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Nasce l’Osservatorio fiscale europeo. Giegold: «Un’ottima notizia!»

L'europarlamentare dei verdi accoglie con entusiasmo la notizia: «Sarà uno strumento contro il dumping fiscale e la criminalità finanziaria»

Mauro Meggiolaro e Elisabetta Tramonto
Un osservatorio e una banca dati per contrastare evasione ed elusione fiscale in Europa © zaieiu/iStockphoto
Mauro Meggiolaro e Elisabetta Tramonto
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«Adesso è ufficiale: ci sarà un Osservatorio fiscale europeo. E sarà guidato dall’economista progressista Gabriel Zucman. Questa è un’ottima notizia!». Con un simile entusiasmo Sven Giegold (dei Verdi), considerato tra i 10 parlamentari europei più influenti (da un’analisi di VoteWatch), annuncia la creazione di questo organismo all’interno dell’Ue. «È una nuova istituzione che aumenterà le possibilità di una politica dell’Ue più forte contro il dumping fiscale e la criminalità finanziaria a medio termine», spiega Giegold. 

Alla guida dell’osservatorio un esperto di paradisi fiscali 

A guidare la nuova autorità sarà Gabriel Zucman, economista francese noto per le sue ricerche sui paradisi fiscali. «Zucman è un colpo di fortuna – commenta Sven Giegold, intervistato da Mauro Meggiolaro di Valori.it – Ha già fatto ottime ricerche. È un professore, ha 34 anni, ed è diventato la voce più importante dell’accademia nella lotta contro l’ingiustizia fiscale e l’evasione fiscale nella globalizzazione. Ora, con nuovi fondi europei, diventerà una voce importante nella politica fiscale europea. E mi auguro che ciò contribuisca anche a far sì che le numerose proposte fiscali che sono state bloccate si sblocchino. E siano finalmente adottate a livello europeo, in modo da poter mettere un freno alla criminalità fiscale». 

Sbloccare le proposte in stallo

Può riassumerci queste proposte? 

«Con piacere – spiega Giegold – La proposta per una tassa digitale europea per le grandi aziende del settore tecnologico è bloccata. La tassa sulle transazioni finanziarie è bloccata. La proposta di una base imponibile comune per l’imposta sulle società è bloccata. La riforma dell’imposta sul valore aggiunto per combattere le frodi sull’IVA è bloccata. E, ultimo ma non meno importante, naturalmente, la trasparenza fiscale pubblica Paese per Paese (“country-by-country reporting”) per le grandi imprese multinazionali. Tutte queste riforme sono al momento  bloccate dal Consiglio Europeo». 

E ciò significa che la nuova autorità potrà contribuire all’entrata in vigore di queste leggi? 

«Il nuovo Osservatorio Fiscale dell’Unione Europea farà ricerche e pubblicazioni, esercitando così una pressione politica. Questa è la novità. Non è un’autorità, è un osservatorio fiscale, che è stato creato su iniziativa del gruppo dei Verdi al Parlamento Europeo e poi sostenuto da socialdemocratici, liberali, sinistra e anche da alcuni cristiano-democratici». 

Una proposta dei Verdi europei

L’idea era stata lanciata nell’ottobre 2019 dal gruppo dei Verdi al Parlamento europeo, insieme ai socialdemocratici e ai liberali. Erano stati stanziati 1,5 milioni di euro per un progetto pilota di un anno, presentato al Comitato economico e monetario, appunto da verdi, socialdemocratici e liberali. Un anno fa il finanziamento del progetto pilota è stato incluso nel quadro di bilancio annuale. Zucman e il suo team della Paris School of Economics hanno ora a disposizione 1,2 milioni di euro per il primo anno e mezzo. 

Una banca dati su elusione ed evasione fiscale nell’Ue

L’osservatorio avrà diversi compiti: «In primo luogo dovrà redigere un registro pubblico contenente dati e analisi sull’elusione e l’evasione fiscale – spiega Giegold – Sulla base delle ricerche effettuate, formulerà anche raccomandazioni su come prevenire il trasferimento di profitti e beni verso i paradisi fiscali e l’elusione fiscale aggressiva. L’Osservatorio fiscale manterrà inoltre importanti contatti con le organizzazioni internazionali e le amministrazioni nazionali per promuovere lo sviluppo di norme comuni dell’Ue in materia di fiscalità e per portare avanti la lotta al riciclaggio di denaro.

