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Economia

[gallery] Mario Draghi, un bazooka per l’Italia

Andrea Barolini
03.02.2021
Andrea Barolini
03.02.2021 Leggi più tardi
  • 1 – Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito all’economista Mario Draghi l’incarico di tentare di formare un nuovo governo. Nato a Roma nel 1947, figlio di un alto funzionario di Banca d’Italia e di una farmacista, l’ex presidente della Banca Centrale Europea perse entrambi genitori all’età di 15 anni. Frequenta quindi il liceo insieme a Luca Cordero di Montezemolo, che si ricorda di lui come di uno studente serio e pronto ad aiutare gli altri. Si laurea brillantemente in Economia all’università Sapienza di Roma. Quindi ottiene un dottorato presso il prestigioso Massachusetts Institute of Technology, nel 1976, diretto da Franco Modigliani e Robert Solow © European Central Bank/Flickr

  • 2 – Docente universitario a Firenze e a Torino, dal 1991 al 2001 è direttore generale presso il ministero del Tesoro. Incaricato in particolare dei dossier relativi alle privatizzazioni. Proprio al fine di svolgere tale funzione, è membro dei consigli di amministrazione di numerose banche e società, come Eni, IRI, Banca Nazionale del Lavoro e IMI © Aron Urb (EU2017EE)/Flickr

  • 3 – Dal 2002 al 2005 è vice presidente della divisione europea della banca d’affari americana Goldman Sachs. Un ruolo che gli varrà numerose polemiche da parte di coloro che, quando sarà chiamato a presiedere la BCE, evocheranno un possibile conflitto di interessi. L’istituto di credito statunitense, infatti, aveva contribuito di fatto a rendere insostenibile il deficit pubblico della Grecia attraverso l’uso di prodotti finanziari derivati. Mario Draghi ha sempre ripetuto che quei contratti erano stati siglati prima del suo ingresso in funzione presso Goldman Sachs, al cui interno – aveva assicurato anche in un’audizione di fronte ai deputati europei – aveva lavorato unicamente con il settore privato. Affermazioni che apparvero smentite dai comunicati ufficiali della stessa Goldman Sachs, nei quali si faceva riferimento esplicito a governi e agenzie governative © Pietro Naj-Oleari/Flickr

  • 4 – Proprio quei prodotti finanziari derivati, swap in gergo, hanno contribuito a portare l’economia della Grecia sull’orlo del fallimento. Scatenando una crisi senza precedenti, costata moltissimo alla nazione europea. Costretta ad indebitarsi nei confronti della cosiddetta troika (Commissione europea, BCE e Fondo Monetario Internazionale) per evitare il tracollo. In questa immagine Draghi è a colloquio con l’allora primo ministro della Grecia, Alexis Tsipras © Christos DOGAS/EU Council Eurozone/Flickr
  • 5 – Il 29 dicembre 2005 Mario Draghi lascia Goldman Sachs ed è nominato governatore della Banca d’Italia dall’allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Entra nell’esercizio delle sue funzioni il 16 gennaio 2006. Si tratta del primo governatore dell’Istituto centrale, dal 1960, a non aver effettuato l’intera propria carriera nella stessa Bankitalia. Tale ruolo lo fa diventare anche membro del consiglio dei governatori della Banca Centrale Europea. Nel corso del suo mandato, nel settore bancario italiano sono state effettuate numerose fusioni che hanno reso meno frammentato il comparto, ma hanno anche, di fatto, ridotto la “diversità bancaria”, ovvero la possibilità di scelta da parte dei consumatori © World Economic Forum/Flickr

  • 6 – Il 24 giugno 2011 Mario Draghi viene nominato formalmente presidente della BCE. Succede al francese Jean-Claude Trichet a partire dal 1 novembre 2011. Non appena arrivato al vertice dell’istituto, annuncia un taglio di un quarto di punto percentuale dei tassi d’interesse. Misura accolta con grande favore dai mercati finanziari. Quindi, il 6 settembre 2012, presenta un programma illimitato di riacquisto dei debiti pubblici dei Paesi dell’Eurozona che non riescono a finanziarsi sui mercati a causa della crisi © European Central Bank /Flickr

  • 7 – Nel corso del suo mandato alla BCE, il tabloid tedesco Bild dedicherà a Mario Draghi numerosi titoli “scomodi”. Uno fra tutti, quello in cui l’economista viene chiamato «Conte Draghila», poiché accusato di aver vampirizzato i risparmi dei contribuenti della Germania. La necessità di Draghi, nel corso del suo mandato, è stata tuttavia quella di salvare il sistema dell’Eurozona dall’implosione, mentre le speculazioni erano scatenate non solo contro la Grecia ma anche contro i debiti pubblici di Spagna e Italia. In un celebre discorso tenuto a Londra, Draghi affermò di essere pronto a fare «qualsiasi cosa» («whatever it takes») per salvare l’euro. «E credetemi – aggiunse – sarà sufficiente». In questa foto è in compagnia della cancelliera tedesca Angela Merkel  © European Central Bank/Flickr

  • 8 – Il 10 marzo 2016, il tasso di interesse viene fatto scendere ulteriormente, dallo 0,5% allo 0%. L’annuncio è accompagnato da un insieme di nuove misure finalizzate a rilanciare l’economia europea: calo dei tassi di deposito, aumento delle operazioni di acquisto del debito sovrano, prestiti alle banche a tassi negativi e acquisto di obbligazioni di imprese. Draghi rimane in carica fino al 1 novembre 2019, quando viene sostituito da Christine Lagarde (a sinistra nella foto) © European Central Bank/Flickr

  • 9 – Complessivamente, verranno acquistati dalla Banca Centrale Europea più di 2.600 miliardi di euro di titoli. L’equivalente del 22% del prodotto interno lordo dell’Eurozona. Manovre tanto forti da essere battezzate un «bazooka» dalla stampa internazionale. E che, tuttavia, non sono state esenti da critiche: in primo luogo, il quantitative easing ha aiutato soprattutto banche e mercati finanziari, molto meno l’economia reale © European Central Bank/Flickr

  • 10 – In secondo luogo, un rapporto della Ong Reclaim Finance del 2020 ha denunciato che il denaro è stato incassato anche da molte aziende i cui business non sono compatibili con gli obiettivi che il mondo si è posto in termini di riduzione delle emissioni climalteranti. «La BCE – ha spiegato l’organizzazione non governativa – afferma di voler evitare di influenzare il mercato, e per questo acquista titoli di grandi imprese di tutti i settori. Ma questo principio di “neutralità” dell’istituto di Francoforte è una trappola: il portafoglio della BCE è composto principalmente da settori ad alto impatto sul clima» © European Central Bank/Flickr

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