Mayday
23:50
Zoe Romano è un’attivista milanese. Con altri attivisti del suo collettivo ha dato vita alla Mayday. Alla fine degli anni Novanta aveva 20 anni e, come molti ventenni, si affacciava al mondo del lavoro. Il lavoro che trovava, però, non era il lavoro dei suoi genitori. Tanto meno quello dei suoi nonni.
Perché il 24 giugno 1997 era stata approvata la legge 196, il cosiddetto pacchetto Treu, che ha introdotto importanti cambiamenti nel mercato del lavoro italiano.
La precarietà diventa la nuova normalità
Alla metà degli anni Novanta buona parte del mondo occidentale ha avviato dunque una svolta sul mondo del lavoro. In Italia, nel giro di un decennio, sono state introdotte decine di contratti. Con un unico denominatore comune: si trattava di rapporti di lavoro precari. Flessibili, secondo i promotori della svolta. Dai co.co.co ai co.co.pro, fino al lavoro interinale, intermittente e un sacco di nuovi termini per evitare di usare quello giusto: precariato. Improvvisamente, una generazione intera è stata catapultata in un nuovo sistema. Nel quale i diritti sono stati sviliti. Un nuovo sistema che nel giro di una generazione è diventato la normalità.
Il primato dell’economia sul lavoro. O meglio, il primato dell’economicità del lavoro. Agevolare le aziende è stata la parola d’ordine. Esattamente come era accaduto nel settore del tessile, già da tempo, in numerose nazioni del Terzo mondo. Dal Bangladesh a Taiwan, dalla Cina ad alcuni Paesi africani, milioni e milioni di lavoratori – per lo più lavoratrici – hanno lavorato e lavorano da anni in condizioni deplorevoli. Per garantire al mondo occidentale magliette a 10 euro e scarpe a 20 euro. Assicurando al contempo un guadagno alle major della moda che, troppo spesso, hanno chiuso gli occhi su ciò che accadeva nella loro filiera.
A Milano nasce la Mayday parade
A dover cambiare non sono dettagli, ma l’intero paradigma su cui si fonda un modello di business miliardario. Nel Terzo mondo e ormai anche nelle nazioni ricche. È per questo che i movimenti e le organizzazioni che cercano di imporre nuove regole e tutele per i lavoratori precari fioriscono da tempo anche nel mondo occidentale. È nel 2001 che il movimento Mayday diventa la richiesta di aiuto di un’intera generazione. Mayday, nel linguaggio aeronautico, significa infatti SOS.
Cinquemila persone, quell’anno, sfilarono nel centro di Milano. Un numero che sarebbe cresciuto di anno in anno, fino ad arrivare ai 50mila del 2004. Per poi coinvolgere altre città città europee. Nel 2005 la parata si svolgeva in contemporanea in 10 diverse città e Mayday diventava Euromayday. Contenuti politici, approccio pop, e un immaginario ricchissimo, vulcanico, eclettico. Un linguaggio politico anche nella forma e non solo nei contenuti. È il caso, emblematico, di San Precario nato durante un’assemblea Precog (precari e cognitari) a gennaio 2004.
Ne abbiamo parlato con Zoe Romano, Chiara Birattari e Deborah Lucchetti.