Questo articolo è stato pubblicato oltre 5 anni fa e potrebbe contenere dati o informazioni relative a fonti/reference dell'epoca, che nel corso degli anni potrebbero essere state riviste/corrette/aggiornate.

Abbiamo già degradato il 75% del suolo terrestre

La nuova edizione dell’Atlante mondiale della desertificazione fornisce cifre allarmanti: «Rovinati ogni anno 4,18 milioni di chilometri quadrati di suolo»

Secondo il nuovo Atlante mondiale della desertificazione, entro il 2050 rischiamo di aver degradato il 90% del suolo terrestre

L’Atlante mondiale della desertificazione, documento firmato dal Centro comune di ricerca per la scienza e la conoscenza della Commissione europea (il JRC), non era stato aggiornato dal 1998. Un fatto che ci concede, oggi, un vantaggio. Quello di toccare con mano più facilmente gli effetti delle attività antropiche sull’ambiente. La nuova edizione del rapporto, pubblicata il 21 giugno 2018, fotografa infatti una situazione da brividi.

Degradata ogni anno una superficie pari alla metà dell’Ue

Oltre il 75% della superficie terrestre è ormai degradata. Tre quarti del Pianeta. Ogni anno, infatti, viene rovinata una porzione di suolo pari alla metà dell’estensione dell’Unione europea: 4,18 milioni di chilometri quadrati. A farne le spese, sono principalmente l’Africa e l’Asia. Un fenomeno del quale neppure ci accorgiamo, ma che secondo l’Atlante della desertificazione colpirà in modo diretto numerosi settori.

desertificazione atlante
Secondo l’Atlante mondiale della desertificazione già i tre quarti del suolo globale risultano degradati

Si stima infatti che, entro il 2050, il degrado del suolo, unito ai cambiamenti climatici, possa provocare una riduzione del 10% della produzione agricola mondiale. Che raggiungerà il 50% in alcune aree dell’India, della Cina e dell’Africa subsahariana. Il tutto mentre, alla stessa data, la popolazione della Terra sarà cresciuta a 9,8 miliardi di persone, secondo le stime delle Nazioni Unite.

Per l’Europa perdite di decine di miliardi ogni anno

Secondo il rapporto, si tratta del risultato di una «pressione senza precedenti» esercitata sul suolo terrestre dall’uomo. Fenomeno che rappresenta non solo un rischio per la sicurezza alimentare, ma anche una minaccia per alcune specie animali in via di estinzione, nonché un elemento in grado di intensificare le migrazioni.

«Si ritiene – spiega l’organismo esecutivo di Bruxelles – che nel 2050 fino a 700 milioni di persone saranno costrette ad abbandonare le loro case per via di problemi legati alla scarsità delle risorse del suolo».

La desertificazione rappresenta inoltre una minaccia diretta dal punto di vista climatico. Basti pensare al fenomeno della cementificazione delle aree verdi. Che riduce al contempo la capacità della Terra di regolare il proprio clima e quella del suolo di assorbire le precipitazioni crescenti, causate proprio dalla meteorologia “impazzita”. Per osservare l’impatto della desertificazione, insomma, non serve aspettare dei decenni. La Commissione europea lo valuta già oggi, in termini economici, «nell’ordine di alcune decine di miliardi di euro all’anno». E a livello mondiale le perdite sono stimate tra il 10 e il 17% del Pil. Il risultato di una «pressione senza precedenti» sul suolo terrestre.

Senza cambiamenti, degradato il 90% del suolo della Terra già nel 2050

«Al fine di preservare il nostro pianeta per le generazioni future – ha commentato Tibor Navracsics, responsabile del JRC – dobbiamo cambiare con urgenza il modo in cui trattiamo il territorio. La nuova edizione dell’Atlante, molto più avanzata della precedente, fornisce ai responsabili politici a livello mondiale informazioni complete e facilmente accessibili sul degrado del suolo. Così come sulle sue cause e sulle possibili soluzioni per combattere la desertificazione e ripristinare i terreni degradati».

inquinamento
A rovinare buona parte del Pianeta sono state le attività antropiche non rispettose di ambiente, clima ed ecosistemi © Julien Gomba/Wikimedia Commons

Tra le proposte avanzate, quella di limitare un’ulteriore espansione agricola, che rappresenta una delle principali cause del fenomeno. Occorre in questo senso aumentare la resa dei terreni già esistenti, passare a regimi alimentari vegetariani, consumare proteine provenienti da fonti sostenibili. E ridurre perdite e sprechi alimentari.

Ma l’Atlante raccomanda anche di garantire una gestione sostenibile delle risorse idriche. E sottolinea la necessità di difendere ad ogni costo la biodiversità. Altrimenti, ammonisce il documento, «la percentuale di suolo degradato potrebbe raggiungere il 90% già nel 2050».