Le fonti fossili sono più rischiose. Finalmente lo riconosce anche l’Unione europea
Un ente di supervisione sui mercati finanziari chiede di alzare i requisiti patrimoniali per rispecchiare i rischi degli asset fossili
Da anni diverse organizzazioni della società civile segnalano come continuare a finanziare le fonti fossili sia sempre più rischioso. Il percorso verso una transizione delle attività economiche è ineludibile. Continuare a investire nelle fonti fossili presenta quindi dei rischi non “unicamente” dal punto di vista climatico e ambientale, ma anche da quello strettamente finanziario. Le banche, e in generale le società finanziarie che continuano a sostenere la filiera dei combustibili fossili, dovrebbero quindi tenere conto di questi maggiori rischi. In particolare mettendo da parte dei capitali per coprire eventuali perdite.
Cosa dice l’analisi dell’EIOPA sui rischi degli asset legati ai combustibili fossili
A certificare la correttezza di questo approccio è adesso direttamente un ente di supervisione dei mercati e delle società finanziarie europee. In particolare l’EIOPA, ente che si occupa del settore assicurativo. In risposta a una richiesta di parere della Commissione europea, un report pubblicato lo scorso 7 novembre raccomanda esplicitamente dei requisiti patrimoniali maggiori per gli asset legati ai combustibili fossili nei bilanci delle assicurazioni, proprio per tenere conto del loro maggiore rischio.
Secondo l’EIOPA, l’analisi «dimostra che le azioni e le obbligazioni legate ai combustibili fossili sono più esposte ai rischi di transizione rispetto agli asset collegati ad altre attività economiche. Per garantire che gli assicuratori europei accantonino capitale sufficiente per far fronte a potenziali perdite derivanti da investimenti in attività con elevati rischi di transizione, l’EIOPA raccomanda ulteriori requisiti patrimoniali per tali attività. Questo approccio allineerebbe meglio i requisiti patrimoniali alle effettive esposizioni al rischio degli assicuratori».
Requisiti patrimoniali più alti per chi finanzia le fonti fossili
Come accennato, da tempo reti e organizzazioni della società civile suggeriscono di aumentare i requisiti patrimoniali (in particolare quelli legati al primo pilastro dell’Accordo di Basilea III) per le banche che continuano a finanziare le fonti fossili. Bisognerà adesso vedere se e come le raccomandazioni dell’EIOPA verranno recepite dalla Commissione europea. Sarebbe anche necessario che l’EBA, l’Ente di supervisione europeo sul sistema bancario, e la Banca Centrale Europea si muovessero nella stessa direzione dell’EIOPA nel certificare questi rischi.
È la strada principale per rendere progressivamente più cari e meno remunerativi i rapporti del sistema finanziario con le fonti fossili. Una strada ancora lunga per arrivare a un pieno riconoscimento dei rischi legati a tali finanziamenti. Ma, da oggi, a segnalare che il percorso deve essere questo non sono unicamente le “solite” organizzazioni della società civile, ma un ente di supervisione sui mercati finanziari europei. Un primo passo che, potenzialmente, rappresenta una svolta nei controversi rapporti tra finanza e clima.