L’azienda inglese che ha eletto un rappresentante della natura nel Cda

Perché non nominare un rappresentante della natura nel consiglio d’amministrazione? Un’azienda nel Regno Unito lo ha fatto. Ecco cos'è

Un'azienda inglese ha nominato un "rappresentante della Natura" nel proprio consiglio d'amministrazione © PeopleImages/iStock

Dopo la scelta epocale di Patagonia, ecco un’altra decisione storica ed innovativa che può portare un cambiamento nel modo di fare business, tenendo conto delle conseguenze sulla natura. A prenderla è stata la Faith in Nature, azienda che produce cosmetici e prodotti per il corpo naturali e sostenibili. Volendo fare qualcosa in più per garantire la tutela dell’ambiente, la società ha deciso di “istituzionalizzare” il tema. Nominando un rappresentante della natura nel proprio consiglio d’amministrazione. Per farlo, l’azienda ha modificato il suo statuto. Proprio per introdurre una nuova figura dirigenziale: il “guardiano” della Natura. Ma di cosa si tratta, concretamente?

Un consigliere d’amministrazione che rappresenta la natura

Il nome dell’azienda significa letteralmente “Fede nella Natura” e fin dalla sua creazione, nel 1974, ha messo al centro del suo business proprio la natura. Dopo quasi 50 anni di attività ha deciso che essere “sostenibile” non era abbastanza. Come non lo era avere un “Sustainability Director“, ovvero una figura che si occupasse di rendere la società più responsabile possibile dal punto di vista ambientale.

Così quest’estate ha deciso di cambiare anche formalmente la propria governance. Nella nuova versione dello statuto si legge che l’obiettivo dell’azienda è promuovere il successo della stessa «a beneficio dei suoi membri». Facendo del suo meglio per «avere un impatto positivo sulla Natura nel suo complesso. E minimizzare le conseguenze nocive delle proprie attività e delle operazioni aziendali sulla stessa Natura» (parola scritta sempre, rigorosamente con la lettera maiuscola).

Ciò ha portato all’inserimento di un articolo che prevede che il consiglio di amministrazione debba includere almeno un “guardiano” «che agisce in nome della Natura» (nel diritto anglosassone guardian è il termine che identifica l’equivalente del nostro “tutore”). Ovvero, è stata prevista la nomina di un amministratore indipendente con diritto di voto nel cda.

Il suo scopo deve essere quello di tutelare e preservare gli interessi dell’ambiente nell’attività produttiva e nei processi decisionali dell’azienda. Per farlo, ha la possibilità di consultare e di delegare i poteri a una commissione di esperti. Dopo la sua creazione, il ruolo è stato affidato ad una figura scelta congiuntamente dalle due ong che hanno affiancato l’azienda nella svolta: la Lawyers for Nature e l’Earth Law Center.

Il ruolo della natura: da semplice risorsa a fulcro del processo decisionale

La decisione è figlia di una constatazione elementare: tutto ciò che facciamo ha un impatto sul mondo. Eppure quest’ultimo non ha nessuna voce in capitolo riguardo alle nostre decisioni. Per questo motivo le modifiche allo statuto non si sono limitate ad introdurre la nuova figura. Ma hanno anche individuato delle “questioni riservate alla natura” (Nature related matters). E stabilito che per tutte le riunioni del cda che le riguardano il quorum per le votazioni debba includere il rappresentante della natura.

Inoltre, tutte le decisioni assunte nonostante la contrarietà di quest’ultimo dovranno essere motivate adeguatamente. Infine, una volta all’anno dovrà essere pubblicato un “Nature report” che descriva l’impatto complessivo dalle attività aziendali. E quanto gli amministratori lo abbiano tenuto in considerazione o meno nei processi decisionali.

«Penso che i diritti della natura saranno per il Ventunesimo secolo ciò che i diritti umani sono stati per il Ventesimo. Abbiamo bisogno di avere la voce e gli interessi della natura rappresentati nel nostro sistema legale, politico ed economico», ha commentato Paul Powlesland, di Lawyers for nature, nel video che presenta l’iniziativa.

L’obiettivo è che questa novità si estenda ad altre aziende in tutto il mondo

Faith in Nature vorrebbe non essere l’ultima a prendere una decisione simile. Per questo ha pubblicato sul proprio sito una specie di guida su come fare per seguirne l’esempio. Per quanto riguarda l’aspetto legale è stata sostenuta ed accompagnata dalla ong inglese Lawyers for Nature e da quella americana Earth Law Center col sostegno dello studio legale internazionale Shearman & Sterling. Le due ong sono impegnate per il riconoscimento dei diritti della natura. E per questo si sono dichiarate disponibili ad affiancare e sostenere altre aziende che vogliano fare altrettanto.

Inoltre, in Francia, Earth Law Center e la ong francese Notre Affaire à Tous stanno cercando di lanciare un progetto-pilota simile. Per questo, hanno lanciato un appello a partecipare a tutte quelle imprese che desiderano essere accompagnate giuridicamente in questo processo.

Il lento progresso del riconoscimento dei diritti della natura

Il processo di riconoscimento di alcuni diritti alla natura ha d’altra parte segnato una serie di passi avanti negli ultimi anni. Il primo è stato il riconoscimento della personalità giuridica ad alcuni elementi naturali – come parchi, fiumi o ecosistemi interi. Un passaggio fondamentale per riconoscere poi diritti e garantire tutele.

La laguna Mar Menor nel Sud-Est della Spagna © Wirestock/iStock

Così è stato di recente per la laguna costiera Mar Menor nel sud-est della Spagna, che rischiava di morire lentamente a causa dell’inquinamento agricolo e di un’urbanizzazione sfrenata. In seguito ad un’iniziativa popolare, il Parlamento spagnolo le ha riconosciuto personalità giuridica per cercare di preservarla. È stata la prima volta in Europa.

Guardando al resto del mondo, hanno ottenuto personalità giuridica anche il Gange e i suoi affluenti in India, un parco naturale in Nuova Zelanda e un fiume in Australia.