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Economia

Valori spiega: la tassazione delle multinazionali

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Dopo il posizionamento comune espresso dai Paesi del G7 a inizio giugno un accordo quadro sulle nuove regole di tassazione delle multinazionali è stato sottoscritto da 130 dei 139 Paesi membri dell’Inclusive Framework on BEPS dell’Ocse. Il vero Forum negoziale internazionale. Due i macro ambiti di intervento.

Tassare le multinazionali digitali

Esistono multinazionali che conducono le proprie attività di vendita di beni o servizi senza dover aprire una sede in ogni Paese. In questo modo i ricavi ottenuti vengono contabilizzati nei bilanci della società capogruppo nel Paese in cui questa è domiciliata.

Google, Facebook, Amazon possono svolgere le proprie attività in Italia senza avere una propria sede nel nostro Paese. E potendo quindi non pagare tasse al fisco italiano sui ricavi ottenuti vendendo beni e servizi entro i nostri confini. Con paradossi per cui una multinazionale come Netflix nel 2019 ha pagato la somma ridicola di 6mila euro di tasse in Italia.

L’accordo Ocse riconosce il problema e propone nuove regole per distribuire parte degli utili delle corporation più grandi alle giurisdizioni di mercato cui la generazione di tali utili è riconducibile.

Uno strumento contro l’elusione fiscale

Il secondo pilastro affronta il problema del profit shifting societario. Si tratta di una tecnica utilizzata dalle società multinazionali per pagare meno tasse di quanto dovrebbero trasferendo i profitti realizzati verso un paradiso fiscale. Attraverso tale escamotage, la multinazionale sottostima il valore dei suoi profitti nei Paesi in cui produce o vende beni e servizi e quindi paga meno o nessuna tassa in quel Paese. Il profitto trasferito in un paradiso fiscale viene tassato a un’aliquota molto bassa o nulla.

L’aliquota minima globale, che i governi hanno indicato nel 15%, permette di recuperare parte di queste tasse non pagate. Prendiamo, per esempio, una multinazionale americana con sede in Irlanda, dove il prelievo fiscale per le aziende è del 12,5%. L’aliquota minima globale permetterà agli Stati Uniti, Paese di residenza del colosso, di tassare ulteriormente i profitti per colmare la differenza tra il 12,5% e il 15%.

I prossimi passi verso una maggiore giustizia fiscale

Al vertice dei ministri dell’Economia e delle Finanze dei Paesi del G20 che si terrà a Venezia il 9 e 10 luglio si attende un avallo politico all’accordo Ocse. Per la ratifica definitiva, poi, occorrerà aspettare ottobre. Fino ad allora dovranno essere sciolti non pochi nodi tecnici rimasti in sospeso. Il 2022 e il 2023 saranno gli anni in cui le nuove regole dovranno essere implementate.

Ne abbiamo parlato con Misha Maslennikov, policy advisor di Oxfam Italia.