Pale eoliche: da motore delle rinnovabili a rifiuti irrecuperabili
L'eolico in Germania è la seconda fonte energetica dopo il carbone. Ma dal 2020 la fine degli incentivi renderà molti impianti antieconomici. E decisamente difficili da smaltire
«Sono rifiuti speciali, non possono essere riciclati. Nessuno sa cosa dobbiamo farcene», spiega Christian Gresens, dell’associazione “Vernunftkraft Niedersachsen”, al canale pubblico nazionale ZDF. Dietro di lui si intravedono i resti ingombranti di una turbina eolica ammucchiati intorno a quelle che una volta erano le fondamenta. Una delle migliaia di turbine che, da qui al 2025, saranno smontate pezzo per pezzo, nella migliore delle ipotesi, oppure fatte collassare a terra in tutta la Germania, perché ormai obsolete o non più redditizie.
La Bundesverband WindEnergie (BWE, ente nazionale energia eolica) stima che, nei prossimi sei anni, saranno demolite dalle 1.000 alle 2.500 pale all’anno, per un totale massimo di 17.500 pale e 140.000 tonnellate di rifiuti prodotti. E se le torri di acciaio e le fondamenta di cemento armato sono facilmente recuperabili, il problema sono le pale del rotore, che in parte sono fatte di resina di poliestere e altri materiali compositi molto difficili da separare e, quindi, difficilissimi se non impossibili da riciclare.
«Al momento si stanno studiando nuovi processi per riuscire a riciclare le pale», ha dichiarato Sascha Müller-Kraenner, direttore dell’associazione tedesca di “aiuto all’ambiente” Deutsche Umwelthilfe. «Naturalmente sarebbe stato meglio se già in precedenza, nel design di questi impianti, si fosse pensato a come potere riutilizzare le diverse componenti».
Gli anni della crescita inarrestabile dell’eolico
Ma nel 2000, quando fu approvata la prima legge che garantiva incentivi alla produzione di energia da rinnovabili (EEG) non c’era tempo per pensare, bisognava correre. Allora l’eolico contribuiva solo all’1,6% del mix energetico totale, mentre il carbone pesava per il 50,5%.
Nel frattempo, la percentuale dell’eolico è salita al 17,3% (dato 2018) e il vento è diventato la seconda fonte energetica del Paese per importanza, anche se ancora a parecchie lunghezze di distanza dal pericoloso carbone, saldo al comando con il 35,4%.
Dal 2000 al 2017 (ultimi dati disponibili) l’energia pulita (solare, eolico, idroelettrico, biomasse e geotermia) ha creato in Germania circa 212mila nuovi posti di lavoro, di cui quasi 90mila dall’eolico, che dà oggi lavoro a 135.100 persone su un totale di 316.600 del comparto rinnovabili.
La nuova era senza agevolazioni
Il settore, oggi, si è consolidato e la crescita a due cifre è un ricordo del passato. Come lo saranno presto le agevolazioni. A partire dal 2020 inizieranno a scadere per gli impianti messi in rete nel 2000, a cui la EEG, approvata dal governo rosso-verde guidato da Gerhard Schröder, aveva garantito per 20 anni un incentivo che è oggi pari a 6,4 centesimi per ogni Kwh prodotto.
Senza queste sovvenzioni, sostengono gli operatori del settore, gli impianti non sarebbero più redditizi, soprattutto se le turbine sono obsolete. E dovranno essere demoliti.
Il problema è che non esiste ancora uno standard ambientale per la demolizione e, al momento, si procede alla cieca tra soluzioni creative, slanci di buona volontà e veri e propri abusi, come mostrano impietosi i video diffusi in rete.
Demolizione estrema di una pala eolicaIl tempo, però, stringe e già agli inizi del 2020 potrebbe arrivare la prima grande ondata di demolizioni. «Non siamo del tutto contenti della situazione», ha spiegato Wolfram Axthelm, direttore della Bundesverband WindEnergie. «Però stiamo lavorando per trovare forme di smaltimento più sostenibili».
«Non ci saranno abbastanza inceneritori»
Uno dei problemi è anche la massa di rottami che saranno prodotti dalle demolizioni. «In base alle stime del Frauenhofer Institute for Chemical Technology, ci troveremo a gestire almeno 40mila tonnellate all’anno di nuovi rifiuti non riciclabili nei prossimi anni, derivanti dalle pale dei rotori, e in Germania non abbiamo abbastanza inceneritori per far fronte a questa emergenza, visto che al momento, non c’è alcuna possibilità di riciclare i materiali», ha dichiarato Michael Schneider, portavoce di Remondis, la più grande società tedesca del settore rifiuti.
La bomba a orologeria, a partire dall’anno prossimo, è destinata a scoppiare, nonostante la «fiducia nella capacità innovativa dell’industria dei rifiuti», invocata recentemente dai politici bavaresi. In Baviera, però, a differenza delle regioni ventose del nord, che sono state tra le prime a installare le pale, la prima grande ondata di demolizioni è attesa per il 2025. E si spera che cinque anni possano fare la differenza.