L’Onu adotta il Patto per il futuro: «Un nuovo inizio per il multilateralismo»
Dopo mesi di negoziati non sempre facili, le Nazioni Unite adottano il Patto per il futuro: 56 impegni articolati su diverse aree, dalla pace al clima
Dopo nove mesi di negoziati, dall’esito tutt’altro che scontato per l’opposizione di un piccolo gruppo di Stati capeggiati dalla Russia, domenica 22 settembre a New York l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato il Patto per il futuro. Un documento che, nelle parole del segretario generale dell’Onu António Guterres, rappresenta un «passo avanti verso un multilateralismo più efficace, inclusivo e interconnesso». Si apre così il Summit del Futuro. La due giorni vede i leader mondiali riuniti presso il quartier generale delle Nazioni Unite a New York per definire l’approccio giusto alle grandi sfide del nostro tempo. Per l’Italia è presente la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Cosa sancisce il Patto per il futuro delle Nazioni Unite
Nel concreto, nel Patto per il futuro i governi dei Paesi membri dell’Onu promettono un «nuovo inizio nel multilateralismo» attraverso 56 azioni articolate su diverse aree. Per quanto riguarda la pace e la sicurezza, innanzitutto, il documento parla della necessità di riformare il Consiglio di sicurezza dell’Onu per renderlo più efficace e rappresentativo, di disarmo nucleare, di parità di accesso all’esplorazione spaziale, di misure per evitare la militarizzazione delle nuove tecnologie.
C’è ampio spazio anche per la necessità di riformare l’architettura del sistema finanziario internazionale. Al fine di dare più voce ai Paesi in via di sviluppo, mobilitare una maggiore quantità di finanziamenti da parte delle banche multilaterali per lo sviluppo, tutelare gli Stati più poveri dagli shock economico-finanziari e permettere loro di raccogliere i capitali di cui hanno bisogno, risolvendo i difetti dell’attuale architettura del debito sovrano.
A monte di tutto questo, gli Stati promettono di fare di più per gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdgs), per cui la strada appare ancora ampiamente in salita a soli sei anni dalla scadenza fissata per il 2030. «Ho lottato per le idee contenute in questo documento fin dal primo giorno del mio mandato e mi impegnerò totalmente per la loro implementazione», commenta António Guterres.
Gli impegni per il clima in vista della Cop29 di Baku
Il Patto per il futuro sottolinea l’urgenza di abbattere le emissioni di gas serra, compatibilmente con un riscaldamento globale di 1,5 gradi rispetto all’epoca preindustriale. A poche settimane dalla ventinovesima Conferenza delle parti sul clima che si terrà a Baku, in Azerbaigian, il testo rimarca le promesse della Cop28 di Dubai: triplicare la capacità globale delle energie rinnovabili e raddoppiare il tasso medio annuo di efficienza energetica entro il 2030, rendere operativo il fondo per le perdite e i danni dovuti alla crisi climatica, favorire il percorso verso l’abbandono dei combustibili fossili («transitioning away», per riprendere la formula scelta per il Global stocktake).
«I petrostati hanno cercato di far deragliare il Patto per il futuro ma l’esito della Cop28, ovvero la promessa di abbandonare le fonti fossili e triplicare le rinnovabili, è ancora valido ed è la nuova norma di cui abbiamo assoluto bisogno. Mentre i Paesi si preparano a rendere noti i loro nuovi obiettivi di riduzione delle emissioni, i leader globali hanno solo un lavoro da fare: raggiungere gli obiettivi climatici allineati agli 1,5 gradi. Senza compromessi», commenta Andreas Sieber, direttore associato Policy e campagne del movimento internazionale 350.org.
Il tentativo della Russia di bloccare l’accordo
Il Patto per il futuro, insomma, esprime una visione ben chiara. La Russia ha tentato di ridimensionarla attraverso un emendamento, presentato dal viceministro degli Affari esteri Sergey Vershinin, che ribadiva il principio della «non interferenza negli affari interni degli Stati». L’iniziativa ha trovato il sostegno di Bielorussia, Corea del Nord, Iran, Nicaragua e Siria. Ma, alla fine, è stata respinta a larghissima maggioranza.
Viceversa, i rappresentanti dei Paesi in via di sviluppo hanno fatto pressione per quelle riforme finanziarie sbloccherebbero risorse preziose per il loro futuro. In particolare per far fronte all’impatto dei cambiamenti climatici. «Credo che sia possibile raggiungere una situazione vantaggiosa per tutti, credo che sia possibile riportare la speranza, ma riconosco che siamo a un punto di svolta», ha dichiarato la prima ministra di Barbados Mia Mottley durante gli Action Days che hanno preceduto il Summit del futuro. «Coloro che detengono il potere e vogliono mantenere lo status quo, pur non avendo ancora un piano per farci vivere su Marte, sono irremovibili nel non creare lo spazio, la flessibilità politica, o l’accesso ai finanziamenti necessari per coinvolgerci».
Va detto che il Patto per il futuro non è vincolante. E non lo sono nemmeno i suoi allegati, il Global Digital Compact e la Dichiarazione sulle future generazioni. Il capitolo della sua reale messa in atto, dunque, resta ancora tutto da scrivere.