Per la Banca Mondiale il calo dei prezzi alimentari è «fragile»
Secondo l'istituto internazionale peseranno ancora i rischi legati ai cambiamenti climatici, nonché la volatilità di alcune monete.
I prezzi dei beni alimentari continueranno a scendere a livello globale. Ma tale calo rimarrà «fragile » a causa dei cambiamenti climatici e della volatilità di alcune valute . A spiegarlo è stata la Banca Mondiale in un rapporto pubblicato nella giornata di ieri nel quale si sottolinea che «siamo ancora lontani dal poter cantare vittoria», dal momento che non ci siamo ancora liberati da una serie di «preoccupazioni persistenti ».
Tra il mese di giugno e quello di ottobre i prezzi sono scesi del 6%, trascinati al ribasso soprattutto dal mais (-37%) e dal riso (-16%), alimenti per i quali si prevedono infatti quantitativi record in termini di raccolti. In Ucraina, ad esempio, il mais è sceso di ben un 40%, mentre in Ruanda il riso costa il 24% in meno.
Nonostante ciò – e nonostante un calo complessivo anno su anno, ad ottobre, pari al 12% – la World Bank sottolinea come i dati siano ancora «vicini ai loro livelli record», toccati nel mese di agosto del 2012. I prezzi di grano e zucchero, ad esempio, hanno continuato a crescere nel periodo giugno-ottobre, rispettivamente del 4 e del 9%, dal momento che gli stock dei principali Paesi esportatori sono ancora a scarsi. In particolare, in Argentina il costo del grano ha subito un’impennata del 60%, in Etiopia del 30% e in Brasile del 27%.
Paesi come India, Turchia e Brasile, inoltre, scontano il deprezzamento delle loro monete in rapporto al dollaro, il che contribuisce all’inflazione nel settore alimentare. Sul medio termine, infatti, proprio i Paesi latino-americani, quelli attorno al Mar Nero e l’India sono considerati maggiormente a rischio dalla Banca Mondiale.