Un punto di riferimento per la politica europea

Quindi l’osservatorio farà ricerche e poi si spera che si prendano delle decisioni sulla base di queste ricerche? 

«Esattamente. E l’Osservatorio farà parlare di sé, si creerà opinione pubblica. Tutto il movimento che abbiamo creato negli ultimi anni nella lotta contro la criminalità finanziaria e le ingiustizie fiscali nella globalizzazione è stato messo in moto solo grazie al lavoro dei giornalisti investigativi a livello internazionale. Se ora, oltre ai giornalisti, abbiamo un’altra voce scientifica importante su questi temi, ciò contribuirà a far sì che le barricate dei Paesi Ue contro la cooperazione fiscale in Europa non possano continuare. Non stiamo creando un’istituzione giuridica, ma semplicemente una voce forte con un buon background scientifico che ci aiuterà tutti nel dibattito per raggiungere una maggiore trasparenza ed equità fiscale». 

Oltre i confini nazionali

«La politica fiscale è ancora in gran parte una questione nazionale, ma le pratiche fiscali di grandi società, persone facoltose e criminalità organizzata nel campo del riciclaggio di denaro non si fermano ai confini nazionali – spiega ancora Giegold – Questo è il motivo per cui è fondamentale disporre di uno scambio completo di dati in questo settore e di un’efficace azione penale nelle giurisdizioni nazionali.

Un osservatorio fiscale europeo invia un segnale chiaro: l’elusione fiscale e la frode fiscale sono problemi europei che affronteremo. 

Questo è il motivo per cui sono molto orgoglioso di questo risultato ecologico, soprattutto perché siamo riusciti a garantire che anche il riciclaggio di denaro sia esplicitamente incluso nel mandato». 

Europa responsabile dell’evasione fiscale in tutto il mondo

«Il recente rapporto del Tax Justice Network basato su nuovi dati OCSE ha mostrato chiaramente quanto sia urgente un osservatorio del genere – continua Guegold – secondo lo studio “State of Tax Justice 2020”, gli Stati membri europei sono responsabili del 36% delle perdite fiscali in altri Paesi in tutto il mondo. 

Grazie alla ricerca di Gabriel Zucman e dei suoi colleghi sappiamo anche che la Germania è uno dei Paesi perdenti in questa battaglia per il gettito fiscale: ogni anno perdiamo il 26% delle tasse aziendali che le società dovrebbero pagare. Il 21% delle tasse aziendali da pagare finiscono nei paradisi fiscali all’interno dell’Ue!».

mappa evasione fiscale
Sul sito missingprofits.world le ricerche di Gabriel Zucman sull’evasione fiscale nel mondo

Una decisione attesa

«Da tempo che si discuteva di creare questo osservatorio – aggiunge Roberto Ferrigno,  direttore di Lumina Consult, una consultancy di Bruxelles specializzata in politiche UE – Con la “scusa” che le materie fiscali sono di competenza nazionale, l’evasione garantita dai governi sfugge a qualsiasi controllo. L’osservatorio di per sé non ha alcun potere, ma potrà svolgere un ruolo importante nel raccogliere, catalogare e comunicare tutti i dati relativi all’evasione fiscale nell’Ue. Ad esempio, qualche settimana fa i Paesi Bassi hanno rifiutato di firmare un accordo con la Russia per l’identificazione e la tassazione dei capitali esportati. Nessuno ne ha parlato. In questo momento, poi, in cui la Commissione si appresta ad accrescere enormemente i propri poteri di indirizzo e controllo sugli Stati membri (dal Green Deal alla Climate Law, al Next Generation Ue) c’è una sostanziale “alleanza” con l’Euroarlamento per spingere verso una maggiore trasparenza e diciamo “convergenza” sulle politiche fiscali. Quindi l’iniziativa della creazione di una sottocommissione che si concentrerà sulla denuncia dei “tax havens” dell’Ue è stata “caldamente” benvenuta dalla Commissione».

Lo scorso giugno, infatti, è stata creata una sottocommissione all’interno del parlamento europeo dedicata alle questioni fiscali, di cui fa parte anche Sven Giegold. 

«Il mandato dell’osservatorio fiscale copre questioni importanti che faciliteranno notevolmente il mio lavoro nella nuova sottocommissione per le questioni fiscali del Parlamento europeo – ha commentato Gegold – Una banca dati completa e accessibile al pubblico pone le basi per norme efficaci a livello dell’Ue. Se non sappiamo esattamente quali scappatoie vengono sfruttate, non possiamo adattare le nostre regole di conseguenza».