Le regole Ue anti-greenwashing preoccupano la finanza

Le regole Ue anti-greenwashing preoccupano la finanza, che deve attrezzarsi per rispondere ai nuovi standard

© Cristian Storto Fotografia/iStockPhoto

Per una volta, una regolamentazione che punta a migliorare la responsabilità sociale e ambientale delle aziende che operano nel settore della finanza, ovvero la loro capacità di garantire il rispetto di standard ESG, sembra funzionare. Parliamo della Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR) dell’Unione europea. Che è stata adottata nello scorso mese di marzo, e che punta a smascherare le pratiche di greenwashing.

Per banche, fondi d’investimento e compagnie d’assicurazione che hanno mostrato una tendenza a “magnificare” le loro politiche per mostrarsi più attenti, ad esempio, al rispetto dei diritti umani o al contenimento delle emissioni di gas ad effetto serra, le cose si stanno complicando. A confermarlo è un’analisi di Bloomberg, che racconta la vicenda di uno studio legale specializzato di Londra. Subissato di chiamate di gestori di fondi speculativi (hedge fund) che si domandano in che modo le nuove regole europee possano pesare sui loro business.

Sustainable Finance Disclosure Regulation: uno strumento anti-greenwashing

È probabile infatti che la SFDR possa restringere, e forse non di poco, il mercato globale della finanza ESG. Il cui valore complessivo è stimato attualmente in 35mila miliardi di dollari. La regolamentazione voluta da Bruxelles, infatti, «ha dei lunghi tentacoli», come spiegato da uno degli avvocati dello studio londinese.

La SFDR distingue in particolare due categorie di prodotti: quelli che promuovono caratteristiche favorevoli all’ambiente o al sociale e quelli che si pongono come obiettivo una sostenibilità negli investimenti effettuati. L’obiettivo della normativa è quindi di favorire la trasparenza dei prodotti definiti “sostenibili” commercializzati in Europa. Ciò grazie ad un quadro di riferimento chiaro e comune.

Sono stati così introdotti obblighi specifici in materia di diffusione di informazioni per le società di gestione e per i consulenti finanziari. E un monitoraggio dei documenti di marketing, precontrattuali o dei dati forniti sui siti web. Ma la SFDR disciplina anche, ad esempio, le comunicazioni sugli impatti negativi degli investimenti. Se i fondi speculativi si stanno davvero preoccupando, è segno che la regolamentazione potrebbe aver colto nel segno.


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