Quantitative easing, la “boa” BCE tiene a galla l’Italia che annaspa
Da marzo 2015, la BCE ha investito 2,1 trilioni nell'acquisto di titoli pubblici e privati. 362 milioni solo per l'Italia. Cosa accadrà ora che il QE terminerà?
60 miliardi al mese tra marzo 2015 e marzo 2016, 80 miliardi al mese l’anno successivo, 60 miliardi da aprile 2017 a dicembre 2017. Poi una diminuzione a 30 miliardi per i primi sette mesi del 2018 e 15 miliardi a ottobre scorso. Sono le cifre che rendono l’idea di quanto denaro hanno “pompato” nel sistema-Europa i quattro programmi di acquisto di titoli di Stato e obbligazioni private messo in campo dalla BCE negli ultimi 3 anni e mezzo. In due parole: Quantitative easing.
Un “bazooka” che ha funzionato da stimolo per le economie continentali contro i rischi di deflazione, per far ripartire il credito delle banche all’economia reale e indirettamente anche per tenere a bada lo spread. Quanto grande? Solo per l’acquisto dei titoli pubblici sono stati utilizzati 2,15 trilioni di euro, come rivelano i dati ufficiali BCE, aggiornati al 31 ottobre scorso. Una cifra superiore al PIL dell’Italia. E il nostro Paese, da solo, ha potuto usufruire di 362 miliardi di acquisti di bond.
Ma tutto questo avrà presto fine. Notizia nell’aria ormai da tempo. Ma a confermarlo, giusto ieri, è stato il governatore BCE Mario Draghi. Cosa significherà questo per l’Eurozona e in particolare per l’Italia? Lo spiega, con tanto di boe, sommozzatori, piovre e gommoni di salvataggio rigorosamente in mattoncini Lego, l’economista Luciano Canova nella nuova puntata della sua videorubrica #Legonomics.
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* L’autore è PhD in economia e divulgatore scientifico. Collabora con il Master MEDEA (Management ed Economia dell’Energia e dell’Ambiente) della Scuola Enrico Mattei. Tra i suoi libri: “Scelgo, dunque sono. Guida galattica per gli irrazionali in economia” (ed. Egea, 2016) e “Pop Economy – #Gamification – #Crowfunding – #Big Data” (Hoepli, 2015).