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Economia

L’illusione della scelta

11:56

L’economia mondiale è in mano ad un pugno di aziende. Dall’agricoltura alla finanza, dai mezzi di comunicazione al cibo, passando per lo sport, il turismo e internet, ciascun settore è dominato da piccoli gruppi di grandi aziende. Che se non occupano posizioni dominanti in senso giuridico, lo fanno certamente dal punto di vista pratico. Poiché possiedono enorme potere contrattuale nei confronti dei partner, sono in grado di schiacciare i concorrenti più piccoli e riescono ad effettuare intense attività di lobbying al fine di far sì che i governi e i parlamenti non impongano regole a loro sfavorevoli. Spesso a scapito della concorrenza e della possibilità di scegliere da parte dei consumatori.

Fusioni e acquisizioni come risposta alle crisi

Ciò nonostante, la tendenza è sempre la stessa. Le aziende, soprattutto le più grandi, credono spesso in un’unica ricetta per rispondere alle crisi: diventare ancora più grandi. E ancora più forti. La conferma arriva dai primi mesi del 2021. Per rispondere al crollo mondiale dell’economia causato dal coronavirus, i manager stanno procedendo ad una serie record di fusioni e acquisizioni. Tra gennaio e aprile del 2021, il valore delle operazioni effettuate è stato pari a 1.770 miliardi di dollari. Un record storico, secondo i dati della società anglo-americana Refinitiv. E soprattutto un valore in crescita del 124% rispetto all’anno precedente. Una frenesia trainata in particolare dagli Stati Uniti, nei quali si concentra un valore superiore ai mille miliardi di dollari.

Gli oligopoli non sono sempre un vantaggio

Ma per i consumatori, per l’economia, per i mercati e per quelle stesse aziende, si tratta di strategie virtuose? E qual è il costo sociale della diffusione sempre più ampia degli oligopoli?

La realtà è che le fusioni e acquisizioni non sono sempre necessarie. Addirittura, spesso non si rivelano neppure un successo aziendale. A beneficiarne, nel breve periodo, sono solo i titoli in Borsa. Eppure, le concentrazioni e la tendenza agli oligopoli non si arrestano. Ma i nodi, prima o poi, arrivano al pettine. Per le aziende, per i lavoratori, per la concorrenza e per i consumatori.