L’Italia frana. 91 Comuni su 100 in zone a rischio idrogeologico
L'ISPRA denuncia: oltre 7 milioni di persone e quasi 700mila industrie in aree a rischio frane o inondazione. In pericolo anche il 15% dei beni culturali
L’Italia è un paese ad alto rischio di dissesto idrogeologico. Frane e alluvioni dovrebbero essere la nostra prima preoccupazione: la sicurezza del territorio dovrebbe essere la priorità, per l’economia e per la salvaguardia delle stesse popolazioni e dell’ambiente. A dirlo sono i dati mappati dall’Istituto Superiore per la Protezione Ambientale (Ispra) contenuti nel Rapporto sul Dissesto idrogeologico 2018, che coprono l’intero territorio nazionale. «Uno strumento per i decisori con la funzione di informare i cittadini così con risvolti importanti dal punto di vista sociale ed economico» ha sottolineato il presidente di Ispra, Stefano La Porta.
7 milioni di abitanti in territori vulnerabili
Ben il 91% dei comuni italiani, con oltre 3 milioni di famiglie, sono collocati in zone a rischio idrogeologico. Complessivamente sono 7 milioni le persone che vivono in territori vulnerabili e oltre un milione in territori a pericolosità di frane elevate e molte elevate, soprattutto concentrate in Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Lombardia, Veneto.
Ma come ribadito a Valori dal responsabile del rapporto di Ispra, Alessandro Trigila «il problema riguarda direttamente la maggior parte delle regioni italiane, la mappatura è completa, anche se va ulteriormente approfondita».
Nove regioni con 100% di Comuni a rischio idrogeologico
A oggi, grazie anche alla collaborazione delle Autorità di Bacino abbiamo dati più precisi che ci dicono che in nove di esse, il rischio idrogeologico è presente nel 100% dei comuni. Sono Valle D’Aosta, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Molise, Basilicata e Calabria. Mentre l’Abruzzo, il Lazio, il Piemonte, la Campania, la Sicilia e la Provincia di Trento hanno percentuali di comuni a rischio tra il 90% e il 100%. «Stato e regioni devono intervenire sulla prevenzione del rischio, così come l’informazione ai cittadini è un’azione fondamentale» sottolinea Trigila.
1 frana su 10 lascia danni a cose e persone
Anche perché, oltre il tema risorse economiche per i comuni, sono anche i tempi di ripristino a impensierire. «Abbiamo in banca dati oltre 5000 interventi di ripristino, con una durata media per ogni intervento che varia dai 4 ai 7 anni» ribadiscono da Ispra. Con costi elevatissimi per i singoli cittadini e la collettività. E a quelle che sono le caratteristiche geomorfologiche della nostra penisola si sommano infatti cementificazione, consumo di suolo e non ultimi gli incendi boschivi. «Basti pensare che su ogni 1000 frane che cadono ogni anno, almeno 100 lasciano danni a persone e cose».
Situazione in ogni caso grave, anche per il tessuto produttivo: le industrie e i servizi posizionati in aree a pericolosità di frana elevata e molto elevata sono 83mila con oltre 217mila addetti esposti a rischio, in regioni come Campania, Toscana, Emilia-Romagna e Lazio. Al pericolo inondazione, si trovano invece esposte ben 600mila unità locali di impresa (12,4% del totale) con oltre 2 milioni di addetti ai lavori, in particolare nelle regioni Emilia-Romagna, Toscana, Veneto, Lombardia e Liguria.
Minacciati 38mila siti culturali
Ma il rischio idrogeologico è una concreta minaccia a per il patrimonio culturale italiano. I dati dell’ISPRA individuano, poi, nelle aree franabili quasi 38mila beni culturali, dei quali oltre 11mila ubicati in zone a pericolosità da frana elevata e molto elevata, mentre sfiorano i 40mila i monumenti a rischio inondazione nello scenario a scarsa probabilità di accadimento o relativo a eventi estremi. Di questi più di 31mila si trovano in zone potenzialmente allagabili anche nello scenario a media probabilità.