Il coronavirus può scatenare una crisi alimentare mondiale?
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Ci aspetta una crisi alimentare mondiale?
Asparagi e aglio. Fragole, albicocche, pesche e ciliegie. E poi carciofi, fave, piselli. Le raccolte primaverili in Europa sono già cominciate. Quelle estive sono ormai imminenti. Come ogni anno. Questo, però, non è un anno come un altro. L’epidemia di coronavirus ha costretto la maggior parte delle nazioni del Vecchio Continente a imporre il confinamento della popolazione, il blocco di quasi tutte le attività produttive e la chiusura delle frontiere. Oltre le quali sono rimasti anche i lavoratori stagionali del settore agricolo. Centinaia di migliaia di persone, provenienti principalmente da Bulgaria, Romania, Polonia, Marocco e Tunisia. Senza le quali il sistema è semplicemente incapace di funzionare.
È stato calcolato che potrebbe essere pari a quasi un milione il numero di braccianti che mancheranno nei campi europei. Secondo la Coldiretti, soltanto in Italia sono «370mila i lavoratori che arrivano ogni anno dall’estero, fornendo il 27 per cento del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore». Senza di loro, il rischio è che le catene di approvvigionamento si inceppino.
Ma il coronavirus rischia di creare gravi problemi ben al di là dei confini italiani. Il Kazakistan, primo produttore mondiale di grano, ha deciso di limitare le esportazioni. La Cina ha deciso di conservare scorte di farine buone per rispondere alla domanda di un anno dell’intera popolazione. E anche altre nazioni stanno ipotizzando misure protezionistiche.
I massimi dirigenti dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (la FAO), dell’Organizzazione mondiale della sanità (l’OMS) e dell’Organizzazione mondiale del commercio (il WTO) hanno lanciato l’allarme in un comunicato congiunto. Nel quale spiegano che il corto circuito nel settore agricolo, dai campi ai mercati, rischia di provocare una crisi alimentare mondiale. E un’impennata del tasso di povertà. Secondo una previsione dell’associazione umanitaria Oxfam, nel prossimo futuro la crisi del coronavirus potrebbe creare mezzo miliardo di nuovi indigenti nel mondo.
Il prezzo della crisi, come spesso accade, rischia dunque di essere pagato soprattutto dalle persone più povere della Terra. A meno che il mondo non decida di accogliere l’appello lanciato da FAO, OMS e WTO, che ha chiesto ai governi uno slancio di solidarietà per garantire sicurezza alimentare a tutti i popoli della Terra. Sarà la volta buona?
Ne abbiamo parlato con Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, Daniele Iacovelli, segretario Flai Cgil di Foggia, Nazzareno Gabrielli, vice-direttore generale di Banca Etica, Fausto Jori, amministratore delegato di EcorNaturaSì, Giosuè De Salvo, responsabile advocacy, educazione e Campagne di Mani Tese.