Von der Leyen e Macron, davvero non escludete la Terza guerra mondiale?

Alcune dichiarazioni sulla guerra in Ucraina di Emmanuel Macron e di Ursula von der Leyen hanno lasciati sinceramente sgomenti

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il presidente francese Emmanuel Macron ad un vertice della Nato © Nato/Flickr

Nelle ultime settimane tre notizie si sono susseguite, e con esse un’altalena di speranze, timori e sconcerto. La prima è giunta da Mosca: Vladimir Putin ha rilasciato un’intervista a Tucker Carlson, ex presentatore di Fox News. Il presidente russo ha dichiarato che Washington dovrebbe convincere l’Ucraina ad aprire un tavolo di negoziati.

Era la prima volta che Putin si lasciava intervistare da un giornalista occidentale, da quando ha deciso di invadere la nazione guidata da Volodymyr Zelensky. E non stupisce che il leader del Cremlino abbia scelto proprio Carlson: un conservatore, vicino a Trump, che in passato ha insultato il presidente ucraino. Ma tant’è: Putin evoca un tavolo di negoziati e questa resta una notizia. Se ci sia o meno da fidarsi, è un’altra partita ovviamente. Lo “zar” fa sul serio? È solo propaganda? Impossibile dirlo. Putin ha invaso una nazione vicina, provocando morte e distruzione. Ma non si può neppure evitare di registrare quella che, almeno in linea teorica, potrebbe rappresentare un’apertura.

La seconda notizia è arrivata lunedì 26 febbraio dalla Francia. Il presidente Emmanuel Macron, nel corso di una riunione internazionale tenuta a Parigi, ha ribadito la necessità di «assicurare la sconfitta» della Russia. E, fin qui, niente di nuovo. Quindi ha chiesto un «sussulto» agli alleati. Che non implicherebbe però soltanto il “solito” invio di armi a Kiev. No: stavolta il presidente ha evocato a chiare lettere l’ipotesi di inviare truppe in Ucraina.

«Molti tra coloro che oggi dicono “mai, mai” sono gli stessi che dicevano “mai carri armati, mai aerei, mai missili a lungo raggio” due anni fa», ha argomentato il leader transalpino. Immediate e sdegnate le reazioni dell’opposizione: «È una follia», ha tagliato corto il primo segretario del Partito socialista, Olivier Faure. Léon Deffontaines, del Partito comunista, ha definito le dichiarazioni di Macron «irresponsabili», e avvertito che potrebbero «portare la Francia e il mondo intero in guerra». Mentre la co-presidente del gruppo GUE del parlamento europeo, Manon Aubry, ha parlato di «escalation guerrafondaia» e ha chiesto che ci si mobiliti per «utilizzare tutti i mezzi che la Francia ha a disposizione per agire per la pace».

Perfino il presidente dei Repubblicani, il conservatore Eric Ciotti si è chiesto se queste parole fossero «davvero riflettute». E Macron non ha mancato di rispondere, confermando quanto detto e spiegando che le sue sono state affermazioni «pensate, pesate e misurate».

La terza notizia, più recente, è giunta da Bruxelles. In un discorso al Parlamento europeo, la presidente della Commissione ha lanciato un appello ad investire nelle armi e nella difesa. Lanciandosi in un incomprensibile paragone tra l’acquisto di vaccini anti-Covid e quello di bombe, carri armati e missili. Ma soprattutto, parlando di un possibile conflitto in Europa, ha detto che «dobbiamo essere preparati».

L’aria che tira è pesantissima. Se Emmanuel Macron e Ursula von der Leyen avessero agitato volutamente lo spauracchio di una guerra mondiale per convincere tutti a fare ciò che vuole la Nato, ovvero avviare un’enorme fase di riarmo, investendo miliardi pubblici e privati, sarebbe davvero irresponsabile. Perché la storia ci ha insegnato (o almeno dovrebbe) che non è certo riempiendo il mondo di caccia bombardieri o testate nucleari che si garantiscono sicurezza e pace.

Qualora invece stessero davvero pensando ad avviare un’opera di convincimento verso l’opinione pubblica per lanciarsi in una guerra contro la Russia (e magari, chissà, anche contro quei Paesi che si sentirebbero a quel punto di sostenere Putin), si tratterebbe di qualcosa di talmente folle e lunare da lasciare basiti.

Il 23 febbraio, nel corso di una riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il segretario generale António Guterres ha spiegato che «è davvero il momento di instaurare la pace. Una pace giusta, fondata sulla Carta dell’Onu, sul diritto internazionale e sulle risoluzioni del Consiglio di sicurezza».

Tra pochi mesi saremo chiamati alle urne in Europa. Forse ad orientare i nostri voti dovrebbero essere prima di tutto le intenzioni dei candidati in merito alla volontà o meno di trascinarci nella Terza guerra mondiale.

P.S. Disclaimer a vantaggio chi vive con il dito puntato sulla tastiera pronto a dare del filo-putiniano a chiunque (e soprattutto a caso). Questa testata non si è mai schierata con Putin e non apprezza il comportamento della Russia (e non solo con l’Ucraina). Ci riserviamo il sacrosanto diritto di schierarci con la pace, con le popolazioni civili, con gli oppressi. Esattamente come nel conflitto a Gaza, nel quale la condanna del barbaro e crudele attacco di Hamas del 7 ottobre non ci impedisce di schierarci contro la barbara, mortifera e crudele invasione di Israele.