazioni più complete porterà a migliorare il dialogo con l’industria, ad avere un mercato più competitivo e innovativo e quindi a comprare più salute a parità di risorse».

Ma con la caduta del governo Conte 1, nonostante questo successo, a settembre dello scorso anno Giulia Grillo venne sostituita al ministero della Salute da Roberto Speranza.

E l’Italia non ha applicato la direttiva. Resta tra i Paesi che non comunicano i dati sui vaccini acquistati all’iniziativa MI4A dell’Oms.