Più donne in Cda fanno bene alle banche. Ma i vertici del credito Ue sono maschili

Uno studio rivela: Cda bancari in rosa fanno risparmiare 7,5 milioni all'anno. Ma l'Autorità bancaria europea avvisa: due terzi delle banche hanno Cda con soli uomini

Avere più donne nei consigli di amministrazione fa bene alle banche: fa risparmiare multe, milioni di dollari all’anno di sanzioni. Lo rivela un nuovo studio della Cass Business School, intitolato Gender Diversity and Bank Misconduct. Non solo un risparmio per il singolo istituto, ma un beneficio per l’intero mercato. Perché, dicono i ricercatori, porta a una maggiore stabilità finanziaria.

Peccato che nei Cda delle banche europee le donne si vedano con il lanternino: secondo un recente studio dell’autorità bancaria europea (Eba), due terzi degli istituti di credito del Vecchio continente hanno solo uomini ai vertici.

Una situazione che ha portato la stessa autorità a richiamare le banche perché mettano in atto tutte le misure necessarie per realizzare una composizione più bilanciata non solo dei consigli, ma anche delle loro strutture manageriali.

Lo studio

Lo studio, condotto dalle professoresse Barbara Casu Lukac e Angela Gallo, docenti di finanza della Cass Business School, ha esaminato i risultati tra il 2007 e il 2018 di 83 banche quotate in 21 Paesi europei. In particolare ha analizzato 146 incidenti di cattiva condotta e le conseguenti sanzioni da parte delle autorità di regolamentazione statunitensi.

Risultato: le banche con una forte diversità ai vertici si sono rivelate più conformi alle regole, con un minore livello di punizione finanziaria rispetto a quelle con consigli di amministrazione a maggioranza maschile.

Il che si traduce in un risparmio pari a 7,48 milioni di dollari all’anno.

Meno scorrettezze = più stabilità

I comportamenti scorretti individuati dai ricercatori riguardavano vari ambiti: antiriciclaggio (AML), misselling e violazioni fiscali. Scorrettezze in aumento dopo la crisi finanziaria del 2007-2008, riguardo le quali le autorità di regolamentazione delle banche hanno introdotto riforme di governance.

Una di queste riforme prevede misure per aumentare la diversità di genere all’interno dei consigli di amministrazione.

Riuscire a ridurre questi comportamenti scorretti porta a una maggiore stabilità dell’intero sistema finanziario.

«La cattiva condotta delle banche ha implicazioni significative non solo per le singole istituzioni finanziarie – si legge nel rapporto – in quanto grandi sanzioni regolamentari possono danneggiare la loro solidità. Ma anche per la società, in quanto comportamenti scorretti intaccano la fiducia nel sistema finanziario».

«È importante comprendere il ruolo della diversità di genere nei consigli di amministrazione nel ridurre la cattiva condotta delle banche, poiché le sue implicazioni sono di natura sistemica e contribuiscono a rafforzare la stabilità finanziaria».

Non è una questione di numeri, ma di capacità decisionale

Non basta però che le donne siano presenti in Cda, serve anche che la loro voce abbia un peso. Lo sostengono gli autori del rapporto: «Le autorità di regolamentazione dovrebbero concentrarsi sui ruoli effettivi e sul livello decisionale delle donne, piuttosto che sul numero di rappresentanti all’interno dei Cda» spiega la dottoressa Gallo.

«Il prossimo passo è cercare di garantire che la diversità sia associata all’inclusione. In altre parole, le donne che siedono nel consiglio di amministrazione dovrebbero avere pari opportunità di partecipare e contribuire attivamente alle attività del cda. Questa mancanza di inclusione potrebbe spiegare, ad esempio, perché le donne lascino spesso il loro posto in cda dopo un breve periodo di tempo».

Donne più avverse al rischio

Ma perché la presenza di donne nei Cda porta a una minore violazione delle regole? «Le donne apportano un insieme speciale di competenze ai consigli di amministrazione aziendali – si legge nello studio – compresa la loro tendenza ad essere più avverse al rischio rispetto alle controparti maschili».

Diversi studi hanno messo in evidenza come una più alta presenza femminile nei consigli d’amministrazione delle banche possa ridurre significativamente la propensione al rischio delle istituzioni finanziare e migliorare i processi decisionali. Lo dimostra, ad esempio, una recente ricerca sulla diversità di genere svolta da un team dell’Università degli Studi di Salerno guidato da Carmen Gallucci, Professoressa di Finanza Aziendale, e composto da Rosalia Santulli e Riccardo Tipaldi.

«È innegabile – spiega la professoressa Gallucci – che esista un nesso tra il rischio che una banca è disposta a sopportare e gli eventuali guadagni in termini di performance ottenibili in caso di successo dell’iniziativa. Così come possiamo certamente sostenere, sulla base di precedenti studi, che la presenza di donne nei CdA delle banche abbia un effetto sulle performance».

«La ricerca – aggiunge – può suggerire che una maggiore presenza femminile nei CdA delle banche potrebbe migliorare le performance degli istituti di credito qualora si rendesse necessaria una più prudente gestione del rischio».

Serve un cambiamento culturale

I ricercatori ritengono necessario un adeguamento culturale per affrontare i problemi di disuguaglianza a livello dei Cda prima che le banche accolgano pienamente i risultati di questo e di altri studi simili sui benefici della diversità di genere.

«I cambiamenti in termini di uguaglianza e diversità dovranno essere accompagnati da un reale cambiamento culturale prima che diventino effettivi – spiega la professoressa Gallo – Purtroppo, i cambiamenti culturali possono essere molto lenti e non lineari, continuando a frenare le donne».

Poche donne ai vertici della banche europee

Ma, guardando i numeri, questa rivoluzione culturale appare ancora lontana. Un recente studio dell’Eba (European Banking Authority), l’autorità bancaria europea, ha fotografato la presenza delle donne au vertici delle banche dell’Ue.

Risultato: due terzi delle banche europee hanno solo uomini ai vertici dei loro consigli di amministrazione.

È il risultato di uno studio reso noto febbraio 2020 dall’Eba. L’autorità, che ha il compito di sorvegliare il mercato bancario europeo, ha analizzato le politiche di genere di 834 istituti dell’Ue dal 2015 a oggi.

A fine 2018 soltanto il 41,61% degli istituti aveva avviato iniziative sulla diversità di genere.

L’Ema chiede più equilibrio di genere

Una percentuale così bassa che ha spinto l’Eba a richiamare le banche perché mettano in atto tutte le misure necessarie per realizzare una composizione più bilanciata, non solo dei consigli, ma anche delle loro strutture manageriali.

Sempre nel 2018 una banca su due non aveva donne nelle strutture dirigenziali. Nel 2015 erano il 60,34%. Un leggero miglioramento c’è stato, quindi, ma ancora troppo poco.

Una situazione che ha avuto riflessi anche sulla redditività delle banche. Il 54,7% degli istituti che ha un migliore bilanciamento di genere ha avuto un ritorno sul capitale (Roe) pari al 6,42%, mentre gli istituti con un solo genere hanno raggiunto quel livello di redditività soltanto nel 40,69% dei casi. Meno di uno su due.