Pacchetto Omnibus, anche il Parlamento europeo vuole meno vincoli per le imprese
La commissione Juri del Parlamento europeo si esprime sul pacchetto Omnibus, chiedendo di alzare le soglie e indebolire le sanzioni
Lunedì 13 ottobre la Commissione giuridica del Parlamento europeo (Juri) ha approvato la propria posizione negoziale sulle modifiche alle direttive sulla rendicontazione di sostenibilità (Csrd) e sulla due diligence (Csddd). Un passo avanti importante per l’iter del pacchetto Omnibus, lanciato dalla Commissione europea a fine febbraio. Lo scopo è quello di semplificare le normative sulla sostenibilità per le imprese. Anche a costo di indebolirle visibilmente.
Cosa prevede la posizione negoziale del Parlamento europeo sul pacchetto Omnibus
Tra i terreni di scontro c’è stato fin da subito il perimetro di applicazione della Csrd. Il testo attuale impone la rendicontazione di sostenibilità alle aziende che superano almeno due di questi tre parametri: 250 dipendenti, 40 milioni di euro di fatturato netto annuo e 20 milioni di totale dell’attivo di bilancio. La Commissione ha proposto di passare da 250 a mille dipendenti. Il Parlamento europeo rilancia, spostando la soglia minima di fatturato netto annuo a 450 milioni di euro. Chi è al di sotto di questi livelli può comunque redigere la rendicontazione, ma su base volontaria e seguendo standard semplificati. Gli stessi a cui si devono attenere le aziende più grandi quando chiedono informazioni ai loro fornitori.
La soglia di applicazione della due diligence, invece, secondo gli europarlamentari dovrebbe passare a 5mila dipendenti e 1,5 miliardi di euro di fatturato netto annuo. Ciò significa ridimensionare drasticamente le ambizioni di una normativa che voleva essere rivoluzionaria, imponendo ai grandi gruppi di vigilare sul rispetto dell’ambiente e dei diritti umani nella loro filiera. Basti pensare che, quando è stata approvata nella primavera 2024, era già considerato un compromesso favorevole alle imprese fissare il perimetro a più di mille dipendenti e almeno 450 milioni di euro di fatturato netto. Resta l’extraterritorialità: anche le imprese straniere devono esercitare la due diligence, se il loro fatturato netto in Europa supera gli 1,5 miliardi.
La due diligence rischia di uscire a pezzi dalle modifiche del pacchetto Omnibus
Gli europarlamentari hanno salvato in extremis anche l’obbligo di presentare piani di transizione climatica allineati all’Accordo di Parigi. Anch’esso previsto dalla due diligence, sembrava particolarmente in bilico. Nella posizione negoziale del Parlamento europeo, invece, viene meno un caposaldo della Csddd: la responsabilità civile armonizzata a livello europeo. Nella versione originale, le vittime dei danni possono citare in giudizio le imprese inadempienti agli obblighi di vigilanza davanti a un tribunale europeo, anche se il fatto è avvenuto altrove. Con il compromesso approvato dalla Commissione Juri, le eventuali azioni legali vengono disciplinate dalle leggi nazionali, inevitabilmente eterogenee tra loro. Anche le sanzioni diventano molto più morbide. Secondo il testo attualmente in vigore, le imprese sono costrette a interrompere le relazioni commerciali con fornitori responsabili di gravi violazioni. Ma ora si vuole concedere una deroga a chi non ha alternative praticabili per procurarsi una materia prima essenziale.
«La decisione di eliminare la responsabilità civile rappresenta un grave passo indietro per la responsabilità aziendale e l’applicazione delle norme», commenta Richard Gardiner, Interim Head of Eu Policy di ShareAction. «Ci sono alcuni elementi positivi che non devono essere trascurati. I piani di transizione climatica obbligatori e un quadro solido di due diligence restano strumenti fondamentali. […] Ma diciamolo chiaramente: tutto viene annacquato, e pochi tra coloro che hanno potere si stanno davvero opponendo per fermarlo». Ancora più dura Beate Beller, di Global Witness, che parla di «un giorno nero per l’Europa» e di un «lasciapassare alle grandi aziende». A detta del relatore, lo svedese Jörgen Warborn del Partito popolare europeo, il voto offre «prevedibilità alle imprese europee, con un testo che riduce i costi, rafforza la competitività e mantiene la transizione verde dell’Europa sui binari giusti».
Come procede l’iter del pacchetto Omnibus
Queste modifiche, ad ogni modo, non sono definitive perché rappresentano solo la posizione negoziale approvata dalla Commissione Juri. Il Parlamento europeo dovrà poi votarle durante la plenaria che prende il via il 20 ottobre a Strasburgo. Solo dopo l’approvazione prenderanno il via i negoziati (i cosiddetti triloghi) tra Parlamento, Commissione e Consiglio dell’Unione europea, da cui i testi potrebbero uscire ulteriormente modificati. C’è da dire che su alcuni aspetti, come la soglia di applicazione di Csrd e Csddd, la posizione negoziale sul pacchetto Omnibus del Parlamento europeo già ricalca quella del Consiglio. Stando a quanto riporta Les Echos, i colegislatori avrebbero intenzione di chiudere il dossier entro Natale.
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