Move Your Money: quando i clienti spostano i soldi, le banche disinvestono dalle fossili

In seguito alle proteste dei correntisti del movimento Move Your Money due banche svedesi hanno cominciato a disinvestire dalle fonti fossili

Il logo della campagna © MoveYourMoney

Buone notizie, a tratti. Se le proteste contro i cambiamenti climatici sembrano cadere nel vuoto, quando le persone cominciano però a spostare i loro soldi – dalle banche e dai fondi che inquinano verso istituti più etici e sostenibili – ecco che sono ascoltate. Un nuovo rapporto di Fair Finance Guide rivela infatti che a seguito delle proteste dei correntisti, molti dei quali hanno ritirato i propri soldi, Swedbank ha bloccato quasi tutti i nuovi prestiti alle società che trattano combustibili fossili. La stessa cosa era già accaduta con Handelsbanken. E così ora ben due delle quattro grandi banche svedesi (le altre sono Seb e Nordea) hanno ridotto i loro investimenti inquinanti.

Questo è stato possibile, spiega il rapporto, proprio grazie al movimento dal basso Move Your Money. Nata negli Stati Uniti all’indomani della grande crisi finanziaria del 2007, la campagna Move Your Money si proponeva di sensibilizzare i risparmiatori invitandoli a spostare i propri soldi dalle grandi banche a favore delle piccole cooperative locali. Da allora il movimento è cresciuto, si è relazionato con altri movimenti di protesta come Occupy Wall Street e Black Lives Matter e si è diffuso in tutto il mondo. Ottenendo importanti risultati, di cui quello svedese è solo l’ultimo esempio. Se banche e fondi d’investimento non ascoltano la nostra voce, almeno cominciano ad ascoltare la voce dei soldi.

Il rapporto Bnef sui finanziamenti delle banche ai fossili

Il successo svedese si inserisce in un più ampio movimento di disinvestimenti dalle energie fossili. Lo racconta il Terzo rapporto annuale sugli investimenti e sulle attività bancarie per l’approvvigionamento energetico di BloombergNEF (Bnef). Un pool di esperti che offrono ricerche strategiche sui mercati globali che guidano la transizione verso un’economia a basse emissioni di anidride carbonica. Secondo Bnef, nel 2023 il finanziamento bancario per le tecnologie di approvvigionamento energetico a basse emissioni ha raggiunto l’89% di quello per i combustibili fossili. Il che significa che per ogni dollaro destinato a petrolio, gas naturale e carbone, 89 centesimi sono andati a eolico, solare e reti intelligenti.

Il rapporto tiene conto sia degli investimenti effettuati dalle aziende energetiche sia della finanza agevolata dalle banche. Racconta di un passo avanti ma lancia anche un importante monito. Nonostante i miglioramenti in atto – il rapporto 0,89 a 1 raggiunto nel 2023 dell’Esbr (Energy Supply Banking Ratio) è molto cresciuto rispetto allo 0,74 a 1 del 2022 – tutto ciò non è sufficiente. L’allocazione di investimenti da parte degli istituti di credito a chi opera con le energie pulite è troppo lenta, e non si sta evolvendo al ritmo necessario. Per limitare l’aumento della temperatura media globale a 1,5 gradi centigradi, infatti, sarebbe necessario che il rapporto degli investimenti puliti nei confronti di quelli fossili fosse almeno di 4 a 1.

Move Your Money: fallo oggi!

Più in generale, il rapporto riflette una transizione attiva ma assai lenta nel sistema energetico. Nel 2023 gli investimenti in energia a basse emissioni di CO2 hanno superato per la prima volta quelli in combustibili fossili. Sono infatti aumentati da 2.100 miliardi di dollari nel 2022 a 2.300 miliardi di dollari nel 2023, portando il rapporto a 1,11 a 1. Mentre i finanziamenti agevolati dalle banche per i combustibili fossili sono diminuiti. Se il finanziamento bancario nel 2023 totale è sceso dell’11% a 1.600 miliardi di dollari, all’interno di tale somma il finanziamento dei combustibili fossili è sceso del 18% a 870 miliardi di dollari. E il finanziamento a basse emissioni di CO2 è arretrato dell’1,4% a 776 miliardi di dollari. Bene, ma non ancora abbastanza.

Nel rapporto Bnef resta infatti assai problematica la questione del carbone, che sta ancora attingendo dalle banche più capitale di quanto sia compatibile con l’obiettivo degli 1,5 gradi centigradi. Qualcosa insomma nel mondo bancario si sta muovendo, anche se molto lentamente. E dato che la politica e il grande capitale sembrano quasi totalmente disinteressati alla questione climatica, si può dire che parte di questo successo sia ascrivibile ai movimenti dal basso. Come insegna l’esempio svedese. Servono le manifestazioni e le proteste, sicuramente. E servono anche (o soprattutto) le scelte attive dei correntisti di spostare i loro soldi e toglierli alle banche inquinanti. Move Your Money: fallo oggi!