Mining 2030. Così la Chiesa anglicana vuole redimere il settore minerario
Si chiama Mining 2030 la coalizione di investitori guidata dal fondo della Chiesa anglicana che punta a rendere sostenibile il settore minerario
Si chiama Mining 2030 ed è un’iniziativa lanciata dal fondo pensione della Chiesa anglicana il 28 marzo. Obiettivo: spingere il settore minerario ad allinearsi, sul medio termine, a criteri ESG. Ovvero a rispettare determinati standard di tutela ambientale, sociale e di governance.
Il fondo, particolarmente attivo soprattutto sulla mitigazione dei cambiamenti climatici, ha promosso una coalizione di investitori concentrata proprio nel settore minerario. Che, da un lato, è responsabile di notevoli emissioni di gas ad effetto serra, a partire dall’estrazione di carbone. Dall’altro, è cruciale nell’ambito della transizione ecologica, poiché alcuni minerali sono indispensabili per la fabbricazione di pale eoliche, impianti fotovoltaici o batterie.
Il ruolo del settore minerario nella transizione
«Il ruolo del settore minerario nello sviluppo di ciò che è necessario per la transizione verso un mondo a basse emissioni di CO2 – ha spiegato Adam Mathews, responsabile delle politiche di investimenti responsabili presso il fondo – è ancora troppo poco studiato. Ma la transizione stessa dipende da questa industria, che dovrà intensificare la produzione. Si tratta, ovviamente, di un’opportunità. Ma pone anche dei rischi. E se non si farà nulla per limitarli, il cambiamento potrà essere gravemente indebolito. A partire dall’obiettivo di azzerare le emissioni nette di gas ad effetto serra».
A questo scopo, verrà organizzata una serie di tavole rotonde che coinvolgeranno rappresentanti del settore, delle Nazioni Unite e numerosi altri soggetti coinvolti o interessati. L’obiettivo è affrontare una lista di otto questioni sensibili, individuate dalla stessa Chiesa anglicana.
Gli obiettivi dell’iniziativa Mining 2030
I temi oggetto di dibattito sono la necessità di garantire l’approvvigionamento necessario per la transizione, le regole da seguire per preservare l’ecosistema marino in caso di estrazione in acque profonde, la tutela della biodiversità e lo sfruttamento sostenibile del suolo. E ancora la gestione dei rifiuti minerari e del decommissioning delle miniere, la mitigazione dei cambiamenti climatici, il ruolo dell’automazione e dell’impiego futuro di forza lavoro, l’attenzione al rispetto dei diritti delle popolazioni indigene, e infine le modalità di estrazione e il lavoro minorile.
Più in generale, l’obiettivo dell’iniziativa Mining 2030 punta a rendere più trasparenti e monitorate le pratiche ESG. Estendendo le verifiche a tutti i siti nei quali le multinazionali del settore operano. E in questo senso si tenterà anche di allineare agli standard richiesti gli altri investitori, dai fondi alle banche, alle compagnie d’assicurazione.
Questo articolo è stato pubblicato in 1o anni – storie e approfondimenti sulla crisi climatica, la newsletter che Valori.it invia ogni venerdì. Se vuoi riceverla iscriviti alla newsletter e seleziona “Ambiente” tra i tuoi interessi.